MOZART Così fan tutte K. Radovanovic, M. Gaudenzi, D. Peroni, P. Adaini, C. Arsenova, M. Torcaso; Coro OperaLombardia, Orchestra I Pomeriggi Musicali, direttore Francesco Pasqualetti regia Mario Martone (ripresa da Raffaele Di Florio) scene Sergio Tramonti costumi Vera Marzot
Como, Teatro Sociale, 13 dicembre 2024
Il Così fan tutte con la regia di Mario Martone, nato per il San Carlo nella Stagione 98/99 ma reso poi celebre dalla ripresa ferrarese con Claudio Abbado, ha ormai conquistato lo status di classico, nonostante all’epoca si trattasse del debutto nella regia lirica dell’artista partenopeo: contemporaneo all’allestimento incompiuto di Strehler, pensato per l’apertura della nuova sede del Piccolo Teatro, condivide con quello un’ariosità di narrazione, una luminosità e una leggerezza che sottolinea benissimo la dimensione umanissima di questo perfetto “gioco” teatrale, sorta di percorso iniziatico (proprio come il successivo Flauto magico) che parla sempre, costantemente a noi. E lo fa con un vistoso sfondamento della quarta parete, poiché grazie a due praticabili i personaggi arrivano in platea e sfruttano gli spazi dei palchi di proscenio: negli ultimi anni (ma non solo) si sono visti Così più radicali, cinici, crudeli, ma Martone coglie benissimo l’ambiguità del teatro mozartiano, quel suo essere in bilico tra tragedia e commedia, tra riflessione melanconica e sorriso, che è poi l’essenza della vita stessa. E naturalmente la presenza di una compagnia giovane e fisicamente adeguata rendeva lo spettacolo ancora più riuscito, al di là delle prestazioni vocali dei singoli artisti, per altro di un livello molto apprezzabile: Matteo Torcaso era un Don Alfonso serafico e sornione, dalla vocalità sufficientemente morbida per intervenire con efficacia nel sublime “Soave sia il vento”, mentre la Despina di Cristin Arsenova trovava l’equilibrio perfetto tra comicità e allusione piccante, con una sobrietà ammirevole anche nei due travestimenti (particolarmente riuscito il Dottore dall’accento bolognese), sempre a rischio di atrocità sonore da parte di tante sue colleghe del passato. Delicata eppure incisiva l’emissione di Pietro Adaini, che brilla, più che in una “Aura amorosa” un pochino affrettata, nella gestione della difficile tessitura di “Tradito, schernito” (e chissà se sentiremo mai in teatro l’altra aria di Ferrando, “Al fato dan legge”…), mentre Davide Peroni era un Guglielmo prestante e dal timbro virilmente brunito. La coppia di “dame ferraresi” vedeva invece Mara Gaudenzi (Dorabella) nettamente superiore a Katarina Radovanovic (Fiordiligi): al canto morbidamente sinuoso, alla brunitura del fraseggio e alla piccante sensualità della prima si contrapponeva, infatti, un’emissione incerta nel settore medio-acuto e generalmente impari all’asperrima scrittura delle due arie da parte della seconda, senza che la dizione, fallosa e poco incisiva, potesse dare giustizia alle vette dei grandi recitativi accompagnati.
Motivi di salute, infine, hanno sottratto Federico Maria Sardelli dalle recite bresciane e comasche dell’opera, che aveva guidato invece a Cremona: lo ha sostituito al volo il Maestro Pasqualetti, già impegnato per lo Chénier di OperaLombardia, ed è quindi impossibile capire cosa rimanga dell’impostazione del direttore livornese e quanto invece si debba all’intervento del collega. E infatti, già dall’Ouverture, una curiosa commistione stilistica si rivelava come la cifra distintiva di una concertazione non più che efficiente, ma talora erratica e – al netto di un evidente “prosciugamento” della dimensione elegiaca o estatica di certi momenti – fin troppo priva di incisività. Buona, comunque, la prestazione dei Pomeriggi Musicali, anche nei suoi soli (ad esempio l’ottimo corno concertante in “Per pietà ben mio”). Teatro piuttosto pieno e grande successo.
Nicola Cattò
Foto: Lorenzo Gorini