BACH Suite per violoncello n. 5 FRANCK Sonata per violoncello e pianoforte in la maggiore MENDELSSOHN Trio con pianoforte n. 2 in do minore violino Michael Guttman pianoforte Vanessa Benelli Mosell violoncello Alexander Knyazev
Chiostro di Sant’Agostino, Pietrasanta, 28 luglio 2019
Il concerto conclusivo della 13 ͣ edizione di Pietrasanta in concerto ha presentato, nel suggestivo Chiostro di Sant’Agostino della cittadina versiliese del marmo, un programma appetibile con un vero e proprio mattatore al violoncello, il cinquantottenne moscovita Alexander Knyazev, che ha condotto in porto una serata enigmatica almeno quanto il suo carattere. Partito in sordina, con una tensione insospettabile per un interprete che frequenta da almeno trent’anni i palcoscenici internazionali accanto a mostri sacri della musica come Rostropovich, Bashmet, Mazur, Kissin, Spivakov, Afanassiev, Alexander Knyazev s’è progressivamente immedesimato nel suo strumento emancipandone suono e complessità fino a tradurre in una seducente e inderogabile voce il suo strumento. Eccellente nel solo della Suite n. 5 in do minore (Suite discordable, 1720) di Johann Sebastian Bach, dove comunque non lesina imperfezioni, Knyazev riceve con estrema disponibilità la compagnia del pianoforte affidato a Vanessa Benelli Mosell, trentunenne pratese, con cui erige con impostazione cartesiana il monumento alla letteratura romantica rappresentato dalla Sonata in la maggiore per violino e pianoforte (1886) di César Franck. È questo senza dubbio il territorio cui Knyazev aderisce oggi con maggiore comodità. Lo smisurato impianto lirico gli corrisponde e lo mette in grado di decifrare ogni sottigliezza dello spartito franckiano, di esporre con lucidità e vividità impressionanti i suoni caldi e avvolgenti che riconducono il linguaggio cameristico verso un’intimità palesatasi da subito nella completa maturità dell’autore e dell’esecutore.
La Benelli dimostra quel che vale, concedendo al violoncello di sviluppare al meglio la sua linea del canto e fornendo l’indispensabile sostegno ritmico e timbrico che il secco Steinway & Sons restituisce. È umile ma forte e decisa, sfoglia le pagine da sola e conduce le dinamiche come può, per quanto le permette un concerto all’aperto dove l’espansione lirica che il pianoforte propone, terminando spesso nel dissolversi del pianissimo, fa fatica a seguirsi.
Intervallo breve prima del brano conclusivo, d’età simile al precedente, il Trio n. 2 in do minore op. 66 (1845) di Felix Mendelssohn-Bartholdy introduce l’ultimo elemento del trio, con il violinista e direttore del Festival Michael Guttman che si introduce con naturalezza in formazione, mettendo subito a dura prova le corde del Guarneri 1775, che imbraccia con confidenza paterna.
Eccoli, Knyazev e Guttman, a creare la dimensione cameristica che, in queste condizioni, è un po’ mancata. Forse è la superficie classicista della composizione a rivendicare quell’equilibrio fra gli impieghi cui Mendelssohn aspira. Fatto sta che, nell’incedere dei movimenti, la scrittura pianistica aumenta di densità ed è nel corale del finale Allegro appassionato dove Vanessa Benelli Mosell riesce ad esprimersi al meglio e a ribadire il carattere ostinato e quella forza di volontà che servono anche solo ad affacciarsi alla carriera solistica che percorre con successo.
Il bis, con quel poco di virtuosistico che normalmente gli si richiede, è stato un piacevolissimo e stimolante Rondò all’ungherese in sol maggiore di Franz Joseph Haydn, che ha permesso al numeroso e plaudente pubblico di accomiatarsi sorridente con l’appuntamento al prossimo, quattordicesimo, Festival Pietrasanta in concerto del 2020. Ad maiora!
Davide Toschi
foto: Bernard Rosenberg