Il rapporto con il passato è il tema chiave di questo numero della nostra Rivista, che parte dalle celebrazioni per i cento anni della nascita di Yehudi Menuhin, festeggiato da Warner con un progetto editoriale di eccezionale spessore: abbiamo la fortuna di ricordarlo con l’esperienza di Alberto Cantù che, alle competenze di musicologo, unisce il singolare ricordo umano di un musicista che, per tanti anni, dovette lottare con la paura peggiore (almeno per un artista): il non essere più all’altezza di se stesso. L’Orfeo tragico, quindi, che non sa, o non vuole reinventarsi, in un percorso molto diverso da quello compiuto da Emil Gilels, le cui letture beethoveniane (una integrale delle Sonate che la morte lasciò incompiuta) degli ultimi anni testimoniano come al venir meno della brillantezza tecnica (nel suo caso, però, in percentuale molto ridotta) possa e debba sostituirsi la maturità dell’interprete. Ed è con questo tipo di artisti che è stimolante discorrere: un amico della nostra rivista è certamente Roberto Prosseda, musicista riflessivo e colto, che, affrontando una integrale delle Sonate mozartiane, ha scelto un tipo di temperamento non equabile utilizzato all’epoca di Mozart. Nell’intervista qui pubblicata ha risposto a tutte le obiezioni rivoltegli da Piero Rattalino, in uno scambio di idee del massimo interesse.
Agli appassionati di voci, poi, farà senz’altro piacere leggere l’intervista che ci ha concesso Sylvia Sass, soprano ungherese che irruppe sulle nostre scene, negli anni ’70, con il fascino di una figura dalla singolare bellezza e una voce che non assomigliava a nessun’altra: a Diego Procoli, che con lei lavora, ha rivelato gli aspetti più nascosti, e anche melanconici, di una carriera che non si è mai interrotta, benché, magari, lontana dalle ribalte più celebri.
Una strada defilata, in modo volutamente provocatorio e anticonformista, è anche quella che ha scelto il giovane violinista milanese Alessio Bidoli, dalla personalità molto singolare, che si traduce in un approccio alla musica quale raramente è dato a sentirsi fra i mille virtuosi dell’archetto, tecnicamente impeccabili, di oggi: e il suo CD è, secondo me non casualmente, dedicato a quel repertorio italiano fra Otto e Novecento che oggi sta conoscendo una vera rinascita, come testimoniamo anche nella sezione Dalla platea con le recensioni delle opere di Casella, Respighi e Giordano presentate nello scorso numero.
Come sempre, il numero di maggio di MUSICA contiene un reportage fotografico della serata di gala dell’ICMA, svoltasi – come saprete – il 1º aprile scorso a San Sebastián: la grandissima partecipazione di pubblico (pagante), la qualità degli esibizioni e il crescente apprezzamento e riconoscimento da parte di artisti e istituzioni musicali di tutta Europa ci incoraggiano profondamente e ci confermano che, fra i tanti premi musicali, il nostro si distingue per competenza e serietà. E poi una grande novità: da pochi giorni è attivo il nuovo sito www.zecchini.com, che permette, fra le tante nuove opzioni, di acquistare tutti gli arretrati di MUSICA, anche in formato digitale, con una grafica più chiara, contenuti più ricchi e una facilità d’uso imparagonabile al precedente. E a breve sarà il turno anche del nuovo sito della nostra Rivista: un degno festeggiamento per quell’eccezionale anniversario che è il 40º anno di vita.
Nicola Cattò