SCHUBERT Sonata per arpeggione e pianoforte D 821; Drei Klavierstücke D 946, Trio per pianoforte Op. 100
SCHUBERT Nonetto per fiati in Mi bemolle minore “Eine kleine Trauermusik” D 79 HAYDN Sinfonia n. 103 “Mit dem Paukenwirbel” Hob:I:103 MOZART Concerto per pianoforte e orchestra K 491 arpeggione Christophe Coin violino Erich Höbarth Orchestra Andrea Barca, fortepiano e pianoforte András Schiff
Vicenza, Teatro Olimpico, 2 e 5 maggio 2024
Da ventisei anni “Omaggio a Palladio”, al Teatro Olimpico di Vicenza, è ancora la rassegna interamente realizzata da András Schiff, in più vesti, da solista e camerista a direttore e solista-direttore, insieme all’orchestra di amici fidati “Cappella Andrea Barca” (curiosa traduzione italiana del suo nome). Il programma ruota anche quest’anno intorno ad alcuni autori cardinali, Mozart in primis, quindi Schubert e Haydn, tre mondi a cui Schiff resta da sempre particolarmente legato. Un impegno sempre notevole, che in quattro serate ha incluso anche due concerti sinfonici con due concerti pianistici, e un concerto sinfonico-vocale con la Sinfonia K 550 e la Messa in Do minore di Mozart (coro Schola San Rocco).
Rimane inossidabile l’identità di Schiff pianista più che direttore, quasi forzatamente chiamatosi a dover concertare dal podio invece che dalla tastiera, identità che lo ha portato invece a cercare nuove vie sugli strumenti d’epoca, eseguendo Schubert per il primo concerto su un fortepiano Franz Brodmann viennese del 1820. Scelta che per Schiff sembra limitante nella varietà di dinamiche realizzabili, specie nei registri medio-acuti, con alcune costrizioni nel cantabile, talora ingessato. C’è un mondo poetico che Schiff sa esprimere alla tastiera, non facilmente traducibile, oggi, sugli strumenti di un tempo. Eppure, non manca di cogliere già nella Sonata “Arpeggione”, e soprattutto nei Drei Klavierstücke D 946, un magico alone di mistero, fra certi aspetti di accesa introversione. Schiff dimostra con granitica solidità la propria visione di ogni brano, i suoi orizzonti espressivi, con una sproporzione rispetto all’insolito arpeggione suonato da Coin, che si muove lungo una concezione più elementare delle articolazioni e delle prospettive di fraseggio. Nei Klavierstücke enfatizza le strutture armoniche e ritmiche come per compensare certe precarietà timbriche strutturali. Restituisce agli applausi entusiastici, come fuoriprogramma, la Melodia ungherese e l’Allegretto in do minore. Si muove poi fra tinte delicate e tempi rapidi nel difficilissimo Trio op. 100, mostrandone l’unità compatta e l’epopea del celebre Andante.
Il giovanile nonetto per fiati che apriva l’ultimo concerto – una litania funebre – introduceva la Sinfonia di Haydn “col rullo di timpani”, dove l’orchestra, diretta da Schiff, suonava in autonomia lasciando avvertire una certa monotonia e staticità di fraseggio. Mozart, soprattutto nel repertorio dei concerti, rimane invece il vero mondo di Schiff. Esalta gli elementi più pianistici del concerto in do minore, scolpendone il fraseggio nella sua definizione armonica e nella magia del cantabile, regalando al pubblico una Fantasia K 475 molto olimpica e poco ombrosa. Lunghi applausi e ovazioni.
Mirko Schipilliti