PUCCINI Tosca V. Dzhioeva, M. Karahan, I. Inverardi, F. Leone, A. Nardinocchi, S. Korkmaz, F. Musinu; Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari, Coro di voci bianche del Conservatorio di Cagliari, direttore Beatrice Venezi regia Pier Francesco Maestrini (ripresa da Daniela Zedda) scene Juan Guillermo Nova costumi Marco Nateri
Cagliari, Teatro Lirico, 17 marzo 2024
Opera amatissima, Tosca è uno dei titoli inossidabili del repertorio lirico nazionale ed internazionale ed è stata scelta dal Teatro Lirico di Cagliari per rendere omaggio a Giacomo Puccini nelle celebrazioni del centenario della sua morte. L’allestimento (già andato in scena in città nel 2019) prevedeva la regia di Pier Francesco Maestrini (ripresa in questa occasione da Daniela Zedda), le scene cupe e feroci di Juan Guillermo Nova, le luci fosche di Pascal Mérat (riprese da Jean Paul Carradori) e i costumi di Marco Nateri. Maestrini sceglie una chiave narrativa molto scorrevole, in accordo con la scenografia, che oltre a ricostruire classicamente gli ambienti della tragedia, si avvale anche della proiezione di immagini, creando una sequenza di quadri che si compongono e scompongono sotto gli occhi dello spettatore. Un’ambientazione molto opprimente, ma suggestiva, per una storia di amore e morte resa immortale dalla musica del grande compositore di Lucca, tra aneliti rivoluzionari e spietatezza di regime, inganni e ambiguità.
Cast di buon livello con la direzione di Beatrice Venezi, che non tradisce il dettato verista di Tosca e ne conferma la grande potenza sonora: sotto la sua guida l’opera si è snodata in modo omogeneo e coeso, senza grandi tensioni, lasciando in primo piano il suono lussureggiante tracciato da Puccini.
Ricopriva il ruolo principale Veronika Dzhioeva, una Tosca fiera e indomita, vocalmente notevole, dotata di buona presenza scenica. Il soprano osseto ha padroneggiato la situazione affrontando con sicurezza la sua parte: nel passionale duetto del primo atto, come in tutto il secondo atto nel quale era evidente l’attenzione posta in ogni singola frase, sempre carica di intensità. Una Tosca in stile verista, la sua, appena interrotta dalla parentesi lirica di “Vissi d’arte”, dove la cantante ha sfruttato una buona gamma di sfumature e di fraseggio. Era in buona forma anche il Cavaradossi di Murat Karahan, appassionato nella sua aria di sortita, “Recondita armonia”. Un timbro pulito e uniforme che emerge soprattutto nei momenti di abbandono sentimentale e nei duetti del primo atto, quanto nel commosso dolore di “E lucevan le stelle”.
Rafforzata dalla regia di Maestrini la commistione tra religione e potere sintetizzata nel personaggio di Scarpia: il cuore malvagio dell’opera, qui impersonato dall’imponente Ivan Inverardi, a proprio agio in un personaggio così complesso, di cui esplora finemente l’ambiguità violenta già nel “Te Deum”, che illumina il pubblico sulla sua reale natura diabolica. Una natura che Venezi mette in evidenza ogni volta che Puccini ne ricorda l’oscurità interiore con il tetracordo inquietante che apre l’opera e ricorre in tutte le scene di Scarpia: dissonante, lento, ruvido, capace di trasmettere il suo male e il suo potere.
Apprezzati tutti i comprimari, tra cui spiccava il disperato Cesare Angelotti di Francesco Leone, e preparati ed attenti il Coro del Teatro Lirico e il Coro di voci bianche del Conservatorio di Cagliari (rispettivamente diretti da Giovanni Andreoli e da Francesco Marceddu). Molto solida, nel suo complesso, la prova dell’Orchestra, qui schierata a sostenere una partitura che, qualora fosse necessario, ci dimostra ancora una volta la genialità di Puccini, autore molto più complesso di quanto non emerga dalla fluida facilità con cui comunica.
Myriam Quaquero