VERDI Messa da Requiem soprano Maria Teresa Leva mezzosoprano Deniz Uzun tenore Francesco Demuro basso Adolfo Corrado Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano, direttore Michele Gamba
Auditorium di Milano, venerdì 1° novembre 2024
Il venerdì di Ognissantic’è l‘atmosfera delle grandi occasioni, in un Auditorium di Milano tutto esaurito per la seconda esecuzione della Messa da Requiem di Verdi dedicata alla memoria del fondatore del coro Romano Gandolfi, in occasione del 90° anniversario della nascita. Il passaparola cittadino dei bene informati narra di un’esecuzione inaudita per sonorità ed espressione e la curiosità si è certamente diffusa, notandosi la presenza in sala dei personaggi più noti della cultura musicale meneghina. Per quanto mi riguarda la curiosità è di vedere e ascoltare il maestro Michele Gamba in uno dei brani più iconici del repertorio sacro, quel Requiem di Verdi andato “in scena” la prima volta nella chiesa di S. Marco a Milano il 22 maggio 1874 diretto dall’autore.
E devo dire che la curiosità è stata sicuramente soddisfatta da un’esecuzione indubbiamente concertata con grande cura e attenzione dal direttore, che ha chiesto al coro e ai solisti un’attenzione all’espressione della parola e fraseggi molto rispettosi dei colori verdiani in partitura. Altro motivo di interesse, la presenza di un quartetto vocale giovane, dalle voci fresche e libero da grossi preconcetti interpretativi, capace di assorbire le suggestioni provenienti dal podio senza remore.
Che dire? Le attese sono state in buona parte soddisfatte avendo ascoltato un Requiem di grande intelligenza musicale da parte della direzione, corrisposto con entusiasmo e disponibilità da parte delle forze musicali.
Il Coro Sinfonico, fondato nel 1998 dal maestro Gandolfi, è una formazione corale semi- professionista a cui non si possono chiedere raffinatezze d’emissione di analoghe formazioni professioniste (troppe presenze all’interno del gruppo sarebbero ben oltre la soglia del ritiro per ragioni di età), ma il gruppo in questa occasione si dimostra preparato, disciplinato e disponibile ad assecondare i piani sonori richiesti dal podio, in particolare alcune intenzioni di fraseggio e sottolineature testuali che dimostrano la cura della concertazione.
Cura che viene ampiamente confermata anche dal quartetto di solisti vocali, che avrebbe dovuto essere formato tutto da giovani, ma ha visto l’inserimento del più esperto Francesco Demuro al posto dell’indisposto Giovanni Sala. Anche in questo caso è risultato evidente il lavoro di concertazione compiuto dal maestro Gamba: niente ricerca di personalismi fuori luogo nel fraseggio, ma grande attenzione alla parola con sottolineature drammatiche ben scelte, piani sonori ben calibrati in funzione di voci ottime, ma certo prive del peso necessario ad affrontare una lettura del Requiem di tipo più “tradizionale”. È il caso del mezzosoprano Deniz Uzun, bella voce ma piuttosto chiara dal punto di vista timbrico e carente nel registro grave per la scrittura verdiana. Adolfo Corrado, a 30 anni, è solo all’inizio di una carriera che si prospetta importante, ma al suo primo Requiem (almeno credo, a vedere dal suo calendario recente) mostra ancora una mancanza di autorevolezza e agio nei confronti della parte. Francesco Demuro subentrato — non so con quanto tempo a disposizione — si impegna a seguire le indicazioni del podio per quanto riguarda colori e fraseggio, ma risolve quasi sempre i piano usando il falsetto e nel salire al registro superiore non si può fare a meno di notare come la voce sia in effetti troppo piccola, più adatta a quello che è il suo repertorio d’elezione (Bellini, Donizetti e il Verdi più leggero di Rigoletto e Traviata), piuttosto che il Requiem.
Da ultima la prova del giovane soprano Maria Teresa Leva, per molti aspetti la migliore della serata, che mi si dice in lista per diventare uno dei migliori soprani lirico/lirico spinto del futuro. Per lei qualche limite nella parte più grave della tessitura, che si fa sentire soprattutto nel Libera me Domine conclusivo, è compensato da acuti luminosi nei quali riesce a sfoggiare anche un bel controllo dei diminuendo scritti da Verdi in partitura.
Se non si fosse capito finora, il successo dell’esecuzione di questo Requiem risiede alla fine nella bella mano direttoriale di Michele Gamba, un direttore d’orchestra capace di utilizzare al meglio il materiale vocale e strumentale a sua disposizione. La sua lettura del Requiem è naturalmente spontanea, ripulita da inutili enfasi, a tratti scorrevole, perfettamente calibrata nelle macro dinamiche e ben bilanciata nei dettagli, certo lontana dalle aspettative di appassionati che ancora rimpiangono i “tonitruantismi” di certa tradizione interpretativa, che nell’effetto del momento trova il suo scopo drammatico, ma che riconcilia con una visione più intima e introspettiva della partitura verdiana.
Riccardo Cassani
Foto: Angelica Concari