Pubblicati da Sony Classical gli inediti di Ezio Bosso

Nei cinque anni dalla scomparsa precoce di Ezio Bosso escono per Sony Classical i suoi ultimi inediti di musica da camera, registrati per la prima volta dopo accurata revisione delle partiture, nell’interpretazione magistrale di quattro grandi solisti in due diverse formazioni cameristiche: il pianista ed intellettuale salentino Francesco Libetta, ormai capofila dell’eredità artistica del grande torinese; il violoncellista e direttore d’orchestra Luigi Piovano, già collaboratore di Bosso come primo violoncello dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia; la violinista Grazia Raimondi e la giovane star del violino Aylen Pritchin, tra gli artisti più quotati sui migliori palchi internazionali.

Si chiude nel primo quinquennale di Ezio Bosso il lungo percorso che ha impegnato gli Eredi Bosso, guidati dal nipote Tommaso, nella revisione, pubblicazione e registrazione di tutti gli inediti della sua intensissima parentesi di compositore per un totale di dieci titoli e tre album. Un percorso complesso giacchè Ezio amava lasciare le sue musiche aperte e quindi declinabili all’occasione in formazioni diverse, sempre pensate solo per la magia effimera dell’esecuzione dal vivo e mai per i posteri, futuro a cui Bosso non ha mai dato alcuna importanza né posto attenzione. Dopo le prime pubblicazioni realizzate nella cerchia degli amici e collaboratori più stretti del Maestro, fra cui vale ricordare i fratelli David, Diego Romano e il Quartetto D’Archi di Torino, gli Eredi Bosso, oggi attivi con la neonata Associazione Ezio Bosso, hanno poi proseguito il lavoro per ampliare la cerchia dei musicisti italiani ed internazionali coinvolti nella sua musica, così da allargare la cerchia degli esecutori di lignaggio e qualità, oltre ai sodali di vecchia data come Sergej Krylov, Anna Tifu, Mario Brunello, Enrico Fagone fra i tanti.

Negli ultimi due anni poi, in questa logica di continua espansione naturale e dovuta del repertorio, gli eredi Bosso si sono prevalentemente affidati al gusto, all’intelligenza e alla cultura non solo musicale, del pianista di rara sensibilità Francesco Libetta, il quale nella sua personalissima ed originale ricerca dell’aura della musica dal vivo attraverso i secoli, ha trovato in Bosso uno sfidante banco di prova sia come performer sia come trascrittore ed oggi anche come direttore artistico di questa registrazione, della quale ha personalmente seguito ogni singola fase, dalla revisione delle partiture alla selezione dei cameristi fino alla collaborazione nella delicata scelta del suono insieme allo storico fonico di riferimento di Ezio Michael Seberich.

La famiglia Bosso racconta così la genesi prima di questi due brani importantissimi anche nella sofferta vicenda personale dell’artista: “Questo album si compone di due storie. La prima risale al 2012, poco dopo la sua “alluvione personale”, come soleva chiamarla, che colpì Ezio nel 2011: parte da un intenso tramonto, di quelli primaverili con la luce filtrata dalle nuvole che colora il cielo di un intenso arancione e dal volo di un uccello che lo fece incondizionatamente perdere, fino a non rendersi più conto di quel gioco di colori. Proprio da quel tramonto e da quel volo d’uccello nacque la oramai celebre “Following a Bird”. Qui viene proposta nella sua versione originale per pianoforte e violino con l’aggiunta dei due tempi nati con essa, mai eseguiti prima, che completano l’opera “Unconditioned”. La seconda storia nasce nel 2013 quando i suoi “passi” non furono più gli stessi e dovette “imparare a correre” con la musica: in quel periodo nella sua testa risuonarono tre note che si trasformarono poi in “tre tempi (o meglio, “tre disegni”) per passi mancanti”. La composizione è dedicata ai Dervisci, dal persiano antico Darwish, i discepoli delle confraternite filosofiche islamiche i quali per il loro cammino di ascesi sono chiamati a distaccarsi dalle passioni mondane per raggiungere il cielo. Attraverso le note Ezio descrive, nelle sue intenzioni, il percorso che porta il Derviscio ad un momento di riflessione e di abbandono delle cose terrene per dedicarsi solo ai testi sacri (Silent Dialogues), imparando quindi a procedere spiritualmente con un mantra dolce (Sweet Mantra) per un cammino interiore che si compie passo dopo passo, in un viaggio verso la maggiore comprensione di sé e del mondo che lo portano infine a radicare i piedi per terra e a guardare verso l’alto per elevarsi spiritualmente in una sfida mistica (Majdhb, dall’etimo antico di magia). Il brano è stato eseguito solo una volta il 9 agosto 2014 nella rassegna “Time in Jazz” di Paolo Fresu, che ringraziamo immensamente per aver condiviso la registrazione del concerto, più che fondamentale per questo album. Quest’album chiude un ciclo iniziato due anni fa con la pubblicazione di “The Four Letters” seguito l’anno successivo da “Emily Reel #15” e dalla pubblicazione di “Lighting Bosso” da parte del M° Libetta, uno dei più fini pianisti che abbiano eseguito la musica di Ezio e a cui saremo sempre grati. E siamo onorati e felici che Francesco abbia di nuovo registrato sul “Fratellone” assieme a Grazia, Luigi e Aylen con grande studio, dedizione e sacrificio in pieno stile Bossiano. Che questo sia l’ultimo album di inediti? Ad oggi sì, ma Ezio ci ha abituato a tutto. Non si sa mai che da un cassetto salti fuori altro, perché come diceva Ezio, e come continueremo a ripetere tutti noi: “It’s Never Over”.

Francesco Libetta racconta così il lavoro svolto sulle ultime partiture aperte di Ezio: “Bosso concepisce la musica come un evento reale, qualcosa che accade in quel momento e in quel luogo, evento unico per ogni esecuzione e per ogni ascoltatore. Le sue partiture non vogliono essere progetti astratti di strutture sonore, ma annotazioni che si riferiscono a un fatto sonoro concreto. Coerentemente, nelle sue partiture Bosso ha sempre lasciato qualche cosa di aperto, su cui agiva in corso d’opera, concerto dopo concerto, o durante le registrazioni. Anche nel caso del Trio: la sua sola esecuzione dal vivo che è rimasta registrata differisce dalla pagina scritta in moltissimi dettagli, e nel terzo tempo si discosta dalla partitura per intere pagine. Nella fedeltà allo spirito dal quale nascono queste musiche, valeva la pena di lavorare per recuperare le idee che erano state da Bosso aggiunte in occasione di quel concerto pubblico, e integrarle con quanto da lui già scritto nella partitura. Questa musica deve essere flessibile, deve essere “indossata” da chi la suona, e muoversi dei suoi gesti”.

Data di pubblicazione: 8 Gennaio 2025

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