SHOSTAKOVICH Quartetto n. 4 in re maggiore; Quartetto no. 5 in si bemolle maggiore Quartetto Prometeo (G. Rovighi, A. Campagnari, D. Waskiewicz, F. Dillon)
Roma, Accademia Filarmonica Romana, 5 maggio 2022
È il secondo appuntamento di un vasto progetto che l’Accademia Filarmonica Romana ha articolato su tre «stagioni»: l’integrale dei 15 quartetti per archi di Dmitrij Shostakovich (1906-1975). L’esecuzione del progetto è stata affidata al Quartetto Prometeo – Giulio Rovighi primo violino, Aldo Campagnari secondo violino, Danusha Waskiewicz viola e Francesco Dillon violoncello.Due volte premio speciale Bärenreiter al Concorso ARD di Monaco, Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2012, il Quartetto Prometeo è una delle formazioni più accreditate della scena musicale internazionale e si trova per la prima volta ad affrontare l’intera produzione quartettistica del compositore russo.
Shostakovich scrisse quindici Sinfonie e quindici Quartetti d’archi. Con qualsiasi altro compositore questa equivalenza numerica potrebbe ragionevolmente sembrare a prima vista una pura coincidenza. Ma a Shostakovich piacevano gli anagrammi ed i giochi numerici. Scritti fra il 1938 e il 1974, i quindici Quartetti attraversano una parte importante della storia del Novecento che va dalla seconda guerra mondiale ai primi segni di distensione della guerra fredda. La storia e l’esperienza personale di Shostakovich rivivono e si intrecciano in queste composizioni che diventano preziosa testimonianza di un’epoca storica e di un particolare sentire musicale.
Seguendo l’ordine cronologico di composizione, dopo aver affrontato i primi tre Quartetti lo scorso 20 gennaio, il Quartetto Prometeo si è cimentato il 5 maggio con il Quarto in re maggiore op. 83 e il Quinto in si bemolle maggiore op. 92. Il Quarto quartetto fu composto tra maggio e dicembre del 1949, periodo tra i più bui per il compositore: pressato ancora una volta dal regime con i provvedimenti del 1948 contro il «formalismo» di cui veniva accusata la sua musica, fu costretto a scrivere l’oratorio Il canto delle foreste per accontentare Stalin, mentre per guadagnarsi da vivere componeva musica per film.
Quando le Sinfonie vengono raffrontate con i Quartetti, diventano evidenti differenze interessanti. Le Sinfonie erano scritte in una varietà di tonalità. Inoltre non esiste una regola ovvia che definisca la progressione delle loro tonalità — in altre parole le Sinfonie non sono state concepite come un ciclo e, con una sola eccezione, tutte hanno ricevuto la loro prima esecuzione poco dopo il loro completamento. A differenza delle Sinfonie nessuno dei Quartetti è stato scritto nella stessa tonalità. Inoltre la lontananza della tonalità dal Do maggiore puramente diatonico tende ad aumentare con il numero di Quartetti. Non si tratta di una percorso casuale ma di un viaggio calcolato attraverso la tonalità: un viaggio che ha richiesto 36 anni.
Come le Sinfonie, i Quartetti d’archi hanno debuttato poco dopo il loro completamento. Ma c’è di nuovo un’eccezione notevole. Il Quartetto n. 4 fu composto nel 1949, ma fu eseguito per la prima volta solo quattro anni dopo. In effetti il Quartetto n. 5 (che è stato anche insolitamente ritardato) è stato ascoltato poco prima del Quarto. Ancora una volta il ritardo è spiegato da un’altra crisi nella vita di Shostakovich, alle prese (lui che era un comunista convinto e fu, per un periodo, anche parlamentare) con i rigori dell’«accademia musicale» del Partito che lo accusava di «formalismo» e di distanza dal «realismo socialista».
Contemporaneamente, Shostakovich lavorava silenziosamente a quelle opere che sarebbero state eseguite solo dopo la morte di Stalin, fra cui proprio il Quartetto n. 4, che vide la sua prima esecuzione pubblica a Mosca il 3 dicembre 1953 ad opera del Quartetto Beethoven e dedicato dall’autore al pittore e scenografo Pyotr Vilvams. Diviso nei canonici quattro movimenti, la composizione spicca soprattutto per l’Allegretto conclusivo, pervaso di melodie e ritmi di musica klezmer (all’inizio di un lungo percorso che portò il compositore ad approfondire la musica degli ebrei dell’Europa orientale). Shostakovich lo considerava «musica da intrattenimento». L’esecuzione del Quartetto Prometeo, con pause impercettibili tra i vari movimenti, con enfasi sul «pizzicato» e con il languore accentuato nel valzer, ha evidenziato la sottintesa drammaticità del Quartetto e dei tempi in cui è stato composto, in attesa di momenti migliori per farlo conoscere.
Il Quartetto n. 5 fu composto nell’autunno del 1952, quando Stalin era malato ed il «disgelo» era all’orizzonte. Debuttò a Leningrado nel novembre del 1953 (circa sei mesi dopo la morte di Stalin) eseguito dal Quartetto Beethoven, a cui è dedicato. Consiste di tre movimenti, da eseguire senza interruzione. A Shostakovich – si è detto – piacevano gli anagrammi: il lavoro nasce da un motivo a cinque note, Do–Re–Mi bemolle–Si–Do diesis, che contiene le quattro note del monogramma musicale del compositore: DSCH. Questo motivo appare in un certo numero di altri suoi quartetti per archi, incluso l’Ottavo, così come anche nella sua Sinfonia n. 10. Nell’esecuzione del Quartetto Prometeo, l’accento è sul carattere gioioso della composizione.
Pubblico non folto ma entusiasta. Alle richieste di bis, il Quartetto Prometeo ha risposto eseguendo il secondo movimento – Ostinato – del terzo quartetto d’archi di Benjamin Britten e la Ciaccona di Tarquinio Murola nella versione di Francesco Filidei.
Giuseppe Pennisi