JOSQUIN Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus e Agnus da Missa Hercules Dux Ferrariae; Stabat Mater PALESTRINA Surge amica mea; Ecce tu pulcher es BYRD Laetentur Caeli; Vigilate; Ave Verum The Tallis Scholars, direttore Peter Phillips
Roma, Istituzione Universitaria dei Concerti, Aula Magna dell’Università La Sapienza, 27 Novembre 2021
Questo concerto è una delle iniziative per commemorare i 500 anni dalla morte di Josquin Desprez. Credo sia l’unica a Roma, mentre ne ricordo altre alla Accademia Chigiana ed altrove in Toscana ed in Emilia. Josquin Desprez (1450 circa – 27 agosto 1521) è stato uno i più grandi rappresentanti della scuola franco-fiamminga, con i contemporanei Heinrich Isaac, Jacob Obrecht e Pierre de La Rue. Si deve, in gran misura, a questa scuola l’invenzione e lo sviluppo della polifonia e del madrigale. La scuola fu il movimento musicale predominante nell’epoca umanistico-rinascimentale, originario delle regioni della Francia settentrionale e dell’attuale Belgio, fiorito tra il 1450 circa e la fine del XVI secolo. Il concerto si inserisce, quindi, anche nel ciclo di madrigali di Gesualdo che la IUC aveva iniziato prima della pandemia e la cui ripresa è in programma nei primi mesi del 2022. I “cicli” (spesso vere e proprie “integrali”) sono una caratteristica delle stagioni della IUC, molto apprezzata da pubblici e critici perché è un’ottima possibilità di approfondire un autore e la sua produzione.
Josquin nacque probabilmente nei dintorni di Saint-Quentin, in Piccardia. Fu adottato nel 1466 dalla famiglia degli zii Lebloitte, che avevano Desprez come cognome. Studiò a Saint-Quentin, dove era fanciullo cantore presso la Basilica reale. Il primo impiego di cui abbiamo notizia certa è ad Aix-en-Provence tra il 1477 e il 1478, come cantore della cappella di Renato d’Angiò, il “buon Ré René” della Iolanta di Čajkovskij, Tra il 1483 e il 1484, entrò a servizio della corte milanese degli Sforza: al seguito del cardinale Ascanio Sforza, fu probabilmente a Roma nel 1484-85 e a Parigi nel 1489. Formalmente, il compositore era “cantore ducale”, cioè al servizio del giovane duca Gian Galeazzo Sforza, ma di fatto il governo del Ducato era fermamente nelle mani di Ludovico il Moro, fratello maggiore del duca e reale patrono di Josquin. Tra il 1489 e il 1495 circa, Josquin prestò servizio presso la cappella pontificia a Roma. Dopo alcuni viaggi in Francia, si trasferì per un certo periodo a Ferrara per servire Ercole I d’Este. Per lui scriverà la messa Hercules dux Ferrariae il cui tenor è tratto dalle vocali del nome del committente (è formato cioè dalle note il cui nome contiene tali vocali: Re-Ut-Re-Ut-Re-Fa-Mi-Re, tenendo presente che all’epoca la nota Do si chiamava ancora Ut). Dopo il 1505 si trasferì in Francia, non smettendo comunque di viaggiare. Morì a Condrè-sur-l’Escaut nel 1521.
Questi cenni biografici sono importanti per comprendere l’importanza di Josquin il quale seminò in tutta l’Europa musicale del Rinascimento. Autore di una ventina di messe, composte secondo varie tecniche (come la messa su cantus firmus, la messa parafrasi, la messa parodia) e basate anche su musiche profane, come la celebre melodia L’homme armé, un centinaio di mottetti, oltre 50 opere vocali profane in francese e italiano, Desprez fu punto di riferimento per tutti i contemporanei. La sua importanza è indicata anche dal fatto che lo stampatore Ottaviano Petrucci dedicò alle sue messe ben tre libri nei primi due decenni del XVI secolo. La fama di Josquin fu tale che in molti vollero pubblicare musiche firmate col suo nome per favorirne il successo.
Il vasto repertorio profano abbraccia svariate tematiche, sia francesi che tipicamente italiane, tra cui quella popolare o quella della frottola; non si possono quindi non citare brani quali Mille regretz, El Grillo, Baisé moy, ma doulce amye, En l’hombre d’ung boissonet, Scaramella va alla guerra, In te Domine speravi, per trovar pietà e molto altro.
Per la chiarezza espressiva e per l’equilibrio presente fra il testo e la musica, peraltro sostenuta da felice invenzione melodica e ampia conoscenza del contrappunto, egli può essere considerato come uno dei più rappresentativi musicisti del Rinascimento. La sua opera si mostrò aperta a tutte le forme e a tutte le tecniche note al suo tempo, quindi appare sia una sintesi di una cultura musicale, sia un’anticipazione dei percorsi evolutivi della polifonia europea.
Il programma del concerto è ben concepito: i brani principali della Missa Hercules Dux Ferrariae, la sua opera più nota, sono inframezzati dal suo Stabat Mater e da brani di Giovanni Pierluigi da Palestrina e di William Byrd, compositori il primo italiano e leggermente più giovane di lui ed il secondo inglese e della generazione appena successiva. Ciò consente all’ascoltatore di afferrare l’influenza di Josquin Desprez sulla sua epoca e su quella immediatamente successiva. La polifonia di Palestrina appare leggermente più levigata da quella di Desprez. Quella di Byrd, che ebbe una lunga vita e ad un certo momento divenne cattolico, è leggermente più nordica ossia più nebbiosa, scura anche in brani come Ave Verum. All’interno dei brani di Desprez, risalta la differenza tra la grandiosità celebrativa della Missa Hercules Dux Ferrariae ed il carattere intimo dello Stabat Mater.
Il modo migliore per assaporare questa musica sacra rinascimentale è in chiesa ed al lume di candela, come ne abbi l’opportunità alcuni anni fa alla Sagra Musicale Umbra. Non per nulla, gli ultimi concerti in Italia dei Tallis Scholars sono stati tenuti in luoghi come il Duomo di Firenze, il Duomo di Siena, la Basilica di San Francesco di Assisi, San Vitale e Sant’Apollinare di Ravenna e la Basilica di San Marco a Venezia. L’Aula Magna dell’Università di Roma “La Sapienza” è un buon succedaneo, dato che l’area dove stanno gli esecutori è come un abside da dove si sprigionano ottimi effetti stereofonici grazie all’acustica della sala.
I brani sono “a cappella”, senza accompagnamento, quindi, di strumentisti o di organo, per dieci o otto voci, con le voci femminili (soprani e contralti) sulla sinistra e quelle maschili (tenori e bassi) sulla destra. I Tallis Scholars (dal nome del compositore rinascimentale Thomas Tallis) sono il complesso vocale di musica polifonica più celebre al mondo grazie all’attento lavoro sull’intonazione e sulla fusione timbrica delle voci con cui Peter Phillips ha cercato di creare una purezza e una chiarezza di suono assolute, presto divenuta la cifra stilistica che caratterizza il gruppo vocale. Questa cifra stilistica si avverte immediatamente all’ascolto del vivo, in maniera molto più pregnante di quanto non avvenga con la sessantina di CD incisi dall’ensemble.
Grande successo in un’Aula Magna piena anche nella galleria. Come bis i Tallis hanno offerto un Salve Regina di Nicholas Gombert, un fiammingo allievo di Desprez che ebbe varie avventure alla corte dell’imperatore Carlo V.
Giuseppe Pennisi
Foto: Federico Priori e Andrea Caramelli