DVOŘÁK Rusalka A. Gregorian, A. Smith, G. Bretz, A. Rachvelishvili, E. Gubanova, P. Hoare, M.R. Wesseling, A. Zhilikhovsky, J. Aleksanyan, I. M. Dan, V. Pluzhnikova; Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, direttore Dan Ettinger regia e scene Dmitri Tcherniakov costumi Elena Zaytseva luci Gleb Filshtinsky video designer Alexej Poluboyarinov lead animation artist Maria Kalatozishvili drammaturgia Tatiana Werestschagina
Napoli, Teatro di San Carlo, 20 novembre 2024
La stagione 2024-2025 del Teatro San Carlo, l’ultima della gestione Lissner, si è aperta con una messinscena singolare di Rusalka di Antonín Dvořák, ideata dal regista Dmitri Tcherniakov, al suo debutto nel Massimo napoletano. La lettura di Tcherniakov della fiaba slava si riprometteva di tirare fuori dall’opera temi come abuso sessuale, ossessione amorosa e dipendenza affettiva, attraverso una lente psicoanalitica, e di dare al pubblico, sono sue parole, “una scossa elettrica”; non si può dire che il risultato non sia stato di impatto.
L’allestimento si è allontanato dal fascino etereo della fiaba originale a favore di una lettura moderna e provocatoria delle vicende dell’ondina innamorata di un umano. Il fil rouge della narrazione era una graphic novel proiettata su un sipario digitale che prendeva tutto il boccascena, la quale aveva come protagonisti gli alter ego disegnati dei personaggi reali. I cantanti veri, attraverso riquadri di volta in volta aperti in questo sipario, si esibivano come succedanei dei personaggi del cartoon, i veri protagonisti dell’allestimento. I costumi di Elena Zaytseva, l’illuminazione dinamica di Gleb Filshtinsky e le animazioni di Alexej Poluboyarinov e Maria Kalatozishvili contribuivano a una presentazione visivamente audace ma tematicamente disomogenea, col libretto che spesso cozzava con le scene animate. In questa reinterpretazione, le ninfe acquatiche del libretto di Jaroslav Kvapil diventavano una squadra di nuoto sincronizzato, mentre Vodník, lo Spirito delle Acque, era reimmaginato come un allenatore che tentava odiosi approcci sessuali con le ragazze (e con Rusalka in particolare), interpretato in modo giustamente inquietante da Gabor Bretz. Il Principe, trasformato in un moderno playboy, faceva il suo ingresso con il suo alter ego disegnato alla guida in una Ferrari, con la quale investe Rusalka e se ne innamora.
La rilettura del regista, che mirava ad affrontare questioni attualissime come le dinamiche del potere e i traumi sentimentali, ha avuto però un prezzo. Riversando in un fumettone dipendenze affettive, tradimenti, tentati abusi sessuali, la produzione sacrificava molta della ricchezza simbolica dell’opera. L’ambiguità evocativa e la magia senza tempo della visione originale di Dvořák vengono sostituite da una esposizione didascalica, riducendo le risonanze profonde e senza tempo della fiaba a un fatto di cronaca contemporanea. Particolarmente incisiva l’inquietante parata di maschere nel secondo atto, uno dei migliori momenti della serata, proprio perché meno moraleggiante. L’audacia indubitabile dello stile visivo di Tcherniakov offriva un’idea scenica intellettualmente stimolante della storia, ma ne sacrificava la forza drammatica ed emotiva, delegata quasi interamente alla musica.
La parte musicale ha riscosso un grande, meritato successo: Asmik Grigorian ha offerto un’interpretazione luminosa ed emotivamente profonda di Rusalka, combinando brillantezza tecnica e vulnerabilità piena di pathos. La sua esecuzione della Canzone alla Luna è stata uno dei momenti salienti, dimostrando la sua capacità di incantare con la voce e una presenza magnetica, anche se immobile come le era richiesto nel riquadro che la ospitava.
Adam Smith, nel ruolo del Principe, è stato convincente, sebbene la sua performance vocale abbia avuto qualche lieve sfasatura. Anita Rachvelishvili ha portato una presenza scenica importante e un timbro contraltistico di straordinaria ricchezza nel ruolo di Ježibaba, mentre Ekaterina Gubanova ha infuso nella Principessa Straniera un seduttivo cinismo, dando rilievo al personaggio. Le tre Ninfe del Bosco (Julietta Aleksanyan, Iulia Maria Dan e Valentina Pluzhnikova) hanno eseguito le loro parti con precisione e grazia, mentre Andrey Zhilikhovsky ha prestato un ottimo timbro vocale al Cacciatore. Peter Hoare, nei panni del Guardiacaccia, e Maria Riccarda Wesseling, come Sguattero, sono stati immaginati dal regista, abbastanza incomprensibilmente, come il padre e la madre di Rusalka. Sebbene i loro ruoli siano rimasti marginali rispetto al dramma centrale, le loro interpretazioni vocali e attoriali sono state di buon livello.
La direzione di Dan Ettinger dell’Orchestra del Teatro San Carlo è stata esemplare. La sua interpretazione ha messo in evidenza le trame impressionistiche della partitura di Dvořák, bilanciando ottimamente la grandiosità sinfonica con momenti di intima liricità. L’orchestra ha risposto con vitalità e forte presenza timbrica, e come il coro, diretto da Fabrizio Cassi, ha riscosso applausi ben meritati.
Lorenzo Fiorito
Foto: Luciano Romano