CHOPIN 24 preludi op. 28 pianoforte Gloria Campaner con presentazione di Alessandro Baricco
Roma, Accademia Filarmonica Romana, Teatro Argentina, 15 dicembre 2022
Chopin è in grande spolvero a Roma in queste ultime settimane del 2022. Si sono ascoltati concerti con la sua musica nelle tre maggiori istituzioni concertistiche della Capitale. All’inizio del mese eseguiti da Alexander Gadjiev all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e da Leonora Armellini all’Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC). Ed esattamente a metà mese al Teatro Argentina, nel quadro del programma 2022-23 dell’Accademia Filarmonica Romana. Il concerto è stato affidato a Gloria Campaner. Il primo romanticismo, quindi, impera. E piace al pubblico a giudicare dall’affluenza ai concerti della IUC e della Filarmonica Romana (non sono stato a quello dell’Academia Nazionale di Santa Cecilia).
È stato bello vedere il Teatro Argentina (che Stendhal definì «il più elegante del mondo») quasi pieno sia nella platea sia nei palchi in una serata piovosa in una Roma dove era arduo trovare un taxi. Il pubblico è stato attratto da una o più di queste determinanti: a) Gloria Campaner, pianista nota ed apprezzata a livello internazionale, ha annunciato che, dopo questo concerto, prenderà un lungo sabbatico; b) una delle prime presenze pubbliche del popolarissimo scrittore Alessandro Baricco, che il 22 gennaio scorso aveva comunicato di essere affetto da una forma di leucemia (ora superata) ed è compagno della Campaner; c) un programma monografico, non antologico come quelli di Gadjiev e di Armellini.
In programma, infatti i Preludi op. 28, una raccolta di 24 composizioni scritte fra il 1831 e il 1839, una per ogni tonalità musicale, sia in modo maggiore che minore. Nonostante il termine preludio sia abitualmente utilizzato per indicare una composizione con il compito di introdurne un’altra, più lunga e articolata, i 24 preludi chopiniani devono essere considerati e analizzati come un’opera a sé stante. Oltre all’op. 28 Chopin scrisse altri due preludi; uno in La bemolle maggiore, pubblicato solo nel 1918, risalente al 10 luglio 1834 e dedicato a Pierre Wolff; l’altro, più noto, in Do diesis minore op. 45, composto nell’agosto 1841 e dedicato alla Principessa Tchernischeff.
Chopin scrisse alcuni dei Preludi, durante il suo soggiorno a Valldemossa, una località vicina a Palma di Maiorca, dove il compositore si recò, fra il novembre del 1838 e il febbraio 1839, insieme alla compagna George Sand per motivi di salute; la coppia era alla ricerca di un clima salutare, rispetto alla piovosa Parigi, per tentare di contrastare la tubercolosi polmonare di cui il compositore soffriva. Il musicista, prima di partire, aveva chiesto all’amico Camille Pleyel di inviargli sull’isola un pianoforte; lo strumento tardò ad arrivare e Chopin fu costretto ad affittarne uno, di scarsa qualità, pur di poter continuare a comporre e a terminare la scrittura dei suoi Preludi. Appena completati i brani vennero spediti a Julian Fontana per la copiatura; le trattative per la pubblicazione furono piuttosto laboriose. Quando il compositore arrivò finalmente a Parigi, i 24 preludi furono acquistati da Pleyel e in seguito stampati da Adolphe Catelin a Parigi nel mese di giugno, poi presso l’editore Wessel a Londra e da Breitkopf & Härtel a Lipsia, sempre nel 1839.
Non vi è una data certa della prima esecuzione. Chopin li suonò sicuramente nell’ottobre del 1839 in una serata di fronte a Moscheles e a Meyerbeer suscitando la loro ammirazione. A partire dall’inizio del ventesimo secolo, i Preludi sono diventati un vero e proprio standard per i pianisti, come dimostra la lunga serie di registrazioni dell’opera a partire dal 1926.
I Preludi di Chopin furono spesso, nel corso degli anni e dei secoli, indicati come “degni successori” dei 24 Preludi per Il clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, anch’essi composti in modo da averne uno per ogni tonalità per i due modi, maggiore e minore (la differenza sostanziale vede l’opera di Bach strutturata in 2 libri di 24 preludi e ventiquattro fughe ciascuno, mentre Chopin non offre una prosecuzione ai suoi preludi).
La pubblicazione dei Preludi provocò molto scalpore nell’ambiente musicale dell’epoca, principalmente per due motivi: da una parte, Chopin sfidava qualsiasi regola classica, votando le sue creazioni a una mancanza di forma evidente, e dall’altra, derogava alle convenzioni del periodo per la breve durata delle composizioni contenute nell’opera (basti considerare come nessun preludio sia più corto di 13 battute, ma contemporaneamente nessuno superi le 89 battute di lunghezza). Questo lavoro chopiniano aprirà la strada ad altri compositori, in primo luogo a Claude Debussy che, con le sue due raccolte dei Préludes, si riallacciò alle realizzazioni del musicista polacco creando composizioni non più legate alla tonalità e che rifuggono da ogni classificazione formale. Rachmaninov, in seguito, riprese, con le sue due serie di Preludi, la scrittura nelle tonalità maggiori e minori.
Gloria Campaner, come detto in premessa, è nota ed apprezzata a livello internazionale. Si è esibita, tra l’altro, in Inghilterra, Cina, Libano, Sudafrica, Spagna, Giappone, Stati Uniti, Myanmar, Sud America. Si dedica alla musica da camera, si interessa alla musica contemporanea, eseguendo in prima assoluta lavori di compositori quali Marton Illès, Marcello Abbado, Jorg Widmann, Vittorio Montalti e Giovanni Sollima. È direttrice artistica dell’Associazione Musicale Vincenzo Bellini di Messina e ha la cattedra di pianoforte alla Nelson Mandela University di Port Elizabeth. Quindi, molto attesa a Roma dove non suona frequentemente.
Nella esecuzione, ha sottolineato, con maestria, l’alternarsi dei due «modi» nei 24 piccoli brani in cui è articolato i Preludi, dando un vero carattere allegro, brillante a quelli in modo maggiore ed uno triste, grigio e malinconico a quelli in modo minore.
Molti applausi e richieste di bis a cui la Campaner ha risposto con il Valzer n. 7 op. 64 n. 2.
Giuseppe Pennisi