BRAHMS Quartetto per archi n. 2 in la minore, op. 51 n. 2 CHAUSSON Concerto per violino, pianoforte e quartetto d’archi op. 21 Quartetto Eos violino Davide Alogna pianoforte Enrico Pace
Como, Teatro Sociale, 17 gennaio 2023
Splendido concerto realizzato dal Teatro Sociale di Como nell’ambito della sezione “concertistica”, che ha visto ottimi protagonisti il violinista Davide Alogna, il pianista Enrico Pace e il Quartetto EOS, costituito da Elia Chiesa, Giacomo Del Papa (violini), Alessandro Aqui (viola) e Silvia Ancarani (violoncello).
In apertura è stato eseguito il Quartetto per archi in la minore, op. 51 n. 2 di Brahms, che segna la vetta quartettistica, compiuta e matura, del compositore amburghese. Se vi grava la nativa malinconia e vi prevale la nota lirica dell’elegia, tutto si illumina di un riscatto finale e si allevia per certa rarefatta atmosfera, per l’immediatezza di eloquio meno volutamente denso e compatto, per più individuale bellezza di temi convogliati in un alveo di imponderabile poesia, che suggerisce legittimamente l’attributo di “romantico”. Il canto ampio dell’Adagio, che alterna speranza e rassegnazione, avvolge l’ascoltatore in un pio raccoglimento interrotto dalla vitalità ardente dello Scherzo.
Il Quartetto EOS ha suonato con estrema precisione ed entusiastico trasporto, senza concedere nulla all’effetto. È parso stilisticamente convincente. La levigatezza del suono si è unita a una pulizia espositiva alquanto pertinente. Assai convincente l’interpretazione per qualità e fusione di suono, fraseggio fluente e spontaneo, capacità di dare una salda impronta unitaria alla composizione. Il dialogo dei quattro è sempre stato caldo, morbido, umano ed elettrizzante confermando l’alto livello esecutivo del Quartetto EOS.
La seconda parte del concerto è stata caratterizzata dal Concerto per violino, pianoforte e quartetto d’archi op. 21 di Chausson, una pagina raramente eseguita, eppure di pregio, che non merita il disinteresse di cui oggi è circondato. L’andamento è nel complesso rapsodico, ora impetuoso ora trattenuto, e i due strumenti solisti sono impegnati con virtuosismo. La produzione di Chausson va ricordata per il valore di testimonianza che assume nella storia del secondo Ottocento francese. Il Concerto op. 21, scritto nel 1889, è un’opera di concezione originale per la libertà di scrittura, pur lasciando quasi sempre predominanti il violino e il pianoforte. L’intelligenza e la capacità del compositore sfruttano abilmente gli elementi a disposizione, conferendo a questa pagina una ricchezza di sfumature interessante e singolare. Si nota anche, in alcuni passaggi, l’influenza dello stile franckiano, che si manifesta soprattutto nella complessa armonia, nello spinto cromatismo, nella fremente linea di canto e nel criterio costruttivo.
Magnifica l’interpretazione. Il violinista Davide Alogna è stato ammirevole sia nel suono e nella bravura che nella maturazione interpretativa. Si è cimentato con estrema disinvoltura superando agevolmente le difficoltà tecniche e gli ardui passaggi virtuosistici, pur sottolineando abilmente la distesa cantabilità. Si sono apprezzati il bel vibrato, l’arcata sicura e l’intonazione perfetta. Purissimo, caldo e cesellato il suono. Alogna unisce in mirabile maniera la musicalità, la qualità del suono, l’estro interpretativo e la perfezione classica, elementi difficili da trovare riuniti in un solo artista.
Encomiabile il pianista Enrico Pace. La sua classe si è fatta apprezzare appieno. La sua interpretazione ha nel gusto per un fraseggio vivissimo e arioso, per la flessibilità ritmica e la finezza timbrica i tratti decisivi. Il suo pianismo è pulito e scintillante, espressivo e inventivo, pur restando conforme alla partitura, nella finezza timbrica e dinamica. Molto attenta e precisa la cura del suono. Nitido e brillante il tocco. Un pianista di grande stile, che suona con intensità, brillantezza, eleganza e gusto straordinari.
Il Quartetto EOS (come in Brahms) ha sfoggiato un suono pieno e dinamico, ricco di sfumature e articolazioni, brillante nei passaggi tecnici e disteso in quelli cantabili. Ha interpretato correttamente la poetica di questa musica. Esaltante l’interpretazione per freschezza e profondità.
I musicisti hanno offerto, come bis, un autentico gioiello: l’Adagio dal Doppio Concerto in re minore per violino, pianoforte e archi MWV 04 del quattordicenne Mendelssohn. È una graziosa e delicata melodia che impegna il violino e il pianoforte in uno scambievole gioco delle parti.
Alberto Cima
Foto: Alessandro Nespoli