LISZT Après une lecture du Dante: Fantasia quasi Sonata (dagli Années de Pèlerinage), Sonetto di Dante “Tanto gentile e tanto onesta” S. 479 da Hans von Bülow, Totentanz. Parafrasi sul Dies Irae S. 525, Recuillement S. 204, Rapsodia ungherese n. 2 in do diesis S. 244 pianoforte Giovanni Bertolazzi
Milano, Museo Teatrale alla Scala, 11 gennaio 2023
Esistono ancora i pianisti lisztiani? Ad ascoltare dal vivo il venticinquenne Giovanni Bertolazzi, vincitore del secondo Premio al Concorso “Liszt” di Budapest nel 2021, non ci sono dubbi: esistono ancora. Parliamo dei pianisti lisztiani autentici, capaci di cogliere la sostanza drammatica e visionaria delle composizioni di Liszt, non di quelli che fanno andare le dita a velocità folle senza sbagliare un colpo ma con buona pace della musica.
Avevamo conosciuto Bertolazzi attraverso il CD d’esordio, registrato sullo spettacolare Borgato Grand-Prix 333 e pubblicato pochi mesi fa, ma l’esperienza dell’ascolto dal vivo al Museo Teatrale della Scala, in un concerto pomeridiano organizzato dall’Associazione “Musica con le Ali”, ci ha lasciato impressioni molto più forti. Bertolazzi ha affrontato un programma tutto lisztiano sullo Steinway del 1879 appartenuto al grande compositore ungherese, che è uno dei pezzi forti del Museo, uno strumento dai colori stupefacenti, in cui ogni registro ha un timbro particolare e che quindi permette all’interprete in grado di leggere in profondità le partiture di Liszt di renderne tutta l’incandescenza e l’iridescenza timbrica. Nella Sonata Dante le parti cantabili avevano un languore e un abbandono commuoventi, come solo i grandi interpreti sanno rendere (lo si era già notato ascoltando il CD) e come si può rendere soltanto su un pianoforte come lo Steinway del Museo della Scala, restaurato alla perfezione. Oltre al cantabile Bertolazzi riesce a fare emergere in modo dirompente la forza drammatica della Dante, che è una sorta di sacra rappresentazione in musica, dai ferrigni e perentori accordi iniziali alle ultime note, anzi drammaticità e lirismo si saldano in un unico lungo arco espressivo. È un virtuoso fenomenale, Bertolazzi, ma un virtuoso che suona sempre con un margine di sicurezza e non il virtuoso scomposto che va all’arrembaggio e prende una nota su due, è un virtuoso che domina la partitura con l’autorevolezza di un Cziffra (infatti il primo bis è stata l’iperbolica trascrizione di Cziffra della Valse triste di Ferenc von Vecsey) e riesce anche a destreggiarsi su una tastiera leggerissima come quella dello Steinway del 1879, che è perfetta per raggiungere grandi velocità e fare i glissandi ma che ovviamente crea qualche problema a livello di controllo.
Lo ha dimostrato una Rapsodia ungherese n. 2 lussureggiante nei colori e nella tensione ritmica, anche se nei fortissimi il suono dello Steinway mancava un poco di rotondità (non era però un grosso problema negli spazi ridotti del Museo della Scala), lo ha dimostrato ancora di più una Totentanz impressionante per la sgranatura dei passaggi veloci, la sicurezza e l’impeto delle doppie ottave, delle doppie terze, delle note alternate e dei ribattuti oltre che per la precisione con cui venivano presi tutti i salti nella coda ma soprattutto per una tensione drammatica portata all’estremo, in un vero e proprio delirio virtuosistico. Se nella trascrizione del Sonetto di Dante “Tanto gentile e tanto onesta” S. 479 da Hans von Bülow Bertolazzi ci è apparso un poco sopra le righe rispetto all’emozionante interpretazione consegnata al CD e così anche nel secondo bis, una Danza rituale del fuoco di De Falla affrontata “alla garibaldina”, in Recuillement ha fatto assaporare autentiche magie sonore in virtù di un tocco calibrato con estrema cura al fine di ottenere sonorità molto morbide e ricche di armonici e di un impiego estremamente accorto del pedale. In Liszt il virtuosismo non è solo il virtuosismo delle note e della velocità, è anche il virtuosismo del suono, la capacità di cogliere le screziature timbriche di una scrittura spesso molto sensuale, soprattutto la capacità di mettere in luci i passaggi armonici più inattesi: proprio la chiarezza con cui certe cadenze della Sonata Dante arrivavano alle orecchie degli ascoltatori davano la misura della sensibilità di interprete di Bertolazzi.
Di fronte a tanta abbondanza viene il desiderio di ascoltare il pianista veronese in una registrazione dei Concerti lisztiani. Speriamo possa essere esaudito a breve.
Luca Segalla