Cantiere Internazionale d’Arte (musiche di Haydn, Mozart, Pinelli, Henze, Doppler, Bartók, Prokofiev, Brahms, de Falla, Liszt, Mendelssohn, Schubert, Schumann, Spee, R. Strauss e Wolf) interpreti vari
Montepulciano: Chiesa di Sant’Agostino, Cortile delle Carceri, Palazzo Ricci, 28 e 29 luglio 2022
Il “Cantiere” di Montepulciano è rimasto com’era alle origini, un laboratorio in cui sperimentare intrecci e contaminazioni tra musica, teatro e danza, dove i concerti diventano spesso occasioni di incontro tra esecutori e pubblico e dove la musica punta a radicarsi nel territorio, proprio come era nelle intenzioni e nella pratica del fondatore, Hans Werner Henze. Anche in questa 47ª edizione, che coincideva con i dieci anni dalla scomparsa del compositore tedesco, c’erano diverse prime assolute, oltre a molta musica novecentesca e contemporanea; il direttore artistico Mauro Montalbetti e il direttore musicale Marc Niemann, però, hanno anche voluto dedicare un ampio spazio alla figura di Pier Paolo Pasolini, in occasione del 100° anniversario della nascita, ed al suo tormentato rapporto con la musica, in particolare con la musica di Bach.
Di questa dimensione laboratoriale ha dato un’interessante testimonianza il concerto della serata del 28 luglio nella Chiesa di Sant’Agostino, che si è sviluppato intorno alla duplice idea di concepire da un lato il “Cantiere” come un’occasione educativa per i giovani musicisti e dall’altro di coinvolgere il territorio cittadino non soltanto nella fruizione ma anche nella produzione dei concerti, che poi è l’idea alla base dell’opera Pollicino, creata da Henze nel 1980 proprio per far vivere ai bambini delle scuole di Montepulciano l’esperienza della musica dalla parte degli esecutori. Protagonisti sono stati i ragazzi (la maggior parte di loro sui 14/15 anni) dell’Orchestra giovanile del Conservatorio della Svizzera Italiana, diretta dal venezuelano Yuram Ruiz, una delle bacchette formatesi nell’ambito del celebre “El sistema” di José Antonio Abreu, con al loro fianco l’Ensemble strumentale e il Coro di voci bianche dell’istituto di musica cittadino “Hans Werner Henze”, impegnati nella Sinfonia in RE n. 1 di Haydn, nella Sinfonia in LA n. 29 K 201 di Mozart e nella prima esecuzione assoluta di Typus Orbis Terrarum di Rossano Pinelli, commissionato dal “Cantiere”. È evidente che il lavoro di Pinelli, un viaggio di una ventina di minuti che si nutre di temi di filastrocche popolari prese un po’ da tutto il mondo, è stato pensato fin dall’inizio in funzione dei suoi giovani esecutori, dal momento che la parte strumentale non presenza particolari difficoltà tecniche ed il linguaggio è sostanzialmente tonale e diatonico, mentre al coro di voci bianche, diretto in questa occasione da Chiara Giorgi, sono riservati due soli interventi, molto suggestivi, circa a metà e alla fine del brano. Lo caratterizzano atmosfere timbriche sognanti, nel segno di delicati impasti sonori le cui sottigliezze a volte purtroppo si perdevano nell’acustica molto risonante della Chiesa di Sant’Agostino, una ricerca presente fin dall’inizio del brano, con un tranquillo ostinato degli archi subito ripreso da quattro arpe, dal pianoforte a quattro mani e dalle percussioni.
I giovani protagonisti della serata hanno suonato bene come possono suonare bene degli adolescenti, con le paure e le esitazioni ed anche i piccoli scivoloni propri della loro età, soprattutto nella Sinfonia in LA K 201 mozartiana. Hanno suonato però con entusiasmo e con serietà, infatti l’esecuzione della più abbordabile Sinfonia in RE n. 1 di Haydn è stata gradevole, con un movimento finale certo non elegantissimo ma ritmicamente vivace, come è accaduto anche per movimento conclusivo della Sinfonia di Mozart
A Montepulciano la vivacità del cartellone viene esaltata anche dalla sua natura itinerante, con concerti ospitati nelle chiese cittadine, al Teatro Poliziano, all’Auditorium Falcone, in Piazza Grande e in altri spazi all’aperto ma spesso anche decentrati nei comuni vicini, da Chianciano Terme a Sinalunga, da Sarteano a Torrita di Siena. Abbiamo avuto modo di assistere al concerto pomeridiano del flautista Roberto Pasquini, docente al Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro, e del pianista Alessio Tiezzi, direttore dell’Istituto di Musica “Henze”, nel Cortile delle Carceri, a due passi dalla piazza centrale della Città, dove sono ospitati gli appuntamenti sinfonici del cartellone. L’approccio dei due musicisti era nel segno di una morbida cantabilità, senza eccessi di brillantezza perfino in una pagina dichiaratamente brillante come la Fantaisie pastorale hongroise op. 26 di Franz Doppler. Nella trascrizione delle Danze popolari rumene Sz. 56 di Bartók il suono morbido del flauto di Pasquini aveva tutto l’agio di arrivare al pubblico anche in virtù dell’ottima acustica del Cortile e se sul piano strettamente virtuosistico qualcosa mancava (nella Sonata in RE op. 94 di Prokofiev i passaggi più vivaci non erano sempre nitidi) i due interpreti hanno avuto il pregio di far respirare bene la musica, anche e soprattutto nella Sonatina composta da Henze nel 1947, proposta in apertura di programma: una pagina semplice nel suo linguaggio modaleggiante e nella sua scrittura essenziale, in cui si avverte la grande libertà del compositore tedesco, all’epoca ventunenne, nei confronti dei linguaggi delle avanguardie, soprattutto per la trasparenza della scrittura ed il lungo respiro delle melodie.
Nell’elegante sala al primo piano di Palazzo Ricci, infine, ha avuto luogo una “Liederabend” con gli allievi del “SummerLab” tenuto dal soprano Anja Paulus e dalla pianista Ainoa Padrón nell’ambito della “Europäische Akademie für Musik und Darstellende Kunst”, istituzione del Conservatorio di Colonia che ha sede proprio a Palazzo Ricci. Eravamo nel contesto di un concerto di giovani allievi, alcuni già proiettati verso una carriera altri ancora acerbi, il quale rappresentava molto bene lo spirito del “Cantiere”, dove il pubblico partecipa non tanto per ascoltare un’esecuzione perfetta quanto per vivere un’esperienza immersiva nella musica. A rendere piacevole questa esperienza giocava in questo caso un ruolo importante la costruzione del programma, in cui si alternavano celebri Lieder della tradizione austro-tedesca, da Schumann a Hugo Wolf passando per Liszt e Brahms, e ninne nanne e canzoni popolari di varia provenienza. Era un programma in cui si avvertiva bene la fitta trama di intrecci di questo cartellone, in cui il tema del popolare ricorre di continuo allacciandosi sia all’utopia musicale dei Henze di una musica veramente inclusiva sia all’utopia pasoliniana di un mondo pre-industriale che nella sua irruenta vitalità – emblematico in questo senso è un film come Il vangelo secondo Matteo – è portatore di valori autentici.
Luca Segalla
Musiche di Liszt, Bartók, Sciortino; pianoforte Orazio Sciortino
Musiche di Colasanti, Prokofiev e Schumann; pianoforte Mari Kodama Orchestra della Toscana, direttore Marc Niemann
Palazzo Ricci e Piazza Grande, 31 luglio 2022
Montepulciano, con 47anni ormai sulle spalle, non rinuncia al suo pedigree, all’imprinting dato al Cantiere d’arte dal suo indimenticato fondatore Hans Werner Henze. La storica cittadina toscana, attorniata da panorami mozzafiato immortalati nelle tele senesi del Tre e Quattrocento, è cornice di masterclasses (al Palazzo Ricci), concerti, spettacoli di danza, istallazioni. Trentasei gli eventi musicali inanellati quest’anno dal direttore artistico, il compositore Mauro Montalbetti, con oltre 300 artisti ospiti, tra cui molti stranieri, affiancando giovani talenti a nomi consacrati.
Molti dunque gli appuntamenti tra cui i doverosi omaggi al numen loci Henze ed a Pasolini (centenario della nascita) sempre nell’ottica di quella interdisciplinarietà che è uno dei fil rouge del Cantiere. Allo splendido Teatro Poliziano, ad esempio, Michele Pogliani in “Camera obscura”, uno spettacolo di danza onirico, riflette sul rapporto tra movimento e memoria, tra spazio performativo e spazio mnemonico.
Un’immagine compiuta delle varie anime del Cantiere la dava però la giornata conclusiva delle 16 programmate, disseminata tra Palazzo Ricci e Piazza grande. Dopo l’interessante concerto mattiniero del Summerlab con giovani cantanti e una improvvisazione tra danza e percussioni la ribalta toccava a un pianista estroso e del tutto sui generis come Orazio Sciortino. Lo si evince sin dal programma proposto, come sempre originale e stimolante, che sembra avere come elemento comune il movimento (sia quello della danza che quello narrativo). E non poteva quindi trovare di meglio di quattro Rapsodie ungheresi dell’apolide viaggiatore Franz Liszt, il cui linguaggio imaginifico si addice alle potenzialità coloristiche ed evocative del suo pianismo, come anche la verve delle Danze rumene di Bartók. Il cuore della serata, in perfetta sintonia per altro con il resto, erano poi Sette passeggiate immaginarie scritte da Sciortino durante la quarantena, un arco immaginario dall’alba al tramonto in uno stile moderno ma non astruso, coloristico a macchie sonore: guizzi, controtempi, spostamenti di accento con cui riesce a trasfigurare i modelli ritmici di riferimento (rag, valzer, saltarello). Il suo modo di comporre corrisponde al suo modo visionario di suonare esaltando e trasfigurando atmosfere e affreschi sonori. Per bis un Lied di Richard Strauss da lui stesso trascritto per pianoforte.
Chiusura in bellezza in piazza grande con l’Orchestra della Toscana, guidata con esperienza dal direttore musicale del cantiere Marc Niemann. L’attenzione verso il contemporaneo era attestata dal pezzo di apertura di Silvia Colasanti Cede pietati, dolor da Le anime di Medea (2007) ispirato alla tragedia di Seneca e basato su improvvisi crescendo, glissando, onde sonore che incastonano rare oasi liriche dei violini. Una scrittura densa, pregnante, attraversata da pulsazioni ritmiche che esprimono splendidamente il drammatico dilemma dell’anima della maga greca.
Protagonista assoluta diventava poi la virtuosa pianista giapponese, trapiantata in America, Mari Kodama, moglie di Kent Nagano. Grazie ad una tecnica superlativa affronta con naturalezza l’impervio Terzo Concerto di Prokofiev, una galoppata ipnotica e pirotecnica affrontata con personalità e temperamento. Infine la Terza Sinfonia “Renana” di Schumann, magniloquente e sognatrice, fluida ed evocatrice di immagini naturalistiche. Sfaccettata come l’anima dell’autore.
Lorenzo Tozzi
Foto: Irene Trancossi