21 giugno 1974 Reykjavík – Palazzo dello Sport
Concerto di Renata Tebaldi, direttore e pianista Vladimir Ashkenazy
Programma
Mozart Le Nozze di Figaro «Giunse alfine il momento… deh vieni, non tardar»; Puccini Manon Lescaut «In quelle trine morbide»; Mascagni Cavalleria Rusticana «Voi lo sapete o mamma»; Rossini La regata veneziana «Anzoleta avanti la regata»; Donizetti «Me voglio fa’ ’na casa»; Puccini Madama Butterfly «Un bel dì vedremo»; Puccini Gianni Schicchi «O mio babbino caro»
A Milano, dunque, il 15 e 20 maggio del ‘74, Renata avrebbe ricantato per un pubblico che non l’applaudiva dal gennaio del ’60. Molti si apprestavano a conoscere per la prima volta questa leggenda vivente e furono tanti quelli che si ritrovarono tebaldiani, convinti da un’artista che sottoponeva a nuova verifica un modo di porgere tutto suo, sensibile e vibratile, mosso ora perfino da arguzie interpretative che la rendevano dominatrice nell’a tu per tu dell’approccio solistico col pubblico. Il pubblico riservò a Renata la prevedibile accoglienza, densa di acclamazioni, fervida d’affetti, sincera nelle riaffermazioni di stima, il che forse non avrebbe contraddistinto più di tanto i trionfi milanesi da quelli di Seul, di Osaka, di Manila. Solo che questa volta la novità fu data dalla continuità degli applausi che, iniziati al primo presentarsi alla ribalta della splendida donna, non cessarono mai più per l’intera durata del recital, nemmeno durante gli intervalli e le soste, concedendosi soltanto l’obbligata sospensione nei momenti di canto: si trattò, in pratica, di un recital d’applausi con accompagnamento di canto obbligato. Naturalmente si moltiplicarono le voci di un ritorno stabile di Renata nei cartelloni scaligeri e si preannunciava, per lei, l’allestimento del Werther a fianco di Alfredo Kraus. La stampa internazionale diede il massimo rilievo all’evento milanese ed ai giornalisti che le chiedevano dei progetti futuri Renata precisava divertita che, completato un ciclo di recital sotto l’egida della Scala, tra Lombardia e Piemonte, si sarebbe recata a Reykjavík dove l’attendeva Vladimir Ashkenazy per un recital con orchestra. In Islanda? Sembrava impossibile per i tanti che si prefigurano quell’isola come una landa inospitale. Ed invece, al ritorno, Renata riferì meraviglie su meraviglie: autostrade, serre, case, tutte ben riscaldate e nel modo più ecologico possibile, a mezzo di tubature sotterranee che convogliano ed utilizzano le acque calde dei tanti geiger di quella terra. Inoltre questo nordico concerto segnò una delle prime prove sul podio del grande pianista, anche se quella sera, lasciata la bacchetta, lui stesso si fece carico di accompagnare il soprano al pianoforte nel primo brano della rossiniana Regata veneziana e in un Donizetti da camera in napoletano (!) Appena qualche giorno dopo, poi, nella sala del Musikverein a Vienna, Renata si ripropose in duo con Corelli e sostenne molto validamente, tra l’altro, il duetto dall’Aida tra Amneris, mezzosoprano (!), e Radames.
Vincenzo Ramón Bisogni
MUSICA di settembre dedica la copertina e un lungo articolo agli 80 anni di Vladimir Ashkenazy: corri in edicola o acquistala su www.zecchini.com