BACH Concerto brandeburghese n. 3; Concerto in RE BWV 1054; Concerto italiano BWV 971 CPE BACH Concerto in LA Wq. 172/H. 439 PINCOMBE s st v br cht violoncello piccolo Mario Brunello Accademia dell’Annunciata, direttore e cembalo Riccardo Doni,
BUSONI/ADAMS Berceuse élegiaque BRUCKNER Sinfonia n. 9 in re Orchestra Sinfonica Siciliana, direttore Emanuele Andrizzi
Palermo, Settimana Internazionale di Musica sacra, Duomo di Monreale, 21 e 22 ottobre 2023
Giunge alla 65esima edizione la Settimana Internazionale di Musica sacra, fiore all’occhiello delle attività musicali promosse dalla Regione Sicilia, ospitata nella splendida sede del Duomo di Monreale, dal 2015 dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, impreziosito dai suoi meravigliosi mosaici ed aperto gratuitamente al pubblico. Se, come riteneva McLuhan, la cornice non è meno importante del quadro, non si può negare fascino ed interesse ad una iniziativa così longeva che coniuga l’arte dei suoni con la spiritualità, una congiunzione oggi più che mai necessaria.
All’iniziativa partecipano il Teatro Massimo di Palermo col suo coro e l’Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da Giacomo Sagripanti, che ha siglato l’inaugurazione con il laico Ein Deutsches Requiem di Brahms (con Pretty Yende soprano e Artur Rucinski baritono) scritto a seguito della morte della madre. Tra le presenze autorevoli quelle dell’olandese Ton Koopman con la sua Amsterdam Baroque Orchestra in un florilegio di Sinfonie di papà Haydn, della Academy of Ancient Music in musiche ispirate al Nuovo Mondo e al Sudamerica (direttori Richard Cowers e Bojan Čičić), la Cetra Barockorchester e l’Ensemble vocale di Basilea diretti da Andrea Marcon nella decantata Messa in si minore di Bach, in cui il fervente protestante si cimenta con la più impegnativa delle forme musicali cattoliche. E ancora i violinisti Federico Guglielmo e il russo Sergej Krylov.
Weekend infine all’insegna della varietà con l’Accademia dell’Annunciata, fondata nel 2009 e dal 2011 diretta dal milanese Riccardo Doni, ad assecondare l’estro del virtuoso violoncellista Mario Brunello, che ha sfoderato con bravura un interessante programma ruotante intorno alla figura di Bach. Da tempo Brunello, Premio Ciaikovski 1986, va promuovendo la conoscenza del violoncello piccolo. Dopo Sonate e Partite “convertite” al piccolo, ora affronta un Terzo Concerto Brandeburghese scorrevole e dinamico e la trascrizione del celebre Concerto in mi maggiore BWV 1054, originalmente per violino, per poi gettarsi nel brillante Concerto in la maggiore di Carl Philipp Emanuel Bach che respira già aria di Empfindsamkeit e stile galante. La sorpresa è dietro l’angolo con s st v br cht del violoncellista americano Steuart Pincombe, che smembra Bach (l’aria “Es ist vollbracht” dalla Passione secondo Giovanni) ma senza tradirne il profondo lirismo.
Chiusura con il celebre Concerto italiano per tastiera trascritto da Doni per violoncello e archi. Sorprendenti, infine, i due bis concessi ad un pubblico caloroso: una gustosa e travolgente Furlana di Tartini e un Kyrie ortodosso della chiesa di Kiev (XV sec.) per violoncello solo, come invocazione alla pietà per le tante vittime delle guerre.
Ultimo concerto in bellezza, infine, con l’Orchestra Sinfonica Siciliana in un programma impegnativo, diretto dal romano Emanuele Andrizzi, molto attivo in quel di Chicago. Il riferimento al tema della spiritualità era assicurato dalla Berceuse élégiaque (Ninna-Nanna dell’Uomo sulla bara di sua madre) di Ferruccio Busoni, diretta per la prima volta nel 1911 a New York da Mahler. La scrittura magmatica dal clima meditabondo, intrisa di malinconia, resa trasparente dalla riscrittura cameristica (1989) di John Adams, stempera melodie lancinanti in perorazioni appassionate evocatrici della ricerca di una pace interiore. Esempio eloquente di musica di ispirazione sacra nata sull’onda di emozioni private.
Si cambia registro con la impervia Nona Sinfonia (1894) “dedicata al buon Dio”, incompiuta, di Anton Bruckner per grande orchestra (bastino gli otto corni e le quattro tube) dalle sonorità e dai temi potenti e perentori. Andrizzi riesce a leggere nelle pieghe della complessa partitura rendendo vivi i diversi momenti che la caratterizzano. Una esecuzione gagliarda, solenne e magniloquente, memore dell’insegnamento wagneriano, che fa risuonare il Duomo, gremito di pubblico, di note vibranti e mai retoriche. Il finale Adagio è un ripiegamento su sé stessi alla ricerca di appagamento spirituale, in altre parole un addio alla vita.
Musica e mosaici sotto lo sguardo benedicente del grande Cristo Pantocratore, che domina la grande navata dall’alto dell’abside d’oro.
Lorenzo Tozzi