Concerto di Davide Alogna (violino) e Costantino Catena (pianoforte)
Sala Bianca del Teatro Sociale, Como, 26 giugno 2020
Dopo mesi di silenzio dovuti alla pandemia, finalmente sembra che si stia tornando alla normalità (o quasi). Venerdì 26 giugno, nella prestigiosa Sala Bianca del Teatro Sociale a Como, per la prima volta al chiuso, si è potuto ascoltare il doppio concerto (ore 18.30 e 21) del violinista Davide Alogna e del pianista Costantino Catena. Altro fattore importante il sold out per entrambi gli eventi, promossi dalla Società dei Palchettisti e dal Teatro Sociale/AsLiCo. Vario il programma spaziante fra Settecento e Ottocento: Mozart, Beethoven, Ciaikovski e Wolf-Ferrari.
La Sonata in mi minore K 304 (300c) per pianoforte e violino di Mozart è unica nel suo genere. Ricca di nuove idee mette in evidenza il grande genio musicale del suo autore. È brillante e particolarmente adatta allo strumento, abilmente combinato con la parte pianistica. È una Sonata che richiede un abile ed esperto violinista, tanto quanto il pianista.
Assai convincente l’interpretazione di Davide Alogna e Costantino Catena: la cavata del violinista è di una bellezza apollinea, l’intonazione impeccabile, il suo fraseggio possiede un singolare fascino. In bella evidenza l’aspetto tecnico ed espressivo del pianista.
La Sonata in re maggiore, op.12 n. 1 per violino e pianoforte di Beethoven, anche per il suo impegno formale, costituisce il primo importante riferimento nella produzione beethoveniana per questo organico. Qui, in questa unione strumentale che ha il suo diretto antecedente storico in Mozart, si registra una volta di più quell’interesse così vivo e così insistente che il genio di Bonn nutrì sempre per gli archi e per la tastiera, intesi come gli strumenti principi di una ricerca musicale che trae da ogni forma espressiva tutte le possibili conseguenze in termini di maturazione interiore e tecnica. I due interpreti hanno messo in luce non solo l’elemento ritmico e tecnico, ma anche in egual misura quello espressivo (Andante con moto). Possiedono una brillantezza tecnica mai fine a se stessa e un’espressione sempre controllata.
Seguiva la nota Valse sentimentale, op. 51 n. 6 per violino e pianoforte di Ciaikovski (esiste anche una versione per violoncello e pianoforte). Genuina l’idea melodica, che richiama l’interiorità del musicista e il suo stile romanticheggiante. Aggraziata l’interpretazione del duo Alogna-Catena.
Il concerto si è concluso con la Sonata n. 1 in sol minore, op. 1 per violino e pianoforte di Wolf-Ferrari, una composizione scritta nel 1895 dal musicista diciannovenne. Una pagina ingiustamente dimenticata, che lascia intravvedere le future peculiarità artistiche dall’Autore, anche se è evidente la componente germanica della sua prima formazione, nata nel solco della tradizione classico-romantica. Il suono di Davide Alogna è sempre limpido e palpitante, il gusto sorvegliato e vincente, purezza di timbro, splendore di luce e levigata linea del canto, tecnica brillante. Un violinista di talento. Anche il pianista Costantino Catena ha regalato tante emozioni. Ha suonato con intensità, brillantezza, eleganza e gusto straordinari. La sua è stata una lezione di finezza interpretativa.
Alberto Cima
Concerto di Orazio Sciortino (pianoforte)
Parco di Villa Olmo, Como, 28 giugno 2020
Dopo il delizioso “antipasto” offerto dal duo Alogna-Catena, la 13esima edizione del Festival “Como città della musica” si apriva domenica 28 con un doppio appuntamento — come ormai è diventata abitudine, per sopperire alla limitatezza del pubblico consentito dalle attuali regole — in quella che corre d’obbligo definire la “splendida cornice” di Villa Olmo, la stupenda costruzione neoclassica che si affaccia sul lago di Como. La cornice sarà pure splendida, ma non è quella ideale per ascoltare musica, si sa: alle 19 il sole è ancora forte, e i rumori di bambini, motoscafi, cani, rondini, campane (in ordine casuale…) non aiutavano certo a godere del raffinatissimo programma allestito da Orazio Sciortino. Una silloge di brani tutta costruita sul tema della notte (e in effetti l’idea originaria era un’esibizione poco prima della mezzanotte): i misteriosi, circolari Nachtstücke op. 23 di Schumann, il rossiniano Un cauchemar, e un trittico lisztiano, fatto da Hymne à la nuit, Les adieux (parafrasi di un tema del Roméo et Juliette di Gounod) e la Parafrasi sul Rigoletto. In più, era previsto un brano di Sciortino stesso, A midsummer’s night fox, sostituito — per decisione dell’artista stesso, che ha ritenuto le condizioni acustiche incompatibili con questo spartito — da un’altra “cosetta”, la parafrasi di Liszt sulla Lucia di Donizetti. Il lettore minimamente esperto di tecnica pianistica, dopo aver letto questo elenco, sa già quali sono le enormi difficoltà digitali e musicali di un programma siffatto: l’averlo eseguito con gran classe in condizioni davvero proibitive, e l’averlo ripetuto due volte di fila è qualcosa che fa onore alla serietà dell’artista e alla disciplina del professionista. Difficile, ovviamente, esprimere giudizi di valore: ma anche così spiccava la singolarità di un Liszt anti-retorico e anti-virtuosistico, tutto giocato sulle sfumature e sui colori “notturni”, più che sulla bravura tecnica, pur necessaria. E il breve ciclo schumanniano non indugiava mai sui singoli dettagli, preferendo Sciortino sottolinearne il rigore formale e la struttura ossessivamente ciclica. Il festival comasco prosegue con molti altri appuntamenti, fino al 12 luglio, fra le ville Olmo, del Grumello e Erba (a Cernobbio): e lo consiglio non solo per le “splendide cornici” (la potenza dei luoghi comuni è tale che a volte… sono veri!) ma per la raffinatezza degli interpreti coinvolti.
Nicola Cattò