A Padova le raffinate trame del Quartetto Notos

Il Quartetto Notos in prova a Padova

MOZART Quartetto con pianoforte in MIB K 493 SCHÖNBERG Verklärte Nacht op. 4 per sestetto d’archi (trascrizione di C. Schickedanz) FAURÉ Quartetto in do n. 1 op. 15 Quartetto Notos (violino Sindri Lederer viola Andrea Burger violoncello Benjamin Lai pianoforte Antonia Köster)

Padova, Auditorium Pollini, 19 novembre 2024

Gran bel concerto, quello del Quartetto Notos per la Stagione 2024-2025 degli Amici della Musica di Padova. Quattro formidabili musicisti per una formazione cameristica che vanta un repertorio non particolarmente ampio, ma fatto di grandi capolavori: Sindri Lederer al violino, Andrea Burger alla viola, Benjamin Lai al violoncello e Antonia Köster al pianoforte. Grande affiatamento, sensibilità e sicurezza tecnica sono i tratti distintivi di questo ensemble tedesco che, fin dalla sua fondazione nel 2007, ha fatto incetta di premi e riconoscimenti, e avviato una carriera internazionale. Nel 2022 è stato insignito del prestigioso Premio Würth della Jeunesses Musicales, non solo per il livello delle sue esecuzioni, ma anche per la ferma volontà di ampliare il repertorio per questa formazione cameristica attraverso commissioni a compositori di oggi, tra cui Beat Furrer, Bernhard Gander, Garth Knox e Bryce Dessner.

Un certo scalpore ha fatto la restituzione del prestigioso German Music Award ECHO Klassik, che era stato loro assegnato al Quartetto Notos nella categoria nuovi artisti ​​nel 2017, a seguito della controversia che ha circondato gli ECHO Pop Awards nell’aprile 2018, dove è stato premiato un album che promuoveva idee antisemite. Un gesto che ha scatenato un diffuso movimento di protesta, cui hanno aderito artisti di spicco come Igor Levit, Daniel Barenboim e Marius Müller-Westernhagen. Alla fine, il marchio ECHO è stato abolito in risposta alle proteste.

Apertura del concerto padovano con un capolavoro, il secondo Quartetto con pianoforte in mi bemolle maggiore K 493 di Mozart. Meno noto del primo in sol minore, con questo lavoro il musicista raggiunge la perfetta sintesi di due mondi opposti, quello del dialogo drammatico e quello dell’introspezione interiore, che sembra guardare dritto alle Nozze di Figaro degli stessi anni. Una scrittura che scorre con fluente discorsività, con una grazia in più punti ancora settecentesca, nella quale anche le tensioni drammatiche, gli spunti appassionati e “romantici” vengono immersi in un’atmosfera di raggiunta armonia espressiva e formale, di equilibrio superiore, appunto classico.

Ottimo l’apporto della pianista Antonia Köster che, specie nell’ultimo tempo, ha mostrato una destrezza digitale e una preziosità di tocco che bene si addicevano al clima mozartiano, con un primo violino di formidabile presenza e un dialogo serrato e armonioso tra tutti gli strumenti. Un’esecuzione di olimpica, ma per nulla distaccata eleganza.

Brusco cambio di clima nel secondo tempo del concerto con il passaggio al Sestetto per archi Verklärte Nacht op. 4 di Arnold Schönberg nella trascrizione del violinista Christoph Schickedanz. Una versione per quartetto con pianoforte nella quale la composizione originale assume una veste in parte nuova, soprattutto per l’introduzione delle sonorità del pianoforte, cui viene affidata prevalentemente una funzione coloristica e drammatica insolita, senza che però venga tradito lo spirito originario e lo stile così legato al sinfonismo tedesco wagneriano e in particolare “tristaniano”. I quattro musicisti hanno riversato nella loro esecuzione un empito e una tensione drammatica palpabili di grande impatto emotivo.

In chiusura un altro capolavoro della letteratura per questa formazione, il Quartetto con pianoforte in do minore op. 15 di Gabriel Fauré, opera iniziata quando il musicista aveva trentun anni e nonostante la dignitosa posizione professionale conquistata — era maestro di cappella alla Madeleine — si trovava ancora nella fase iniziale di quello che sarebbe stato un lunghissimo travaglio formativo. Nella partitura Fauré adotta i modelli formali derivati dal classicismo, ma offre una soluzione del tutto personale al problema del trattamento del materiale. Piuttosto che la frammentazione e la netta contrapposizione degli elementi tematici, Fauré preferisce una loro germinazione interna, un loro intreccio con l’aggiunta di nuovi elementi. Inoltre altri tratti personali, come l’impiego di melodie modali e il trattamento delicatissimo dell’armonia, si congiungono a uno slancio lirico ancora del tutto romantico, di matrice schumanniana e brahmsiana, che sarà temperato ed infine respinto con l’evoluzione stilistica dell’autore.

I quattro musicisti ne hanno proposto un’esecuzione dai colori tersi, dai ritmi scanditi (bellissimo il secondo movimento, lo Scherzo, un Mendelssohn in salsa francese), dalle trame rarefatte come il mirabile Adagio di grande intensità espressiva, nel quale i tre strumenti ad arco emergono ciascuno con la propria individualità. Denso nei colori e trascinante il finale, premiato da applausi convinti del pubblico per questa formazione, che è tra le più interessanti in circolazione.

Stefano Pagliantini

Data di pubblicazione: 25 Novembre 2024

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