Le “strade nuove” del Mozart di Lonquich

MOZART Ouverture da Le nozze di Figaro; Concerto n. 22 in Mib maggiore per pianoforte e orchestra K 482; Concerto n. 24 in do minore per pianoforte e orchestra K 491 I Pomeriggi Musicali, direttore e pianoforte Alexander Lonquich

Milano, Teatro Dal Verme, 9 gennaio 2025

«Questi concerti sono una via di mezzo tra il troppo facile e il troppo difficile: sono molto brillanti, gradevoli all’orecchio pur senza cadere nella vuotaggine, qua e là anche gli intenditori avranno di che esserne soddisfatti, ma in modo che anche coloro che non lo sono proveranno piacere, senza sapere il perché»: questa celebre frase mozartiana, espressa in una lettera al padre del 28 dicembre 1782, è il punto di partenza per riferire del concerto tenuto ieri sera (con replica sabato 11 a Milano e martedì 14 al Teatro Cagnoni di Vigevano, nell’ambito del Circuito sinfonico lombardo) da Alexander Lonquich per la stagione dei Pomeriggi Musicali. Un programma fatto di simmetrie tonali, anzitutto: un concerto in Mi bemolle maggiore con il movimento lento in Do minore (la relativa minore), e un altro speculare, in Do minore con il Larghetto in Mi bemolle; e un programma concentratissimo a livello cronologico, con il K 482 presentato da Mozart in una accademia del 23 dicembre 1785, il K 491 suonato il 3 aprile successivo e le Nozze di Figaro (di cui Lonquich ha diretto l’Ouverture) che debuttarono il 1° maggio 1786. Ma forse, invece della “folle giornata”, del brio indiavolato delle Nozze, a posteriori sarebbe stato più stimolante ascoltare un’altra ouverture mozartiana, quella del Don Giovanni (il cui clima risuona potentemente nel K 491) o quella, ansiosa e turbata, della Clemenza di Tito.

Alexander Lonquich intende (e lo ha anche detto a parole prima del bis, una meravigliosa esecuzione dell’Adagio del K 488 che sembrava avvolto da una luce raggelata e stretto da uno stupore doloroso) entrambi i concerti come un grande esempio di musica da camera, con un dialogo continuo tra solista e orchestra, e con un particolare rilievo dato ai legni: e in effetti sia il suo continuo balzare in piedi dalla tastiera per dirigere che la posizione piuttosto inusuale del pianoforte (messo di sbieco, con la punta rivolta quasi verso la platea) suggerivano un coinvolgimento totale del concertatore, prima che del pianista. E, sia detto en passant, è qualcosa di molto diverso da quanto un altro grandissimo artista come Louis Lortie sta facendo proprio con i Pomeriggi, nel suo presentare i concerti mozartiani con la tastiera immersa nell’orchestra e dando le spalle all’auditorio. Il suono di Lonquich è volutamente “piccolo” e parlante, argentino, scavato in continue ombreggiature che non consentono mai un abbandono a quella bellezza estatica, apollinea, cui si associava decenni fa il pianismo mozartiano: particolarmente nel K 482 (meno presentato dell’altro in concerto) i dettagli erano curatissimi, la linea solistica generosamente variata e arricchita, il flusso “narrativo” continuamente interrotto da parentesi divagatorie, che tenevano sempre tesa l’atmosfera. Anche se non sempre l’orchestra è parsa pronta alle sfide evocate dal solista-direttore, pur offrendo una buona prova, specie nella “Harmoniemusik” dell’Andante del K 382, da cui era assente — giova ribadirlo — ogni delibazione estatica della bellezza. Le cadenze, presumibilmente dello stesso Lonquich, ribadivano la natura di un Mozart modernissimo e inquieto: un’esecuzione singolare e convincente. Meno radicale è sembrato, invece il K 491: ma solo perché è la partitura stessa ad esserlo in sé, e difficilmente si può dimenticare la “dizione” nitida e asciutta di pianoforte e orchestra nel commovente Larghetto, che pareva quasi sbrigativo (ma era una precisa scelta interpretativa), o gli accenti pre-beethoveniani dell’ampio tema con variazioni finale. Qualche dettaglio non del tutto a fuoco andrà presumibilmente a posto nei prossimi concerti: per ora, siamo grati ad Alexander Lonquich di un concerto per il quale si esce dalla sala pieni di idee e spunti di riflessione.

Nicola Cattò

Foto: Lorenza Daverio

Data di pubblicazione: 10 Gennaio 2025

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