MONTEVERDI L’incoronazione di Poppea R, Mameli, F. Fiorio, J.M. Lo Monaco, E. Torre, F.D.E. Sacchi, C. Guida, C. Nicastro; Orchestra Monteverdi Festival Cremona Antiqua, direttore Antonio Greco, regia, scene, costumi e luci Pier Luigi Pizzi
Teatro Verdi di Pisa, 12 gennaio 2024
C’è una protagonista da cui dobbiamo partire per apprezzare questa Incoronazione di Poppea, prodotta dal Teatro di Cremona, assieme al Teatro di Pisa, a OperaLombardia e all’Alighieri di Ravenna, visto lo scorso gennaio al Verdi di Pisa. Ha nome Roberta Mameli, una musicista di raro livello che ha scelto di crescere gradualmente con la sua voce senza azzardare repertori e personaggi distanti dalle sue predilezioni barocche e di musica antica. È cresciuta costantemente e, al riparo da sovracuti e puntature dove si chiedono talenti a lei sconosciuti, vive la professione con una coerenza e intelligenza rarissima, che la rendono uno dei migliori soprano del mondo per il repertorio antico e barocco.
Ecco, la sua presenza ha impreziosito il titolo che, senza una vera protagonista, avrebbe avuto ben altro esito, viste le realizzazioni essenziali di scena, regia, costumi e luci, affidate a Pier Luigi Pizzi che ha giocato più sul piano concettuale, ammiccante, impertinente e allusivo, che non esplicito, manifesto. E l’opera monteverdiana si presta a questa doppia interpretazione con le sue continue allusioni ad una sessualità, esplicita nel testo, più cervellotica nello spettacolo di Pizzi, che gioca più sulla sensualità naturale degli interpreti. In questa chiave, Roberta Mameli conferisce alla recita tutta la carnalità che si rivela nella morbidezza della sua voce e nella figura concupiscente che riesce a proporre.
Lo spettacolo è così definito e benissimo raccontato dai solisti dell’Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua, guidati da un ispirato Antonio Greco, responsabile anche delle scelte musicali della partitura, quella veneziana arricchita dai ritornelli strumentali della versione napoletana. Scelta perfettamente aderente ai gusti del pubblico e alle destrezze degli orchestrali, fra i quali menzioniamo l’impegno all’arpa di Margherita Burattini e al flauto e dulciana di Giulia Eletta Breschi.
Non vi sia invidia o acredine per la poca descrizione degli altri solisti in palcoscenico. Perché ottimamente interpretata era anche l’Ottavia di Josè Maria Monaco, mezzosoprano conosciuto in altro repertorio ma qui presente in voce netta, benissimo affilata per presentare un personaggio lacerato, offeso ma ricco di dignità e perfettamente decifrabile nel suo determinatissimo carattere.
Federico Fiorio è stato un Nerone dotato di contorni di voce duttile e ben impostata, che tradisce debolezza e sudditanza nei confronti dei propri desideri e sottolinea dolcezze rare. Ma manca di corpo, di vigore quanto forse il personaggio richiederebbe. Buona la sua prova, comunque.
L’ottima prova di Federico Domenico Eraldo Sacchi si delinea, dal secondo atto in poi, in un crescendo di intensità che corrisponde a un personaggio affettato dalle proprie certezze filosofiche, ma anche da una tenerezza di cuore che ben si definisce dalla voce stentorea e ben modulata, con gravi invidiabili, dell’interprete.
Ottone, Enrico Torre, è ben caratterizzato da voce correttamente istruita ma priva di luci, così come la Drusilla di Chiara Nicastro e l’Arnalta di Candida Guida, che dimostrano altresì un grande rispetto per la parola e una chiara e buona attenzione al testo e alla recitazione.
L’incoronazione di Poppea è stato un buon successo di una produzione originale e preziosa che ha incontrato l’interesse del pubblico pisano, che ha riempito il teatro di applausi e di giovani.
Davide Toschi