“Ho detto subito sì, quando questo giovane un po’ timido mi è venuto a trovare a Vienna proponendomi di diventare presidente di giuria di un nuovo concorso per cantanti. Ma a un patto: che i membri della giuria fossero esclusivamente professionisti con il potere di firma dei contratti. Perché i giovani artisti hanno bisogno di lavorare, e non di belle parole”. Queste le parole di Dominique Meyer pochi minuti dopo la conclusione del concerto nella iconica piazzetta di Portofino che, domenica 26 luglio, ha concluso la settima edizione di CLIP (Concorso Lirico Internazionale di Portofino): una manifestazione che ormai ha conquistato un posto di primissimo piano fra i concorsi vocali internazionali. D’altronde, che alle parole siano seguiti i fatti, negli scorsi anni, lo prova la lista di vincitori (o finalisti) di CLIP la cui carriera ha preso il volo: bastino i nomi di Ivan Ayon Rivas, Leon Kim, Lilly Jørstad, Chiara Isotton, Federica Guida e Caterina Sala, impegnate nei maggiori teatri europei, a partire dalla Scala di Meyer.
La formula di CLIP si è leggermente modificata negli anni, per arrivare ad un processo di selezione estremamente severo e imparziale: Gianni Tangucci — il coordinatore artistico del Maggio Fiorentino — si occupa delle preselezioni che, anche in epoca di Covid, hanno visto arrivare l’incredibile cifra di 238 cantanti da 52 (!!) nazioni diverse, consegnando poi alla giuria uno schieramento di poco più di 100 artisti, valutati con ripetuti ascolti in tre giornate al teatrino di Portofino. Si è giunti così alla finale, venerdì 23 luglio al Teatro Sociale di Camogli, ove ognuno dei dieci cantanti superstiti ha proposto al pubblico due arie. E poi la conclusione, come sempre, nella piazzetta di Portofino, due sere dopo, con la presenza dell’Orchestra del Carlo Felice diretta da Sesto Quatrini: ancora un’aria a testa per tutti i cantanti, e quindi la consegna dei trofei ai vincitori.
Il livello di quest’anno mi è sembrato molto buono, ma forse senza le punte di eccellenza ascoltate l’anno scorso (va però detto che CLIP7 ha preso una decisione strategica abbassando da quest’anno il limite d’iscrizione a 30 anni per tutte le vocalità); in ogni caso, il verdetto della giuria mi è parso assolutamente condivisibile. Il vincitore è stato il baritono ucraino Nykyta Ivasechko, che ha proposto un’aria dell’Onegin semplicemente strepitosa per personalità, sottigliezza di fraseggio e intensità del canto, addirittura raggiante nelle sventagliate all’acuto, oltre alla cavatina di Riccardo dai Puritani (senza cabaletta) ove il ricorso a certe stimbrature a fini espressivi poteva, certo, dispiacere ai cultori di una vocalità di stampo italianeggiante, ma era sempre pertinente e ben gestita. E lo stesso avveniva, due sere dopo, con l’aria del Conte dalle Nozze: dizione da migliorare, ma un accento di sprezzante alterigia che non si dimentica.
Secondo il tenore siciliano Dave Monaco (l’unico italiano arrivato in finale): voce di puro miele, incantevole per colore ed espansione in acuto, deve però rifinire molto la cura del fraseggio e lo stile, specie in quella cavatina di Tebaldo dai Capuleti davvero troppo “cuore in mano”. Ma la Furtiva lagrima (specie in teatro, più che in piazza) era qualcosa di davvero emozionante.
Terzo classificato il basso americano Brent Michael Smith: cantante non inappuntabile (la “Calunnia” era censurabile) ma attore e artista non comune, interessante soprattutto nel “Sogno” di Bottom dal Midsummer’s night di Britten. Ma nessuno, in ogni caso, ha sfigurato: certo, i due mezzosoprani (una americana, l’altra maltese) mi sono parsi di un livello non conforme ai loro colleghi (soprattutto per un gusto vecchissimo), il basso coreano cantava in maniera inappuntabile ma senza dare il giusto peso alle parole, la giovane Jasmin Delfs volteggiava con facilità nella coloratura di “Da tempeste” e della prima aria della Regina della notte, ma i trilli erano poco nitidi. Alti e bassi, insomma, ma in nessuno dei dieci cantanti ho ascoltato difetti tali da impedire loro una carriera di alto livello.
E come ha sottolineato Francesco Daniel Donati, Direttore Artistico di CLIP: “Crescere in un periodo così complesso è un risultato che ci riempie di emozione. Il merito è del grande lavoro di squadra e dell’impegno del presidente onorario Monique Pudel e dei Maestri Dominique Meyer e Gianni Tangucci. I nostri sforzi però sono ripagati dai successi dei vincitori e dal coinvolgimento di tanti amici che rendono CLIP un concorso diverso da tutti gli altri, grazie alla loro ospitalità e al loro sostegno”.
Appuntamento, quindi, al 2022 per l’ottava edizione di CLIP.
Nicola Cattò
Foto: Arianna Giavardi