Concerto del Quartetto di flauti: musiche di Reicha, Kronke e Simaku
Flauti: Maria Letizia Pizzato, Sabrina Agosto, Anna Barbiero e Sonia Dartora
Treviso, Palazzo del Podestà, 10 giugno 2018
Non capita certo tutti i giorni di poter ascoltare in un concerto dal vivo una formazione quartettistica costituita di soli flauti: quindi il richiamo di questa manifestazione è stato tanto più forte, anche per le peculiarità della formazione, un complesso femminile assai preparato sia dal punto di vista tecnico che stilistico. Composto da Maria Letizia Pizzato, Sabrina Agosto, Anna Barbiero e Sonia Dartora, il Quartetto deve la sua origine già dagli anni di studio del Conservatorio, ove le quattro soliste si sono diplomate a Padova (Anna e Sabrina), Castelfranco Veneto (Maria Letizia) e Adria (Sonia) tra il 1989 e il 2011, continuando poi a studiare attraverso svariati corsi di perfezionamento con prestigiosi insegnanti italiani e stranieri. Il loro repertorio è assai ricco e spazia dalla musica barocca, al Novecento e alla musica contemporanea, come dimostra eloquentemente l’interessante programma presentato a Treviso nel corso di un concerto organizzato dall’Associazione “CuoridiLuce” e svoltosi nella splendida cornice dell’antico Palazzo del Podestà, nell’ambito di quattro serate imperniate sulla musica come mezzo per raggiungere uno stato di alta meditazione spirituale. Il programma offerto al pubblico comprendeva oltre a musiche di Antonin Reicha (1770-1836), punto di riferimento per gli strumenti a fiato, interessanti brani del tedesco Emil Kronke (1865-1938) e dell’albanese Thoma Simaku (nato nel 1958).
La manifestazione è stata aperta dal leggiadro Quartetto Op. 12 del boemo Anton Reicha, autentico omaggio a questo tipo di formazione flautistica: e in effetti la musica scorreva limpida e lieve come l’acqua di un ruscello, tanto più efficace nell’interpretazione che ne è stata data, tutta basata su un dialogo a quattro di inedita naturalezza, levità e freschezza (particolarmente evidente ed efficace nel luminoso Allegro vivace conclusivo). Se a ciò aggiungiamo il pieno dominio della scrittura, la non comune coesione delle esecutrici, la loro perfetta intesa, la competenza stilistica, abbiamo il quadro di un’esecuzione che ha letteralmente catalizzato il pubblico presente, grazie anche alla gamma di colori ottenuta. Degno di nota il fatto che ad ogni brano sono state effettuate delle letture di carattere spirituale tali da rendere la partecipazione ancora più intima ed intensa.
Dopo questa ampia e complessa partitura è stata la volta delle Paraphrasen über ein eigenes Thema (Quartetto Op. 184) del tedesco Emil Kronke (1865-1938), un autore poco noto, stilisticamente vicino alle esperienze tardoromantiche: il lavoro qui eseguito magistralmente alternava momenti di intensa espressività e di denso colorismo alternati ad una vitale esuberanza, caratteristiche che mettevano pienamente in luce le potenzialità timbriche degli strumenti, potenzialità che le quattro interpreti hanno saputo tradurre con ammirevole intesa e consapevolezza. Ancor più complesso l’ultimo brano del programma, composto dal contemporaneo Thoma Simaku, autore di origine albanese, il cui trittico è stato tratto dall’opera Guirlande de Flutes commissionato a Simaka dai coniugi inglesi Loisa e Lewis Creed per le loro nozze d’argento: si è trattato di un lavoro non poco complesso, nel quale suggestioni e atmosfere albanesi erano fuse con una ricerca linguistica innovativa, tesa tra tonalismo e atonalismo, oltre a sorprendenti combinazioni ritmiche e timbriche di notevole valenza e forza di suggestione. Anche in questo caso le quattro flautiste hanno dato prova di una notevole intesa ed unità di intenti, creando una tavolozza che si fondeva in modo straordinario con gli splendidi affreschi della sala, in una sorta di sinestesia che può essere considerata una delle cifre interpretative che tanto ha affascinato, data la capacità di delle interpreti di ottenere dai loro strumenti (flauto, ottavino, flauto in sol, flauto basso) una gamma di colori inedite ed efficaci.
Come ho accennato all’inizio, non capita tutti i giorni di ascoltare un quartetto flautistico: ebbene, sarebbe il caso che questa formazione fosse meglio conosciuta e potesse avere ulteriori possibilità di emozionare il pubblico come è avvenuto domenica sera. Infatti agli applausi interminabili è seguito un brano di matrice mantra che ha talmente coinvolto le energie spirituali dei presenti da indurli a partecipare all’esecuzione cantando sommessamente: un ulteriore momento di magia sonora della quale dobbiamo essere grati alle quattro flautiste.
Claudio Bolzan