SCHÖNBERG Klavierstück op. 11 n. 2 SCHUBERT Sonata n. 20 D. 959 SCHUMANN Papillons op. 2; Sonata n. 2. op. 22; Gesänge der Frühe op. 133 pianoforte Can Çakmur
Parigi, Auditorium della Fondation Louis Vuitton, 11 dicembre 2022
Nel visionario edificio della Fondazione Louis Vuitton, progettato da Frank Gehry e inaugurato nell’ottobre 2014, trova posto anche un auditorium, dalla programmazione raffinata: pochi giorni fa è stato il turno di Can Çakmur, Young Artist ICMA 2022, che di fronte ad una sala quasi completamente piena ha proposto un programma di grande impegno intellettuale e tecnico, oltre che di considerevole durata, che faceva “emergere” — per così dire — i grandi capolavori di Schubert e Schumann dall’errabondo vagare armonico del Klavierstück op. 11 n. 2 di Schönberg, reso con una morbidezza timbrica e una cantabilità tali da non fare avvertire alcuna cesura con l’incipit della meravigliosa Sonata n. 20 di Schubert. Çakmur è un pianista singolare, ricchissimo di idee e coraggioso nel praticarle, anche a costo di sbagliare qualche nota: il primo movimento della Sonata, ad essere sinceri, era piuttosto confuso e tecnicamente impreciso, ma già il sublime Andantino vibrava di una tragicità composta e insieme soffusa, quasi rapsodica, davvero singolare. E il Rondò finale vedeva un Çakmur più a posto tecnicamente e capace di dare al ritorno del tema ogni volta un colore, un’idea nuova. Un pianismo così brillante, estroverso e sensibile sembrava ideale per le due grandi pagine schumanniane, Papillons e la Seconda sonata: il primo ciclo, soprattutto, convinceva per la forza visionaria della lettura, mentre la Sonata colpiva per un virtuosismo “senza rete” che poteva (a tratti) ricordare la giovane Martha Argerich. E in programma così intellettuale, del tutto logica era l’inserzione dei Canti dell’alba, l’ultima pagina di uno Schumann già sprofondato nell’incoscienza della follia. Grande successo, coronato da due bis, fra cui un coraggioso Erlkönig schubertian-listziano.
Nicola Cattò