ROSSINI Il Barbiere di Siviglia X. Anduaga, C. Lepore, J. Pratt, D. Luciano, R. Fassi, D. Cappiello C. A. Daliotti; Orchestra e coro del Teatro di San Carlo, direttore Riccardo Frizza regia Filippo Crivelli ripresa da Luca Baracchini scene Emanuele Luzzati costumi Santuzza Calì
Napoli, Teatro di San Carlo, 6 luglio 2022
Non è affatto scontato che il Barbiere debba avere successo a prescindere, solo perché è una delle partiture più brillanti mai scritte, o perché il libretto è intrigante. Rossini richiede cantanti di altissima levatura tecnica, un’esecuzione orchestrale spumeggiante, una messa in scena avvincente, energia e passione. È il caso di questa produzione, che riporta in vita l’allestimento del 1998 di Filippo Crivelli, qui ripreso da Luca Baracchini, poiché mette insieme, con grande leggerezza e sapienza, belcanto e clima giocoso, levità drammaturgica e una scenografia raffinata.
Il cast era guidato dal baritono Davide Luciano, che ha interpretato con misura, senza eccessi di voce e di gesti, il barbiere invadente ed esuberante, addirittura accompagnando egli stesso con la chitarra la serenata di Almaviva. Gioviale e pieno di vitalità, Luciano ha accentuato la dimensione benevolmente maliziosa dell’astuto tuttofare, a cominciare dalla cavatina dell’atto I, scena 2, cantata con un timbro ricco e buona emissione e senza la sfrontata petulanza che di solito ci mettono i baritoni.
Xabier Anduaga è stato un Conte di Almaviva di buona potenza vocale e incisiva presenza scenica, e ha cantato con disinvoltura le due serenate “Ecco ridente in cielo” e “Se il mio nome”. E poi, rispetto a molti tenori che in genere la evitano, ha il merito di aver cantato (ed in modo eccellente!) l’aria di bravura finale “Cessa di più resistere”, con uno stile rossiniano impeccabile e una voce brillante e molto duttile.
Jessica Pratt nei panni di Rosina è stata all’altezza delle aspettative poste rispetto alla sua performance. Soprano dalla tecnica finissima e dal timbro chiaro, ha esibito passaggi virtuosistici molto apprezzati dal pubblico. La sua coloratura è chiara e luminosa, e il timbro vivace, affascinante e fluido le ha permesso di interpretare brillantemente il ruolo della donna innamorata sicura di sé e volitiva. La lezione di musica è stata un momento di pura grazia: qui la Pratt ha sostituito “Contro un cor” con “Deh! torna mio bene” (nota anche come “Variazioni di Proch”), che è un’aria frequentemente introdotta in questa scena già dalla fine del XIX secolo. Il soprano ha affrontato con leggerezza e disinvoltura vocale la vivacità delle linee melodiche e la pirotecnica coloratura, trilli e arabeschi, sbalordendo il pubblico per l’audace naturalezza con cui ha affrontato l’impervia pagina.
Il suo tutore Bartolo è stato interpretato con energia e destrezza dal basso Carlo Lepore, la cui performance è stata impressionante per il suo uso intelligente di tutte le possibilità della sua estensione vocale.
Riccardo Fassi ha dato a Don Basilio il colore cupo che si conviene, accenti incisivi, giusti tempi comici, e una buona presenza scenica; ne “La calunnia è un venticello”, un’aria che è il paradigma del crescendo rossiniano, è stato bravo ad allineare la sua linea di canto alla tensione ascendente dell’orchestra. Una menzione va al bravissimo soprano Daniela Cappiello che ha interpretato Berta.
Nella buca, già dall’ouverture Riccardo Frizza ha definito il percorso orchestrale che sarebbe seguito, fatto di giocosità, precisione, incisività di ritmo, accenti e dinamica, restituendo tutto il fascino rossiniano e mantenendo viva la tensione della partitura. Il direttore ha preso per mano orchestra e cantanti con energia e delicatezza; forse mancava solo un po’ di respiro nei “tutti” orchestrali, anche se i contorni erano finemente cesellati. Non meno che eccellente, come di consueto, è stato il coro preparato da José Luis Basso.
Lorenzo Fiorito
Foto: Luciano Romano