Gli incanti brahmsiani di Fischer a Vicenza

BRAHMS Danza ungherese n. 17 in fa diesis (orchestrazione di Dvořák); Concerto in RE per violino e orchestra Op. 77; Danza ungherese n. 3 in FA; Sinfonia n. 3 in FA Op. 90 violino Veronika Eberle Budapest Festival Orchestra direttore Iván Fischer

Vicenza, Teatro Olimpico, 25 ottobre 2024

Appuntamento imperdibile anche quest’anno con il Vicenza Opera Festival, voluto e ideato nel 2018 dal direttore magiaro Iván Fischer che, innamoratosi del palladiano Teatro Olimpico, da anni fa tappa in città per alcuni concerti e per la messinscena di un’opera. Sempre in compagnia della sua orchestra, la formidabile Budapest Festival Orchestra, da lui fondata assieme a Zoltán Kocsis nel 1983. Molto compatto il programma del concerto vicentino, collocato tra le tre rappresentazioni dell’Ariadne auf Naxos di Richard Strauss (recensita da Luca Segalla), e tutto dedicato a Johannes Brahms.

Apertura con la Danza ungherese n. 17 in fa diesis minore nell’orchestrazione di Antonín Dvořák che, dopo un avvio raccolto e malinconico, prosegue e si chiude con un episodio festoso suonato con raffinatezza e suprema eleganza dall’orchestra. Un’introduzione ideale per il successivo Concerto per violino e orchestra op. 77, una pagina monumentale che richiede al solista non solo doti tecniche, ma perfetta intesa con il direttore e profondità di ispirazione. Veronika Eberle – presentatasi in stampelle per un infortunio alla caviglia – si è dimostrata artista di straordinaria musicalità e solidità tecnica. L’ampia introduzione orchestrale, staccata da Fischer con un fraseggio parlante e suonata dall’orchestra ungherese con suono compatto e di smagliante impatto, ha offerto alla violinista tedesca un viatico ideale per la sua entrata. Subito si è colto il fraseggio imperioso e volitivo con cui la Eberle ha condotto tutto il primo tempo (Allegro non troppo), alternando con disinvoltura i difficili passaggi in doppie corde previsti dalla scrittura brahmsiana alle pagine dolci e sognanti di cui si compone il movimento. Liricissimo il secondo tempo “Adagio” cantato in perfetta sintonia con il direttore e l’orchestra, nella quale si sono distinti i magnifici fiati cui Brahms affida una parte quasi protagonistica. Nel finale direttore e violinista hanno voluto accentuare la derivazione popolaresca, quasi magiara, del tema di apertura, introducendo dei sottili rubati che per un attimo sembravano sospendere il ritmo del tema, ed enfatizzando l’andamento “giocoso” cui si riferisce Bramhs nel denominare questo movimento “Allegro giocoso”. Esecuzione premiata da una meritatissima ovazione da parte del pubblico che assiepava il teatro vicentino.

Seconda parte aperta dalla struggente ed elegante Danza ungherese n. 3, seguita dalla Terza Sinfonia op. 90di Brahms, che Fischer e la sua orchestra hanno eseguito tra intimità e slancio grandioso, con un fraseggiare di estrema naturalezza, con un perfetto ed elegante gioco di incastri tra i meravigliosi fiati e il caldo velluto degli archi, con trasparenze quasi cameristiche nell’Adagio. Apice interpretativo il tono nostalgico e meditativo del terzo movimento, con uno dei temi più struggenti e affascinanti scritti da Brahms, che i musicisti hanno reso con partecipazione e con grande afflato. Nell’Allegro finale Fischer è sembrato ricapitolare gli empiti dei precedenti movimenti, equilibrando l’esito drammatico con i momenti distesi e cantabili, fino alla chiusa sommessa e pacificante. Un’esecuzione davvero splendida, segno di una rara maturità di interprete. Bis corale a sorpresa con gli strumentisti chiamati a intonare a cappella un Lied di Brahms, unica orchestra al mondo che sia in grado di trasformarsi anche in un favoloso coro.

Già annunciato il programma del 2025, con il mozartiano Don Giovanni.

Stefano Pagliantini

Data di pubblicazione: 29 Ottobre 2024

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