Alla ricerca delle radici: Calesso, Gibboni e Trieste

WAGNER Preludio e morte di Isotta BUSONI Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 35° STRAUSS Don Juan, poema sinfonico op. 20; Tod und Verklärung, poema sinfonico op. 24 violino Giuseppe GibboniOrchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, direttore Enrico Calesso

Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, 18 ottobre 2024

È suonato forte e chiaro l’orientamento impresso da Enrico Calesso alle proprie scelte come direttore stabile del Comunale. E la scelta è quella più logica e motivata, quella che tutti si aspettano da Trieste e dal suo teatro, anche se il teatro porta il nome di Verdi: una programmazione in linea con lo snodo culturale mitteleuropeo a lungo vissuto e rappresentato dalla città. Quello che è difficile fare con un cartellone operistico, lo si può fare in una stagione sinfonica. Ecco allora in evidenza in questo torno di mesi, in aura wagneriana e post, i nomi di Busoni e Richard Strauss e la settima di Bruckner che si ascolterà il 23 novembre, in attesa di Der fliegende Holländer annunciato per la prossima primavera con la regia di Brockhaus. A voler mettere ulteriormente a fuoco il programma vi si scopre un’ombra lunga che lo conforma. È il grande tema, il mistero della morte, che la musica (e forse solo la musica) sublima.  Sempre Wagner a dettarlo con Tristan, ma già “visualizzato” nella geniale ridda macabra dell’Olandese. Se avesse voluto andare fino in fondo, senza rinunciare a Busoni (nome che rientra per nessi familiari nell’ottica tergestina), Calesso avrebbe potuto inserirvi la Berceuse élégiaque in morte della madre. Ma forse sarebbe stato troppo. Di Busoni ha invece felicemente voluto l’immagine eccentrica del Concerto per violino e orchestra, che nel programma di venerdì scorso sembrava un cuneo di cristallo piantato nella “notte trasfigurata” di Wagner e di Strauss. Una scintillante scheggia di cristallo, anzi di diamante, per come esce lavorata dal talento monstre diGiuseppe Gibboni con la lucida e serrata corrispondenza del direttore. È il Busoni nel momento inziale della sua transizione al complesso processo creativo d’inizio alla confluenza dei due secoli, tanto da affidarlo non al “suo” strumento, ma al violino, sicché ne scaturisce un concerto che è più lisztiano che brahmsiano, in cui urgono la fantasia e la libertà formale. Proprio quello che si esalta nelle sbalorditive qualità (e quantità) di suono in Gibboni, compreso quel “mit humor” che guizza nel primo movimento. Quello che affascina e porta a visibilio il pubblico non è più il virtuosismo, ma la formidabile nervatura formale e le incandescenze che lo alimentano. A furor di popolo, dopo l’impetuoso Allegro conclusivo di Busoni, sono venuti gli extra: la coda di variazioni e capriccio, che è sembrata frutto di una intelligenza artificiale in cui sia stato trapiantato un cuore.

Aperto da Preludio e morte di Isotta cui l’orchestra ha dato non solo funzione di sigla epocale ma profonda tensione di respiro, il concerto si è concluso con i due poemi sinfonici che rievocano alla mia memoria il ricordo di Vito Levi (musicologo-patriarca triestino).Raccontava Levi di quando — lui, giovane compositore e critico — era andato ad omaggiare Richard Strauss al termine del concerto diretto al Verdi nel 1931, timidamente manifestando la sua smisurata ammirazione per Don Giovanni, Morte e trasfigurazione e Till Eulenspiegel. Al che il Maestro, quasi schermendosi con un sorriso, aveva commentato: “sono solo lontane esperienze giovanili”. Con un’orchestra di grande omogeneità e duttilità, Calesso ha offerto un’interpretazione di ammirevole equilibrio nello scavo visionario del sinfonismo e nella lucidità dialettica: dal bramante, rivelatorio tema del Don Juan al dileguarsi della trasfigurazione, di un “dopo” insondabile se non appunto dalla musica.  Acclamazioni a non finire. Buon segno, a stimolare l’attesa e l’attenzione per il prossimo appuntamento della stagione: in lista, prima di Bruckner, non più la giovinezza ma, con il leggendario Concerto per oboe, il crepuscolo estremo di Richard Strauss.

Gianni Gori              

Foto: F. Parenzan

Data di pubblicazione: 23 Ottobre 2024

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