Come scrivevo parlando del bellissimo “Crepuscolo dei sogni” del Massimo di Palermo (vedi qui la recensione), le proposte in streaming delle istituzioni musicali italiane si possono dividere tra semplici trasmissioni di concerti, pur realizzati ad hoc, e prodotti invece concepiti espressamente per un pubblico non presente in sala, e quindi sfruttando le opportunità – e insieme minimizzando i limiti – dello streaming.
La Società dei Concerti di Milano, guidata con inventiva e immaginazione da Enrica Ciccarelli Mormone, ha imboccato chiaramente la seconda strada, che è d’altronde la più stimolante: un progetto dal titolo “Variazioni. Dialoghi in Musica” con otto appuntamenti musicali, affidati a prestigiosi musicisti o gruppi cameristici, seguiti da una conversazione degli stessi artisti con persone non per forza appartenenti all’hortus conclusus dei cosiddetti specialisti. Anzi, l’idea è di creare stimoli innovativi e prospettive più originali (oltre che, magari, coinvolgere un pubblico finalmente vergine dai riti del concerto classico), mettendo in comunicazioni mondi tra loro distanti: il tutto per una durata di un’ora o poco più.
A oggi, quattro degli otto appuntamenti previsti sono già disponibili online (e acquistabili singolarmente, oppure con un abbonamento): nel primo Roberto Prosseda propone un itinerario musicale che parte da Bach e a Bach ritorna (con due distinte Invenzioni a tre voci) passando, con accostamenti talora bruschi ma sempre ben motivati, tra Mozart, Chopin, Brahms e soprattutto l’integrale delle Scene infantili schumanniane. E il suo pianismo lucido, coinvolgente, tecnicamente inappuntabile e scevro da abbandoni a cattive tradizioni trova un riflesso immediato nelle parole scambiate con la “padrona di casa” Enrica Ciccarelli ed il filosofo Leonardo Caffo.
Da un pianista ad un quartetto d’archi, l’ottimo Quartetto Adorno: accostando due capolavori beethoveniani come il Quartetto “delle arpe” e la Grande fuga alle aforistiche Sei bagatelle di Webern, si aprono interessanti prospettive sul tema “Sintesi e distensione”, poi affrontato in un colloquio conclusivo con Luca Ciammarughi. E quello che colpisce in questi quattro bravi e giovani musicisti è l’esatta corrispondenza di quanto dichiarato a parole e quanto mostrato in sede esecutiva: fatto, davvero, non scontato. Oltre che confermare, e lo diciamo senza polemica, come nonostante tutte le note difficoltà, l’Italia possa vantare, negli ultimi anni, una generazione di giovani strumentisti quali non aveva da tempo immemorabile.
Torniamo al pianoforte con Gloria Campaner, che affida alla Società dei Concerti il suo progetto C# See sharp, ossia Do diesis – che è la tonalità di impianto di tutti i brani in programma, fra Chopin, Scriabin e la Sonata “al chiaro di luna” di Beethoven – ma anche, in inglese, “see sharp”, ossia vedere con chiarezza. E siccome la Campaner da tempo si muove anche al di fuori dalla musica strettamente classica, con interessanti proposte jazzistiche e sperimentali, non stupisce trovarla dopo il concerto (solo mezz’ora di musica: peccato!), affrontato con piglio appassionato e impetuoso, conversare con Alioscia Bisceglia, project leader e frontman della band Casino Royale. Certo, a volte la fusione tra i vari mondi non funziona sempre alla perfezione, nonostante gli sforzi di “collegamento” di Enrica Ciccarelli, ma lo scopo di questi video non è certo aprire chissà quali nuove prospettive interpretative, ma aprire il mondo classico a pubblici diversi, con un medium diverso. E non ci si annoia mai: anzi, le parole della Campaner sulla paura e il coraggio nell’affrontare la carriera di musicista sono davvero interessanti. Ma forse, in questo “episodio”, avrei gradito un po’ più di musica e un po’ meno parole…
Nel quarto appuntamento arriva la musica vocale da camera con la stessa Enrica Ciccarelli, che torna al primo amore, il pianoforte, accompagnando il soprano Ivanna Speranza in una scelta di romanze quasi tutte celeberrime, da Bellini a Tosti, da Hahn a Mascagni. Una voce, quella della cantante argentina, non particolarmente seducente (talora fissa l’emissione e velato il timbro), ma dall’efficace sensibilità e dalla dizione piuttosto chiara. Stavolta, poi, la scelta del partner per la conversazione è ancora più audace: la stilista Francesca Liberatore, che insiste sulla similarità, nei due mondi, fra la cura del dettaglio e la dimensione artigianale del creare.
Infine, una notazione quasi banale: vista la spropositata qualità di materiale audio e video disponibile gratuitamente in rete, è facile chiedersi perché si dovrebbe spendere dei soldi (pur pochi) per acquistare un contenuto. Nel caso di queste “Variazioni”, per due motivi: perché si tratta di un prodotto pensato appositamente per lo streaming, e perché è realizzato con intelligenza, cura e amore per quello che si fa. E anche perché la qualità delle riprese audio e video è altissima: molto diversa da tanti altri esempi para-dilettanteschi a cui abbiamo assistito in questo infinito inverno del nostro scontento.
Nicola Cattò