FAURÉ Pavane in fa diesis minore op. 50 FRANCK Variazioni sinfoniche per pianoforte e orchestra MENDELSSOHN Sinfonia n. 3 in la minore “Scozzese” op. 56 pianoforte Viviana Lasaracina Orchestra I Pomeriggi Musicali, direttore Alessandro Cadario
Milano, Teatro Dal Verme, 4 marzo 2023
“Tre studi sulla malinconia”: così veniva descritto il programma del concerto presentato in stagione dai Pomeriggi Musicali, che affiancava due pagine note come la Pavana di Fauré e la Scozzese di Mendelssohn ad un “concerto” per pianoforte di rara esecuzione come le Variazioni sinfoniche (1885) di Franck. Raro anche perché, come molte pagine simili, di difficile inquadramento e, conseguentemente, esecuzione: quindici minuti la cui curva drammaturgica è “quella, molto frequente in Liszt, afflizione-consolazione-trionfo” (Rattalino), con un’eco evidente nell’incipit di quell’invocazione di Orfeo alle Furie che si associa tradizionalmente al Quarto Concerto di Beethoven e che, nel fluire delle variazioni, richiede un pianismo dallo schietto virtuosismo, seppure non appariscente, un pianismo che “con la tecnica di Saint-Saëns pretende il suono di Busoni”, come mi ha detto privatamente un grande strumentista odierno. Viviana Lasaracina è pianista dal tocco leggero e brillante, tecnicamente fluida, che preferisce la ricerca di colori all’enfasi retorica: splendida, quindi, la ripetizione sempre variata nel colore delle figure ritmiche in sedicesimi che appaiono in una delle ultime variazioni ma, per contro, un poco debole la perorazione finale, con quelle ottave così perentoriamente declamanti.
Cadario cerca una dialettica continua con la solista, in una lettura ampiamente contrastata e sfumata, assecondando perfettamente lo spirito di una pagina difficile ma stimolante: peccato, a questo punto, non avere inserito anche Les Djinns, altra breve pagina franckiana oggi quasi scomparsa. Il concerto si era aperto con una lettura della Pavane di Fauré tutta percorsa da brividi melanconici, ma anche da un giusto distacco aristocratico ed estetizzante nel fraseggio, e si è chiuso con l’ampia Scozzese di Mendelssohn, che il direttore varesino ha rifinito con grande cura, lavorando più che sui grandi effetti (non ottenibili con un’orchestra delle dimensioni dei Pomeriggi), sui minimi dettagli, con una chiarezza di equilibri sonori fra le varie sezioni che diventa subito fattore espressivo. E taluni scabrosi passaggi, come quello, nel terzo movimento, tra la marcia funebre e il ritorno del tema principale, sono gestiti con grande eleganza ed efficacia, fino ad un finale in cui l’imponente tema dei corni non assume incongrue anticipazioni bruckneriane ma vive di una rustica, genuina schiettezza. Successo convinto tributato da un pubblico che era ben lontano dal riempire il teatro, purtroppo.
Nicola Cattò
Foto: Lorenza Daverio / Ginevra Piccinin