SOLLIMA Reperto n. 12 per violino, violoncello e pianoforte CIAIKOVSKI Trio con pianoforte in la minore op. 50 violino Giulia Rimonda violoncello Ettore Pagano pianoforte Massimo Spada
Vercelli, Teatro Civico, 1° febbraio 2025
Le coincidenze della sorte possono essere tragicamente beffarde: proprio quando la Camerata Ducale lamentava la tragica scomparsa del giovane violinista Paolo Chiesa, scomparso a soli 31 anni la notte prima del concerto per un male incurabile, la stagione concertistica del Viotti Festival programmava il sublime e lacerante Trio di Ciaikovski, scritto per la morte dell’amico, mentore e sostenitore (nonostante gli alti e bassi che il loro rapporto conobbe) Nikolaj Rubinštejn. Naturale, quindi, la dedica dell’intero concerto al giovane collega: e forse anche questo fatto ha infuso all’esecuzione un’intensità fuori dall’ordinario.
Aperta dal breve Reperto n. 12 di Giovanni Sollima, una rielaborazione francamente non memorabile di un frammento schubertiano, la serata presentava appunto come “piatto forte” il sommo capolavoro ciaikovskiano: note sono le dichiarazioni di principio (esposte anche in varie lettere alla sua mecenate Nadežda von Meck) di scarso gradimento da parte del compositore russo verso il genere del trio con pianoforte, da lui ritenuto una specie di ircocervo impossibile a realizzarsi per l’eccessiva differenza tra i timbri dei due strumenti ad arco e di quello a tastiera. Salvo poi cambiare idea per la circostanza celebrativa, e scrivere un monstrum assolutamente ineguagliabile, sia per la durata (45-50 minuti) che per la singolarissima forma, ove il “Pezzo elegiaco” d’apertura, nella luttuosa tonalità di la minore, è seguito da un ampio tema con 12 variazioni, che esplorano diverse forme (il valzer da salotto, la fuga canonica, la mazurka) e diversi caratteri, fino alla variazione finale che, al colmo del virtuosismo più brillante, ripiomba di colpo, con effetto di indescrivibile potenza, nel tema elegiaco d’apertura – una modulazione da La maggiore a La minore addirittura mozzafiato – e sfuma poi in una sorta di nichilismo sonoro, un cupio dissolvi anticipatore della Patetica. E d’altronde il brusco accostamento di gioia selvaggia eppure disperata, di lirismo straziante e tenerissimo, di gioia di vivere e di desiderio di annullamento sono quanto di più russo si possa immaginare.
L’esecuzione vercellese, di fronte ad un folto pubblico, è stata davvero di alto livello: Giulia Rimonda ha ormai compiuto una maturazione completa, sia a livello tecnico che nella qualità del fraseggio, e quello che colpisce è l’eleganza mai affettata con cui dialoga con i colleghi, grazie ad un registro grave di morbida cantabilità e ad uno spunto brillante anche nei momenti più virtuosistici (penso alla seconda variazione). Ettore Pagano, che ritroveremo al galà ICMA a Düsseldorf come vincitore del Classeek Award, è ormai una realtà indiscussa del violoncello, nonostante la giovane età: morbidezza di suono, personalità, intelligenza, coraggio e sintonia con gli umori bruschi e disperati di questo capolavoro hanno entusiasmato il pubblico. Un solo dettaglio a riprova della qualità della sua performance: l’atmosfera salottiera eppure sottilmente perturbata, resa con una libertà ritmica sottilissima, della sesta variazione, quella in tempo di valzer, ove pareva di vedere arrivare Onegin, Lenskij e Tat’jana. Con loro Massimo Spada, alle prese con un impegno davvero improbo, poiché Ciaikovski chiede al pianista, in questo trio, agilità e potenza, improvvisi salti e qualità timbrica (splendido, ad esempio, il colore trovato nel “martellato” della quinta variazione, quasi a carillon): e Spada si è rivelato esecutore di ottimo livello e, ancora più importante, camerista intelligente e sensibile. E la citata modulazione del finale, vero cuore di tutto il Trio, con questi tre musicisti ha conosciuto una potenza emotiva ed una naturalezza che, anche nell’ampia discografia del brano, sono difficili a trovarsi.
Ovvio, quindi, il grande successo della serata.
Nicola Cattò