BRAHMS Concerto per violino e orchestra op. 77 CIAIKOVSKI Sinfonia n. 5 op. 64 Orchestra Utopia, direttore Teodor Currentzis
Brescia, Teatro Grande, 20 novembre 2023
Quando nel 2008 uscì la prima importante incisione discografica con la direzione di Teodor Currentzis, un cd dell’etichetta Alpha dedicato a Dido and Aeneas di Purcell, provai un’emozione speciale e senza indugio premiai l’album con le cinque stelle di MUSICA. Meno mi convinse l’interpretazione su disco del Requiem di Mozart uscita tre anni più tardi, ma era evidente che l’estroso direttore greco, all’epoca direttore dell’Orchestra MusicAeterna impegnata nella Russia profonda, tra Novosibirsk e Perm, aveva una così forte personalità da imporsi autorevolmente nel panorama internazionale degli anni a venire. Così è avvenuto, e ora non manca chi lo considera, per l’eccezionale intensità delle sue interpretazioni, una sorta di novello Carlos Kleiber.
Con queste premesse, era davvero ghiotta l’occasione di vederlo dal vivo, alla testa della neocostituita Orchestra Utopia, nel concerto del 20 novembre al Teatro Grande di Brescia, prima tappa italiana di una mini tournée di due sole serate, la seconda delle quali prevista a Roma. Currentzis si è presentato al centro del palcoscenico in modo inconsueto, fermandosi di profilo per alcuni istanti con lo sguardo rivolto al lato sinistro del teatro. Trovata la giusta concentrazione, ha poi dato avvio al primo pezzo in programma: il Concerto per violino di Brahms, con la partecipazione del solista ungherese Barnabás Kelemen.
Currentzis dirige a mani nude, senza bacchetta (e senza podio), con una gestualità tutta sua, sfruttando in modo creativo braccia, polsi, mani e dita. Per dare un’idea grossolana, potrebbe talvolta ricordare chi gioca alle ombre cinesi. Inoltre si muove molto sulle gambe ed eccezionalmente, infrangendo il Galateo, arriva perfino a battere i piedi. Ma il gesto e questi movimenti non sono che dei mezzi finalizzati a tradurre in suoni le geometrie della partitura musicale. E il Concerto per violino di Brahms, forse il più complesso tra quelli scritti nell’Ottocento, dà filo da torcere agli interpreti sia per l’impervia parte solistica a suo tempo concepita per l’arte sopraffina di Joseph Joachim, sia per la sua densa scrittura sinfonica. I bravissimi musicisti di Utopia, in tutto un centinaio, con il loro ispirato condottiero hanno perfettamente messo in risalto i contrasti della composizione, perennemente in sospeso tra afflato lirico e slancio eroico. Magnifiche le sonorità ottenute nel passaggio orchestrale in pianissimo che precede il solo vigoroso e marcato del violino (circa a metà della sezione D della partitura), ma anche la transizione dal “tranquillo” all’”animato” nella coda del primo movimento. Bravo il solista nella tecnica delle ottave, nel cantabile in registro sopracuto, nella Cadenza ben contrastata. Soavissimo l’Adagio introdotto da un gran solo dell’oboe; eseguito a tempo giusto l’irresistibile finale. Kelemen, intensamente applaudito, ha concesso come bis il Capriccio n. 1 di Paganini, proposto “à grande vitesse”.
Seconda parte con la Quinta Sinfonia di Ciaikovski, diretta a memoria: la lugubre frase iniziale affidata ai due clarinetti è stata proposta con i dovuti indugi, come più avanti l’appassionato secondo tema, mentre l’Allegro ha trovato un incedere senza precipitazione, ma con possenti ed entusiasmanti culmini dinamici. Composta da musicisti di oltre trenta nazionalità e attiva soltanto da un anno, l’Orchestra Utopia è parsa una superba compagine, in cui le lievissime e occasionali imprecisioni negli ottoni nel primo movimento di Ciaikovski rappresentano davvero solo un peccato veniale, prontamente riscattato, tra l’altro, dal musicalissimo assolo del primo corno nel successivo Andante. Un Ciaikovski vibrante, energico, anche di toccante profondità (per esempio, nell’introduzione dell’Andante), sicuramente da ricordare.
Currentzis si è infine congedato dal pubblico rivolgendo un breve discorso in inglese per introdurre il bis: il celeberrimo “Pas de deux” dallo Schiaccianoci, una partitura – ha spiegato – che nel mondo spesso viene associata ad atmosfere natalizie, ma che a livello più profondo possiede una sua straordinaria intensità lirica. Applausi a non finire per un’Utopia musicale realizzata.
Marco Bizzarini
Foto: Umberto Favretto