56° Concorso internazionale di chitarra classica “Michele Pittaluga”: prova finale
Alessandria, Teatro Alessandrino, 28 settembre 2024
Tradizionalmente il Concorso Pittaluga prevede, come prova conclusiva, un concerto con l’orchestra. Ma non è del tutto anomalo che il comitato promotore favorisca invece una finale col quartetto d’archi: è avvenuto ad esempio nel 2012 e nel 2013, e anche altre volte andando più indietro nel tempo. Come fase decisiva di un concorso di esecuzione, il confronto con un’opera cameristica (e in particolare con una pagina dalle caratteristiche del Quintetto op. 143 di Mario Castelnuovo-Tedesco) può rivelarsi però un impegno assai più ostico. In un Concerto, infatti, il concorrente deve certo curare il dialogo con il direttore d’orchestra, ma in genere ha anche spazi ben definiti in cui far emergere la propria statura esecutiva; il Quintetto di Castelnuovo invece, pur essendo tecnicamente impegnativo, non presenta vere cadenze o momenti puramente virtuosistici, ma con la sua natura strettamente dialogica e la sua varietà espressiva richiede qualità musicali a tutto tondo, e soprattutto un affiatamento e un’intima consonanza con i partners musicali che difficilmente può essere raggiunta nello scarso tempo a disposizione tra la semifinale e la finale.
È quindi in qualche modo inevitabile che una limitata esperienza e una musicalità ancora acerba finiscano per penalizzare un interprete, per quanto dotato e brillante. È stato questo il caso del valenciano Ausiàs Parejo, che per certi versi poteva apparire come il vincitore predestinato dell’edizione 2024 del Concorso di Alessandria: un po’ per il curriculum prestigiosissimo, dato che ad appena diciotto anni si è già aggiudicato qualche decina di concorsi, compreso l’“Alhambra” nel 2022 (che gli ha fruttato anche l’incisione di un disco per la Naxos); e un po’ per essersi già piazzato in seconda posizione nelle due precedenti edizioni del “Pittaluga”. Nel confronto col Quintetto di Castelnuovo-Tedesco, Parejo ha tuttavia evidenziato, accanto a un’innegabile brillantezza tecnica, una certa immaturità e timidezza interpretativa, che lo ha condotto a un’esecuzione pulita, ma mai davvero emozionante, relegandolo alla terza posizione. Il primo premio è stato invece tributato dalla giuria (quest’anno presieduta da Éric Franceries) al polacco Andrzej Marcin Grygier (classe 1998), che è apparso il concorrente più sicuro; a dispetto della postura forse un po’ troppo seria e concentrata, ha rivelato un ottimo affiatamento col Quartetto, in particolare nel terzo movimento, e in diverse occasioni (ad esempio nello stesso “Scherzo alla Marcia” e negli episodi più “solistici” dell’iniziale “Allegro, vivo e schietto”) ha convinto per un fraseggio plastico ed espressivo.
Quanto ad espressività, il trentenne russo (ma magonzese di adozione) Igor Klokov, secondo classificato, è sicuramente il solista che ha proposto l’”Allegro con fuoco” conclusivo più irruente ed elettrizzante; è risultato però anche marginalmente meno incisivo in qualche passaggio del primo tempo e ha offerto un “Andante mesto” adeguatamente atmosferico e misterioso, ma forse poco rapinoso nei passaggi più melodici della seconda sezione, che l’autore contrassegna come “Souvenir d’Espagne”. Tutti e tre i finalisti, comunque, hanno offerto una lettura convincente del Quintetto, vero capolavoro della letteratura chitarristica da camera, grazie anche al contributo dell’ottimo Quartetto di Torino (Edoardo De Angelis, Umberto Fantini, Andrea Repetto e Manuel Zigante); e hanno fatto in un certo senso un favore alla giuria optando tutti per la pagina castelnuoviana. Se uno dei concorrenti, infatti, avesse scelto l’alternativa prevista per la finale, il Gran Quintetto op. 65 di Mauro Giuliani, paragonarne le prestazioni sarebbe stato ben più arduo, dato che si tratta di opera diversissima, dalla scrittura brillante e virtuosistica.
Oltre all’esibizione dei finalisti, durante la serata conclusiva del Concorso di esecuzione — ultima tappa di una settimana ricca di eventi e iniziative — è stato proclamato anche il vincitore della tredicesima edizione del Concorso di composizione, che prevedeva un brano per chitarra sola ispirato a “Mille regretz” di Josquin Desprez: la giuria, presieduta dal Direttore artistico Frédéric Zigante, ha attribuito il primo premio al coreano Hajin Sung e due attestati di merito a Stefano Marrosu e Florent Aillaud. L’attesa dei responsi delle giurie è stata infine allietata da un mini-concerto del vincitore del Pittaluga 2023, il giapponese Io Yamada, che ha presentato un’ampia selezione (sei movimenti su otto) di una partitura di rara esecuzione: Platero y yo di Eduardo Sáinz de la Maza, fratello minore del più noto Regino, il dedicatario del Concierto de Aranjuez. Una Suite (ovviamente ispirata dal capolavoro di Juan Ramón Jiménez) piacevole, dall’ispirazione neoromantica e popolareggiante e che tradisce chiaramente l’influsso del maestro di Eduardo, il grande Miguel Llobet, ma a dire il vero non di grande sostanza; che comunque ha messo nuovamente in luce la rotondità del tocco e l’eccellenza tecnica del chitarrista nipponico.
Roberto Brusotti