PUCCINI La bohème M. Sicilia, K. Wang, M. Kim, E. Balbo, W. Hernandez, F. Leone, D. Piva; Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino, direttore Giacomo Sagripanti regia Bruno Ravella ripresa da Stefania Grazioli scene Tiziano Santi costumi Angela Giulia Toso
Opera di Firenze, 22 novembre 2023
Bohème da record, al Maggio Musicale Fiorentino. La recita vista era pienissima di stranieri, ospiti certamente di una delle più belle città del mondo. Così si fa cassa e il teatro tirerà un sospiro di sollievo dopo il commissariamento dovuto a beghe contabili. Ma lo spettacolo della Bohème fiorentina non può che aver lasciato delusi. Oltre agli applausi entusiastici degli ospiti non si è andati. Innanzitutto una scenografia, quella di Tiziano Santi, del tutto inadeguata al palcoscenico del Maggio. Una pedana sottodimensionata, con una baracca sopra che lasciava solo intuire la soffitta tradizionale abitata dai bohémiens. Nel secondo atto un Caffè Momus vasto, ma con gli spazi mal sfruttati e nel terzo atto la Barriera d’Enfer assolutamente inadeguata e una locanda dove si trovano ospiti Marcello, Schaunard, Rodolfo, Colline e Musetta invisibile con una garitta, al posto dell’ovvio albero dove Mimì non si nasconde ma canta a viso aperto. La regia, di Bruno Ravella, ripresa da Stefania Grazioli, è inoltre un’accozzaglia di errori patetici. Nulla, insomma, dello spettacolo, è stato all’altezza del manoscritto pucciniano. L’Orchestra diretta da Giacomo Sagripanti, ha iniziato con un tempo molto vivace, allargando nei momenti più lirici ma tenendo poco conto delle indicazioni dell’autore e rallentando esageratamente per seguire i tempi e le pause esasperanti di Mimì, una Mariangela Sicilia che ha cantato sì bene, ma imponendo tempi non corretti. D’altra parte i suoi colleghi non erano più precisi. Rodolfo, Kang Wang, ha subito esordito con una voce dal timbro quasi inascoltabile, pur dotato di buoni acuti, dimostrando una assenza di empatia che si è fatta sentire durante tutta la recita. Non molto meglio hanno infine fatto Marcello, Min Kim, che forse a causa della voce fredda è entrato in scena sbavando liberamente il Mar Rosso che stava dipingendo e migliorando sensibilmente soltanto nel finale. Di poco conto anche le voci di Colline, affidato a Francesco Leone, e lo Schaunard di William Hernandez. Bene se la sono cavata i comprimari Davide Piva, Benoit e Alcindoro, nonché la Musetta di Elisa Balbo, comunque inefficace, forse anche condizionata dalle scelte registiche, nelle sue arie, il valzer e la preghiera. Di grande impatto il Coro al secondo atto, mentre l’Orchestra, diretta con bel gesto da Sagripanti, non ha fatto che seguirlo pedissequamente producendo un suono discretamente compatto ma non all’altezza di altre prestazioni cui ci aveva abituati. Grande successo di pubblico e ovazioni per tutti.
Davide Toschi