HÄNDEL GALA (musiche da Il trionfo del tempo e del disinganno, Giulio Cesare, Muzio Scevola, Rinaldo, Rodelinda, Vincer se stesso, Agrippina) G. Bolcato, S. Bar, N. Tamagna, G. Nanni; Enea Barock Orchestra, violino e direzione Gabriele Pro
Roma, Palazzo Pamphilj, Sala del Palestrina, 13 settembre 2024
LUCIFERA (musiche di Hasse, Torri, Pollarolo, Barbella, Bononcini, Vinci) mezzosoprano Vivica Genaux Enea Barock Orchestra, violino e direzione Gabriele Pro
Roma, Acquario Romano, 14 settembre 2024
Roma va riscoprendo da qualche tempo le sue radici musicali più autentiche: quelle legate al suo peculiare grand siècle, ossia l’arco cronologico che dalla fine del Cinquecento si spinge a comprendere tutto il Seicento e i primissimi decenni del Settecento. Quando tal prezioso e vasto patrimonio sonoro s’ambienti nei luoghi ad esso coevi o in altri comunque suggestivi, l’incantesimo è servito… Così il neonato festival BaRò, iniziativa dell’Enea Barock Orchestra, con l’attenta direzione artistica di Francesca Ascioti, ha offerto dal 6 al 14 settembre quattro concerti di varia accezione: il popolare Vivaldi in rock! sulla scalea Bruno Zevi di Valle Giulia, Il concerto barocco da Roma all’Europa al Forte Antenne di Villa Ada, l’Händel Gala nella Sala del Palestrina a Palazzo Pamphilj e il recital Lucifera di Vivica Genaux all’Acquario Romano.
Siamo andati con non poca curiosità all’Händel Gala, vuoi per l’obbiettivo interesse del programma, vuoi per godere della sconosciuta bellezza di Palazzo Pamphilj, quasi mai aperto al pubblico per esser la sede dell’Ambasciata del Brasile. Bellezza datata 1650 e firmata dall’architetto Girolamo Rainaldi, d’un barocco in fondo austero e caratterizzato, dopo una solenne facciata, da scaloni, gallerie e sale di imponente grandiosità. Vi abitò per anni l’odiata (dai romani) donna Olimpia Pamphilj, l’intrigante e potente cognata di papa Innocenzo X. La sala del Palestrina è un armonioso capolavoro di Francesco Borromini e, contrariamente ad ogni attesa, d’ottima acustica. Il suono dell’Enea Barock Orchestra vi si espandeva infatti senza riverberi e con tutti i giusti colori. Fondato nel 2018 dalla stessa Ascioti in occasione della prima esecuzione italiana della serenata Enea in Caonia di Johann Adolph Hasse, dal 2019 il complesso è guidato da Stefano Montanari e dal 2023 anche e soprattutto dal violinista Gabriele Pro. Giovanissimo costui (ventisette anni) e invero bravissimo: perché ha diretto, violino in spalla, la numerosa compagine – in gran prevalenza di suoi coetanei e di strumenti modo antiquo – con piglio autorevole, con un suono ricco e vibrante, con tempi incalzanti e vivi, (ma non parodistici). I due Concerti grossi dall’op. III del Sassone ne hanno dato brillante contezza. Spiccavano, tra i cantanti chiamati alla bisogna d’un buon numero di arie e duetti händeliani, il soprano Giulia Bolcato e il controtenore Nicholas Tamagna. La Bolcato è nota ai lettori di MUSICA per le cinque stelle a lei tribuite (da Claudio Bolzan sul numero 356) per il suo CD dedicato a Barbara Strozzi. Dal vivo ha confermato di possedere una voce dal timbro squisitamente femminile, ricca di colori, elegante senza alcuna di quelle leziosità che in tal repertorio sovente si trovano. La tecnica impeccabile, il dominio d’un luminoso registro acuto, le hanno consentito di rendere in modo esemplare “Se pietà di me non senti” da Giulio Cesare, il duetto “Io t’abbraccio” e l’aria “Mio caro, caro ben” da Rodelinda. Il controtenore americano Nicholas Tamagna ha cantato più volte all’Opera di San Francisco e al Metropolitan di New York, oltre che a Sidney, al Bayreuth Baroque, a Tel Aviv, a Göttingen, a Vienna, un repertorio prevalentemente sei-settecentesco, ma con alcune apprezzate incursioni nel contemporaneo. La voce è di contralto, assai bella e naturale, estesissima e con forti capacità virtuosistiche: “Cara sposa” dal Rinaldo, il duetto dalla Rodelinda e naturalmente “Venti, turbini” ancora dal Rinaldo, ne hanno dato acclamatissima prova. Siamo rimasti meno colpiti dal mezzosoprano Shakèd Bar. Nella sua prima aria “Un pensiero nemico” da Il trionfo del tempo e del disinganno, non tutto era impeccabile, mentre “Dopo notte” dall’Ariodante appariva sì migliore, ma non esaltante, anche per una qualche volontà di tener presente Cecilia Bartoli. Il baritono romano Giacomo Nanni, infine, mostrava una grande precisione esecutiva, ma anche una voce di qualità assai limitata. Il gran finale vedeva tutti i solisti riuniti nel quartetto “Lieto il Tebro” dall’Agrippina, opera che verrà proposta per il BaRò Festival del 2025.
Non meno interessante di Palazzo Pamphilj era la location dell’ultimo concerto: quell’Acquario romano che è un edificio di fine Ottocento, destinato in origine ad essere un “museo marino”, poi variamente deturpato e sottoimpiegato (circo, magazzino, uffici comunali etc.). Oggi finalmente, dopo gli attenti restauri, appare una magnifica sala liberty racchiusa nello scrigno d’uno fra gli edifici più originali della Roma umbertina. Ove il recital Lucifera di Vivica Genaux, sempre con l’Enea Barock Orchestra e Gabriele Pro, ha avuto un’ambientazione originalissima. La cantante di Fairbanks (Alaska) è stata invero pochissimo presente a Roma: la ricordiamo solo di recente a Santa Cecilia per un eccezionale Holophernes nella Juditha triumphans di Vivaldi. Eppure è tuttora una delle più autentiche e affascinanti dive del belcanto. La voce è bruna, vellutata, penetrante, timbrata in tutta la ragguardevole estensione; la virtuosa sembra non conoscer limiti nelle agilità di grazia e di forza, nel canto legato o di sbalzo, in una dinamica che dalle sfumature più lievi va ad espandersi con risonanze di notevole potenza (taluni acuti hanno fatto vibrare la cupola dell’Acquario). L’interprete e la stilista vanno di pari passo nel trarre in luce la vasta gamma degli affetti che un programma, da far tremare le vene ai polsi a molte sue colleghe, chiedeva, anzi imponeva. Al fatto poi la scelta delle arie appariva molto meno “luciferina” di quanto il titolo non facesse prevedere (anche se il canto barocco da magia e follia mai realmente prescinde): Johann Adolph Hasse era il nome più ricorrente (a far da giusto contraltare all’ Händel Gala), con pagine dal Viriate e dall’Erminia, affiancate da altre del Pollarolo, di Bononcini, di Pietro Torri e di Leonardo Vinci. Di realmente infernale c’erano solo “Barbaro, va a provar” e “Venite veloci, o spirti d’Averno” dall’Amadis del Torri, ghermite con vocalità rutilante e accenti di profonda scolpitura. Tuttavia anche le arie di carattere più meditativo, dalla vocalità spianata o meno prepotente, hanno trovato nella Genaux un’interprete di non comune intensità espressiva. A furor di popolo il classico bis di “Agitata da due venti” dalla Griselda di Vivaldi, con grida e applausi fin nella piazza antistante. Occorre tuttavia dire che merito almeno pari in tal lusinghiero esito del concerto, va all’Enea Barock Orchestra e soprattutto a Gabriele Pro: che, con quell’aria da pacioso studente, appena imbraccia il violino e dà l’attacco ai suoi musicisti, si trasforma in un direttore di scatenato talento, capace di suscitare empiti sonori tempestosi assai, eppur sempre stilisticamente impeccabili. Basterà additare quella Sinfonia in sol minore di Hasse, il cui primo Allegro era a dir poco elettrizzante; o per contro le delizie strumentali profuse nel Concerto per mandolino (solista Sonia Maurer) di Emanuele Barbella. A Gabriele pronostichiamo magnifiche sorti e progressive, purché non sia mai appagato dal bel traguardo del momento, ma tenda sempre a quello successivo e migliore.
Maurizio Modugno