Sempre più spesso, per buona sorte di appassionati ed intenditori, si dà l’opportunità di ascoltare i tesori della Scuola Musicale Napoletana del ‘700, per merito di festival e rassegne dedicati al repertorio di quel “secolo d’oro”. Ora è stata la volta di quattro cantate di Leonardo Vinci (1696 – 1730), presentate nell’ambito del Festival Duni di Matera, diretto da Dinko Fabris.
Vinci, calabrese forse di Strongoli, presso Crotone, fu uno dei maggiori compositori di quella Scuola, noto per la passione per le donne e il gioco d’azzardo, tanto che si sospetta che sia morto in giovane età perché avvelenato da un rivale in amore o al gioco.
Anche se a livello internazionale era (ed oggi ritorna ad essere) considerato uno dei compositori più importanti nell’ambito della musica barocca, addirittura uno tra i preferiti di Händel, viene eseguito ancora troppo raramente.
A colmare in parte la lacuna ci ha pensato l’Ensemble “Sonar d’Affetto”, con il concerto “Le cantate di Leonardo Vinci e il virtuosismo italiano”. Lo stesso ensemble le aveva incise di recente grazie al progetto discografico “Olimpia abbandonata & other Cantatas”, sostenuto dalla Società Italiana di Musicologia e dall’Archivio Italiano della Cantata CLORI.
L’Ensemble è composto da Valeria La Grotta (soprano), Luigi Accardo (clavicembalo), Mauro Pinciaroli (arciliuto) e Nicola Brovelli (violoncello).
Valeria La Grotta, con la sua voce sopranile dai colori limpidi e profondi, ci ha offerto una esecuzione notevole per accuratezza stilistica, ma anche con una qualità interpretativa di alta scuola.Il virtuosismo del soprano non era mai fine a sé stesso, ma sempre teso a illuminare anche gli angoli più nascosti dello spartito e del testo.
I musicisti che la accompagnavano si sono dimostrati attenti ed empatici con la protagonista; la quale, anche nei recitativi, ha posto l’accento sulla qualità “drammaturgica” della parola, restituendoci il senso delle cantate come piccole opere da camera.
A completare il programma della serata, una parte solo strumentale che prevedeva brani di Giovanni Zamboni, Santo Lapis e Stefano Galeotti, compositori del ‘700 poco conosciuti al grande pubblico, per i quali ancora una volta si è dimostrata preziosa l’azione di recupero e rivalutazione da parte di questo ensemble.
Un’esecuzione nel complesso luminosa e piena di vitalità, con una eccellente qualità della resa musicale, da parte di un ensemble che si candida a buon diritto a diventare un punto fermo imprescindibile per gli appassionati di un repertorio vastissimo e in gran parte ancora da scoprire.
Lorenzo Fiorito
Foto: Giovanni Marino