SOIRÉE RACHMANINOV – violoncello Ludovica Rana pianoforti Beatrice Rana, Massimo Spada coreografi Uwe Scholz, Simone Repele e Sasha Riva danzatori Rachele Buriassi, Esnel Ramos, Oleksii Potiomkin; Yumi Aizawa, Riccardo Ciarpella, Francesco Curatolo, Luca Curreli, Chiara Dal Borgo, Giulia Pizzuto, Chiara Ranca, Simone Repele, Sasha Riva e Parvaneh Scharafali voce recitante Ettore Volontieri
Genova, Parchi di Nervi, 2 luglio 2023
L’edizione 2023 del Nervi Music Ballet Festival, erede dei mitici “Balletti di Nervi” ed emanazione della Fondazione Teatro Carlo Felice, è articolata in un cartellone assai eterogeneo, che spazia da L’Oiseau de feu diretto da Fabio Luisi ai tributi ai Pink Floyd e a… Raffaella Carrà, da una coreografia sulla Nona di Beethoven all’immancabile Roberto Bolle and Friends. Per l’inaugurazione ufficiale ha però pensato a un grande protagonista della musica, presentando una “Soirée Rachmaninov” ideata da Daniele Cipriani in omaggio al compositore nel centocinquantesimo anniversario della nascita (e ottantesimo della morte). Intervallati da brevi monologhi di Ettore Volontieri, già Direttore generale della Fondazione Rachmaninov di Villa Senar, che prestava la voce allo stesso compositore, nella serata si avvicendavano sostanzialmente tre elementi distinti: esecuzioni puramente musicali affidate a Beatrice e Ludovica Rana e a Massimo Spada (introdotte dalla storica incisione del Preludio in do diesis minore di mano dello stesso Rachmaninov); due coreografie del compianto Uwe Scholz, sull’”Andante” dalla Sonata per violoncello e pianoforte op. 19 e sull’”Andantino” dalla Suite n. 2 per due pianoforti op. 17; e infine, in prima esecuzione assoluta, una versione coreografata (da Sasha Riva e Simone Repele) delle Danze Sinfoniche op. 45 nella stesura per due pianoforti.
Diciamo subito che l’eccezionale bravura dei musicisti in campo ha rischiato spesso di “rubare il palcoscenico” ai danzatori. Una poetica esecuzione della trascrizione per violoncello e pianoforte del celebre Vocalise che suggella l’op. 34 ha subito catturato l’attenzione degli spettatori (a eccezione dalla mia vicina di sedia, non propriamente una nativa digitale, che non si è potuta esimere dal compulsare febbrilmente facebook sul telefonino per l’intera prima parte della serata!), nonostante l’eccessivo primo piano conferito dall’amplificazione al violoncello abbia paradossalmente attenuato il notevole spettro dinamico adottato dalle sorelle Rana; che hanno poi incantato in un’interpretazione davvero plastica ed emozionante dello splendido “Andante” dalla Sonata per violoncello, per nulla condizionata dalle esigenze coreografiche. Merito anche della fluidità e della grazia messe in campo da Rachele Buriassi ed Esnel Ramos nel classicissimo, romanticissimo Pas de deux ideato sulla pagina da Uwe Scholz. Ai due Premiers Danseurs de Les Grands Ballets Canadiens si è aggiunto Oleksii Potiomkin per il Trio coreografato sull’”Andantino” dalla Suite, e a Beatrice Rana si è qui affiancato Massimo Spada, che in precedenza aveva proposto una versione trasparente e sensibile del Preludio op. 23 n. 4, evidenziandone l’ispirazione marcatamente chopiniana.
Il binomio al pianoforte (e nella vita) si è reso protagonista infine di un’esecuzione davvero maiuscola delle Danze Sinfoniche op. 45, nella versione per due pianoforti che il compositore portò avanti parallelamente alla sontuosa stesura orchestrale (e a cui egli stesso diede una leggendaria prima esecuzione nella sua casa di Long Island al fianco di Vladimir Horowitz). Trasformare l’estrema partitura di Rachmaninov (che morì tre anni dopo) in un balletto equivale in un certo senso a riportarla all’origine, perché lo stesso compositore pensò di darvi veste coreutica affidandola a Michel Fokine; progetto che però non si concretizzò per la morte del grande coreografo. Avvalendosi di una scenografia molto spartana, costumi ispirati nei colori ai lillà tanto amati dal compositore, qualche effetto fumo sul palcoscenico, Sasha Riva e Simone Repele hanno creato sulle Danze sinfoniche una coreografia molto “fisica”, che hanno intitolato Alla fine del mondo; mettendo in campo dieci ballerini (tra cui gli stessi Riva e Repele), impegnati via via in danze corali, pas de deux, quartetti, brevi assoli. Lo stile espressivo attinge spesso alla corda del grottesco, sicuramente presente nella partitura, che in un primo momento portava il titolo Danze fantastiche e che i commentatori spesso avvicinano a una Danse macabre per i fortissimi contrasti espressivi, la natura allucinata del secondo movimento e la presenza del tema del Dies Irae tanto caro al compositore; forse la coreografia però non ha dato sufficiente spazio all’elemento oscuro e dolente che appunto traluce da tanta brillantezza e veemenza espressiva. Lode in ogni caso ai ballerini coinvolti nell’impegnativo lavoro (ci è sembrato doveroso citarli tutti nell’intestazione) e lode nuovamente a Beatrice Rana e Massimo Spada: incalzanti nei tanti episodi che richiedono travolgente forza ritmica, eloquenti negli episodi lirici, come la sezione centrale (Lento) del primo movimento.
Roberto Brusotti