CHARPENTIER Noëls sur les instruments H. 531 e H. 534; Messe de Minuit pour Noël H 9 BACH Schwingt freudig euch empor BWV 36: Unser Mund sei voll Lachens BWV 110 soprano Hilary Cronin, Keri Fuge mezzosoprano Rebecca Leggett tenore Florian Sievers basso Florian Störtz English Baroque Soloists, Monteverdi Choir, direttore Christophe Rousset
Milano Teatro alla Scala, 2 dicembre 2024
Il patrimonio musicale dedicato ad arricchire il calendario liturgico nei suoi vari momenti specifici è talmente ampio e variegato che meriterebbe una programmazione annuale dedicata. Attenzione che in passato si è spesso riscontrata nel capoluogo lombardo con i ricchi cicli nelle varie basiliche e chiese del centro cittadino, purtroppo ultimamente di molto ridotti. Sì che la frequentazione stessa delle cosiddette cantate bachiane ha avuto lunga e radicata tradizione. Tale affetto e approfondita partecipazione si sono riscontrati nel concerto scaligero sia per l’attenta partecipazione del pubblico che per i tributi convinti non solo a tutta la compagine orchestrale e corale, ma ai singoli componenti, con particolare e dovuta predilezione per l’eccellente oboista.
Accostare Charpentier a Bach è stata, tra le varie caratteristiche accattivanti della serata, una intelligente possibilità di confrontare e conoscere due modi quasi opposti di creare musica: laddove Charpentier cura l’effetto esteriore del suono e l’appartenenza ad una tradizione culturale che ha le sue radici nella musica barocca italiana, Bach travalica i singoli stili, li riunisce e fonde indirizzandoli alla necessità della parola e del suo significato. Anche se entrambi partono, per i brani proposti, da una base differente cercando l’uno, Charpentier, nelle musiche natalizie, e l’altro, Bach, non solo nella tradizione luterana, ma anche in precedenti pagine profane ispirazione e sostegno alla creazione. Avvincente, infine, la costruzione delle singole cantate, così ben mediata nei dialoghi tra voci soliste, singoli strumentisti e poi il “tutti” orchestrale e corale.
Ne sono risultate due ore di delizia musicale, sia per la ricchezza che per la qualità esecutiva. L’English Baroque Soloists e il Monteverdi Choir offrono la possibilità di ascoltare una esecuzione di altissimo livello interpretativo, utilizzando non solo strumenti d’epoca e stili appropriati, ma senza indulgere in estremismi interpretativi, con un fraseggio raffinato ed elegante, una ricerca timbrica approfondita ed una intonazione degli stessi strumenti senza alcuna incrinatura. I diciotto membri del Monteverdi Choir hanno un amalgama invidiabile tra le quattro sezioni ed un virtuosismo così smaliziato da porgere la parola musicale con tale approfondita penetrazione che lascia stupiti. Le parti soliste del coro hanno ricevuto i medesimi omaggi, meritatissimi, dal pubblico per i loro interventi nelle arie bachiane ed infine, accolto con richieste di bis cui purtroppo non ha dato seguito, una vera e propria ovazione per Christophe Rousset, il quale con gesto parco ma sempre appropriato e vigile ha diretto con l’intelligenza e passione musicale da sempre riconosciutegli.
Emanuele Amoroso