PERGOLESI Livietta e Tracollo HÄNDEL Apollo e Dafne Sabrina Cortese, Giacomo Nanni; Orchestra da camera Canova, direttore Enrico Saverio Pagano regia Serena Nardi
Varese, Teatro Nuovo, 14 aprile 2022
Metti una sera dopo cena di entrare nel mondo burlone e un po’ cialtronesco della commedia dell’arte italiana, e subito dopo nell’incanto della mitologia, con la vicenda di Apollo e Dafne e la musica fatata di Händel. Operazione di non facile soluzione l’accoppiata tra Livietta e Tracollo, intermezzo musicale dell’opera seria Adriano in Siria di Giovanni Battista Pergolesi, e la cantata profana händeliana Apollo e Dafne, ma risolta brillantemente dalla regia di Serena Nardi e dalla sentita interpretazione di Sabrina Cortese e Giacomo Nanni, ben assecondati dall’Orchestra Canova diretta da Enrico Saverio Pagano.
I due lavori sono andati in scena al Cinema Teatro “Nuovo” di Varese, per la rassegna “Re-Live!”, organizzata da Filmstudio 90 APS, Giorni Dispari Teatro APS e Associazione Ma.Ni, con il supporto della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate e in partenariato con il Comune di Varese. L’evento ha inaugurato la collaborazione di Giorni Dispari Teatro di Serena Nardi con l’Orchestra Canova, nonché il progetto InOpera Barocca, dedicato a questo genere specifico e nato assieme a InOpera Factory, che riguarda invece i grandi titoli del repertorio.
Per la prima volta l’opera è entrata al “Nuovo”, unica sala rimasta a Varese con un palcoscenico, dall’acustica molto secca che ha penalizzato un poco le voci e i colori orchestrali. Livietta e Tracollo, su libretto spassoso di Tommaso Mariani, rappresentata per la prima volta al Teatro San Bartolomeo di Napoli nel 1734, è il tipico intermezzo buffo che prende vita dalla commedia dell’arte e la regia della Nardi ne ha accentuato il lato comico e caciarone e le schermaglie amorose tra i finti nemici, con i cantanti ben calati nella parte e il pubblico coinvolto direttamente grazie agli inseguimenti dei due innamorati, in giro per la platea.
In scena, un grande baule rosso, a ricordare le seicentesche Scatole delle Meraviglie veneziane in cui si entrava pagando un biglietto, fungeva da quinta, camerino e oggetto misterioso, che alla fine ha disvelato la fantastica metamorfosi di Dafne in un albero di alloro. Anche nella cantata di Händel, composta nel 1710 tra Venezia e Hannover, i personaggi, per una precisa scelta registica, non si sono presi troppo sul serio, lasciando nell’interpretazione un retrogusto farsesco direttamente collegato a quello dell’operina pergolesiana.
Bene Giacomo Nanni, voce educata e ottimo talento scenico, soprattutto nella finta semplicità della vocalità pergolesiana, un recitar cantando non sempre elementare nonostante la trama popolare dell’opera, mentre Sabrina Cortese, specialista del barocco ma anche della musica contemporanea, ha mostrato sicurezza e sensibilità, eccellendo nella meravigliosa aria di Dafne “Felicissima quest’alma”. Asciutta e scattante la direzione di Pagano, che ha ben guidato i cantanti nelle peripezie sceniche e vocali di cui sono disseminate le due partiture. Applausi convinti del pubblico per l’opera barocca finalmente arrivata anche a Varese, nonostante i tagli comunali alla cultura e l’assenza, ormai, da settant’anni, di qualsivoglia teatro.
Mario Chiodetti
Foto: Olga Climova