BERLIOZ L’enfance du Christ A. Clayton, A. Hallenberg, L. Lhote, N. Courjal, T. Dolié; Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro alla Scala, direttore John Eliot Gardiner
Milano, Teatro alla Scala, 20 dicembre 2019
L’ultimo incontro di Sir John Eliot Gardiner con i complessi scaligeri risaliva all’ottobre 2006 ed era stato nel segno di Berlioz: Cléopâtre e Symphonie Fantastique. Non un caso, naturalmente: la scuola berlioziana inglese è stata, grazie a Gardiner stesso e ancor più a Colin Davis, fondamentale per la riscoperta dell’intero catalogo del compositore francese (Davis) e per la sua corretta collocazione estetica ed esecutiva (Gardiner). Ed è quindi molto sensato che questo gradito ritorno sia, a pochi giorni dal Natale, unito alla riproposta dell’Enfance du Christ, polittico quanto mai composito e stilisticamente stratificato, che alla Scala mancava dal 1980. Non si può evitare di dire quanto le richieste strumentali di Gardiner fossero lontane dalla naturale inclinazione degli archi scaligeri, e segnatamente dei primi violini: forse ancora immersi nel denso e passionale melodizzare di Tosca, sembravano faticare a trovare quella pulizia di suono unita all’economia di vibrato e a un appoggio sempre leggero dell’arco sulla corda che il direttore inglese pretendeva. Di qui qualche sbavatura non celabile, ma dopo la prima parte tutto è tornato nei binari, e si è apprezzata ancora meglio la lettura di Gardiner, che ovviamente non si allontana troppo dall’incisione Erato del 1988 – tinte pastello, estrema delicatezza di eloquio, chiarezza estrema della concertazione – ma questa volta innervata da uno stacco di tempi più vario, e comunque più veloce. In più, Gardiner poteva contare dell’apporto decisivo del meraviglioso coro di Bruno Casoni, che si è coperto di gloria nel coro a cappella finale, e che ha un colore ed un calore estraneo al pur eccellente Monteverdi Choir del citato disco. I cinque solisti vocali non erano solo vocalmente inappuntabili, ma sapevano inquadrarsi benissimo in questa sorta di pastorale sacra: dalla Maria di Ann Hallenberg al Narratore – sorta di Evangelista bachiano infranciosato – di Allan Clayton, dall’Erode incisivo di Nicolas Courjal (capace di coprire l’ampia tessitura con eguale morbidezza in alto e in basso) all’ecumenico Padre di famiglia di Thomas Dolié. Serata festosa, applausi calorosi, che avranno forse fatto dimenticare all’illustre direttore la continua gragnola di colpi di tosse che ha funestato i 95 minuti di musica, avvicinando idealmente la Scala ad un cronicario. Il concerto sarà trasmesso da Rai1 in prima tv martedì 24 dicembre alle 9.15, con replica mercoledì 25 dicembre alle 21.15 su Rai5.
Nicola Cattò
Foto: Brescia/Amisano per Teatro alla Scala