TELEMANN Ouverture-Suite TWV 55.e:1; Concerto TWV 54.d:1 in re maggiore; Concerto TWV 52 e:1 CORRADO Black Telemann Ensemble Barocco di Napoli, flauto traversiere Laura Pontecorvo flauto dolce e flauto traversiere Tommaso Rossi
Napoli, Teatro Sannazaro, 18 aprile 2024
Subito dopo il concerto di Ian Bostridge e della Cappella Neapolitana di Antonio Florio (clicca qui per la recensione), l’Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli ha concluso la propria stagione con un’originale serata dedicata a Georg Philipp Telemann e ad una prima assoluta, Black Telemann di Pasquale Corrado.
Contenitore prezioso ne era il Teatro Sannazaro, celebre come “la bomboniera di Chiaia”, spazio d’incantevole architettura e ricco di storia, soprattutto relativa al teatro di prosa (fondato nel 1874, vi passarono la Duse e Scarpetta a dirne solo i due maggiori), ma idoneo come pochi ai concerti da camera o per piccoli complessi.
La musica di Telemann non è certo tra le più frequenti nei programmi dell’attualità concertistica. Eppure non può negarsi ch’egli stia accanto a Bach e Händel con genio e sapienza forse non inferiori e tuttavia ancor bisognosi d’una promozione presso pubblico e critica che ha la sola difficoltà di non avere avuto alle spalle la riscoperta romantica di Bach o quella neo-belcantistica di Händel. I tre titoli ascoltati erano particolarmente accattivanti. L’ampia Ouverture-Suite che apriva il programma, fa parte della prima delle tre serie della Tafelmusik, è in sette movimenti e riunisce i gusti diversi dello stile italiano e di quello francese, con la peculiarità dei due flauti traversi dialoganti e a volte deliziosamente cantanti, giusta l’idea barocca ch’essi strumenti rappresentassero al meglio la stessa voce umana. Lo spirito raffinato di Telemann, appena disincantato, cartesiano forse, vi appariva nella sua logica stringente e nel gusto d’un ludus intellettuale assai spiccato. Il Concerto che apriva la seconda parte della serata era quello in re maggiore per violino e violoncello obbligati: scritto tra il 1735 e il 1737 mescola la struttura del concerto con quella della suite (i tempi infatti sono Vivace, Siciliana, Allegro, Gavotta) e anticipa il venturo “stile galante”, ornato d’abbellimenti e qui assai virtuosistico per i solisti, fino ad una conclusione assai incalzante ed elaborata. Abbiamo poi trovato un vero gioiello il Concerto in mi minore, per il rarissimo duo solistico di traversiere e flauto dolce: se lo stile qui è tanto italiano da far pensare a Vivaldi, i temi ben stagliati, l’elaborazione, il gioco inesausto delle combinazioni timbriche e della contesa di bravura fra i due strumenti, sono di un’originalità e di una vivezza trascinanti al punto da far pensare a qualche spunto venuto da propaggini territoriali ad Est di Germania e d’Austria.
Al centro del programma figurava la prima assoluta di Black Telemann di Pasquale Corrado. Una commissione multipla, venuta dalla Scarlatti di Napoli, dall’Accademia Filarmonica di Messina, dall’AMA di Lamezia Terme, dagli Amici della Musica di Palermo e dall’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma (ove l’intera serata approderà martedì 23 aprile al Teatro Ateneo). Pasquale Corrado si è formato al Conservatorio di Milano con Solbiati e Agiman. A Parigi ha frequentato il Cursus all’IRCAM, continuando il perfezionamento in composizione con Ivan Fedele presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ove si è diplomato. Ha ricevuto il Premio Petrassi nel 2011. La sua attività di direttore d’orchestra (soprattutto di musica contemporanea), compositore e organizzatore spazia oggi praticamente in tutto il mondo. Scrive Tommaso Rossi che egli in Black Telemann (ossia “al negativo”, come per una fotografia) “esplora le possibili metamorfosi di un frammento del Concerto in mi minore per flauto dolce e traversiere di Telemann [poi eseguito nella serata] giocandolo in un rincorrersi materico di gesti musicali anche in contrasto tra di loro, dove al tradizionale impianto del concerto barocco […] si sostituisce un meccanismo che va via via “esplodendo” in maniera quasi incontrollata, dove i rapporti tra gli strumenti mutano in continuazione […] soprattutto attraverso l’esasperazione dei parametri timbrici, ritmici e dinamici”. Dice lo stesso Corrado che è “un brano costruito sulla casualità della follia.” Quasi un rincorrersi di lucciole sonore impazzite, che pur espandono la loro luminosità in modo unitario e segretamente logico.
Di ragguardevole livello i solisti e l’Ensemble Barocco di Napoli. Al traversiere, Laura Pontecorvo non ha bisogno di presentazioni, per esser da tempo annoverata tra le migliori virtuose di un ambito e di uno strumento di severa difficoltà esecutiva. Così come Tommaso Rossi, al traversiere e al flauto dolce, oltre che alla direzione, è apparso musicista di vasta scienza e bravura. E l’Ensemble ha aggiunto alla precisione individuale e alla perfetta concordia strumentale, vibrazioni e talora passioni che solo la nobile scuola napoletana può esprimere. Applausi e naturalmente bis.
Maurizio Modugno