SHOSTAKOVICH Ouverture festiva in la maggiore op. 96 BEETHOVEN Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 CIAIKOVSKI Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 Orchestra Sinfonica di Milano, direttore Emmanuel Tjeknavorian
Milano Teatro alla Scala 15 settembre 2024
Attesa inaugurazione, anticipata con il dovuto carico di aspettative ed entusiasmi nella precedente stagione, quella di domenica per il nuovo corso dell’Orchestra Sinfonica di Milano. Emmanuel Tjeknavorian, con garbo e in punta di piedi, ma deciso nei propri obbiettivi, ha saputo creare curiosità ed avvincere sino al definitivo debutto quale direttore musicale della compagine milanese. Nella sede scaligera che, da tradizione, ospita il concerto inaugurale la tensione era più che percepibile. Evidente sin dall’ingresso estremamente serio e concentrato di tutti gli orchestrali, per i quali il caloroso applauso del pubblico non è bastato a sciogliersi in una sala al completo, con un tutto esaurito che dà la misura dell’importanza riservata all’evento.
L’Ouverture festiva di Shostakovich e la Sinfonia in re maggiore di Beethoven rappresentano due tappe importanti nel percorso direttoriale di Tjeknavorian, essendo le prime pagine orchestrali eseguite anni fa ai primi approcci sul podio: riproposte nella prima parte del concerto, oltre ad anticipare gli omaggi per il cinquantesimo dalla scomparsa del compositore russo, hanno valore simbolico e benaugurante. Tutta risolta nel gioco divertito di innestare una fanfara su un più spensierato meccanismo quasi circense, tipico di Shostakovich, ma difficilmente così gaio e libero da sarcasmi e ombre, l’Ouverture festiva ha assolto il compito anche di rasserenare l’orchestra, nelle prime battute trattenuta nello sfogare la brillante partitura.
Viennese negli equilibri, spigliata dove occorre, meno risolta nei chiaroscuri in parte evitati, quasi divisa tra Haydn e lo Schubert della Quinta sinfonia, è trascorsa l’esecuzione della Seconda di Beethoven. Un uso sapiente degli archi e un buon dialogare tra le sezioni hanno permesso di godere d’una esecuzione che dà l’idea di quale strada, per ora, intenda seguire Tjeknavorian nei confronti dell’interpretazione beethoveniana: tenendo sì conto di quanto le analisi filologiche degli ultimi vent’anni hanno prodotto, ma senza perdere di vista la cantabilità delle frasi, i necessari respiri nel porgere le stesse e la ricerca interpretativa che va oltre il dato tecnico.
Approccio molto più passionale e d’impeto quello riservato, invece, alla Sinfonia in fa minore di Ciaikovski, dove non sono mancati pianissimi raffinati negli archi e delicati interventi dei fiati, ma al contempo perorazioni ineluttabili degli ottoni e una ricerca di virtuosismo dalle varie sezioni, che ha prodotto una maggior esposizione e qualche inesattezza soprattutto da parte degli ottoni e degli stessi fiati, forse non a proprio agio con l’acustica poco lineare del teatro scaligero. Da addebitare, probabilmente, alla stessa una certa disomogeneità delle sezioni, cui non si è abituati dagli ascolti in Auditorium. La lettura di Tjeknavorian ha saputo dare un filo conduttore omogeneo ai movimenti, rendendo tutta la pagina estremamente narrativa, pur eccedendo talvolta nel gesto incalzante tanto da rischiare oltre il dovuto, per fortuna senza conseguenze palpabili sul fluire delle note.
Trionfo finale, applausi e chiamate convinte ai vari membri della Sinfonica di Milano, affettuosamente ringraziati uno per uno dallo stesso direttore, più volte rivolgendosi, infine, con la medesima eleganza nei confronti del pubblico acclamante. Rimane ora l’entusiasmo e la curiosità di seguire lo sfaccettato programma che dalle prossime settimane accompagnerà i fine settimana degli affezionati ascoltatori all’Auditorium di Largo Mahler.
Emanuele Amoroso