A pochi mesi dalla scomparsa del celebre violinista e didatta Daniele Gay, la violinista Francesca Dego, sua allieva, istituisce un Premio in sua memoria in collaborazione con l’Associazione Musica con le Ali.
Nato nel 1944 a Torre Pellice, nel torinese, Daniele Gay si è diplomato al Conservatorio di Napoli e perfezionato all’Accademia Chigiana di Siena. Dopo aver svolto un’intensa attività con i Solisti Aquilani, ha fatto parte del Quartetto Amati, suonando nelle più prestigiose istituzioni concertistiche. Ha inciso per l’etichetta discografica Ricordi l’integrale dei “Quartetti” di Donizetti e i due “Quintetti” di Brahms con il violista Piero Farulli. Ha insegnato violino per 36 anni presso il Conservatorio “Verdi” di Milano.
Il Premio “Daniele Gay” vuole essere un modo per ricordare il grande violinista scomparso e il valore straordinario della formazione, alla quale Daniele Gay si è dedicato con grande passione ed entusiasmo, contribuendo alla crescita di numerosi eccellenti musicisti. Intende inoltre offrire un’importante opportunità di valorizzazione personale e professionale al vincitore, che verrà selezionato con cadenza annuale tra i migliori giovani talenti italiani della musica classica e premiato con una borsa di studio e con la possibilità di esibirsi in una serie di concerti insieme alla violinista Francesca Dego.
Il vincitore della prima edizione verrà premiato il 23 settembre 2019, in prossimità dell’anniversario della scomparsa di Daniele Gay, al Teatro La Fenice di Venezia. Durante la serata dedicata al Maestro, che si svolgerà nell’ambito della stagione concertistica “Musica con le Ali”, il vincitore del Premio si esibirà in concerto insieme a Francesca Dego.
«Ogni volta che sento il termine “Maestro” – dichiara Francesca Dego – penso a Daniele Gay, il mio, di Maestro. Mi ha insegnato come sincerità e dedizione siano fondamentali nella vita quanto nella musica; come lealtà voglia dire spiccare il volo ma saper sempre dov’è casa propria. Ha formato una generazioni di meravigliosi violinisti, ci ha resi indipendenti e ci ha dato il suo amore e il suo appoggio incondizionato nei momenti di gioia e trionfo ma anche di fronte a tutte le ingiustizie nei nostri confronti, reali o percepite che fossero. C’era a ogni concorso, esame, concerto, in ogni momento importante. Gli incontri, le persone, sono il fulcro del percorso di crescita di un musicista e mi rendo conto di essere stata immensamente fortunata ad averlo avuto come mentore per vent’anni. Vorrei che il Premio “Daniele Gay” aiutasse a portare avanti i suoi ideali e sostenesse concretamente i giovani interpreti nell’affacciarsi al mondo difficile e contraddittorio del concertismo. Voglio “ridare” qualcosa di ciò che ho ricevuto, e ricordare il mio Maestro sostenendo con tutte le mie forze il talento e la dedizione dei miei giovani colleghi. Ringrazio con tutto il cuore il Carlo Hruby per aver sostenuto da subito quest’iniziativa, che da parte mia prometto di portare avanti con infinita passione e riconoscenza».
«La nostra Associazione – dichiara Carlo Hruby, Presidente di Musica con le Ali – opera con lo scopo di sostenere i migliori giovani musicisti italiani e favorirne la crescita professionale, culturale e anche personale nel senso più ampio del termine. Il Premio “Daniele Gay” si sposa perfettamente con i nostri obiettivi perché intende valorizzare i giovani interpreti di grande talento e perché, mosso dal sentimento di gratitudine di Francesca Dego verso il suo Maestro, contribuisce a diffondere il valore della riconoscenza, che ritengo fondamentale nella crescita e nella formazione di ogni persona. Questi motivi hanno spinto la nostra Associazione ad accogliere con emozione e con entusiasmo l’invito di Francesca Dego a collaborare alla realizzazione del Premio “Daniele Gay”, destinato a diventare un appuntamento importante e di grande risonanza nel panorama della musica classica».
«Daniele – dichiara sua moglie Luisa Gay – in tanti anni di insegnamento aveva incontrato e seguito ogni sorta di allievo. Qualcuno dopo un po’ se ne andava: “troppo severo!”. Qualcuno preferiva un insegnante, possibilmente straniero, più “alla moda.” Però tutti quelli che invece lo hanno seguito seriamente ora sono musicisti in carriera. Lui aveva sviluppato un sesto senso che dalla prima lezione gli dava la percezione esatta di chi aveva davanti. Quando Francesca, otto anni, e un faccino determinato, uscì dallo studio, mi disse “Questa qui ha qualcosa…”. Oltre alla musicalità e alla grinta, aveva intuito la dolcezza e la vulnerabilità che differenziano l’artista dalla macchinetta da note. Del resto, erano entrambi del segno dei Pesci, e si capivano al volo. Quando cominciò la splendida carriera di Francesca, “Etta” per noi, la classica frase “Fatti sentire” non era un saluto e basta. Lei per un pezzo nuovo da studiare, un parere, un dubbio, veniva a casa, prendeva il violino e si faceva sentire sul serio. Grazie Etta perché sai che la fiamma di una candela “può accenderne molte altre” e, in fondo, l’immortalità è questa».