NONO Como una ola de fuerza y luz SHOSTAKOVICH Sinfonia n. 4 in do min. op. 43soprano Serena Sáenz pianoforte Pierre-Laurent Aimard regia del suono Paolo Zavagna Filarmonica della Scala, direttore Ingo Metzmacher.
Milano, Teatro alla Scala, 25 gennaio 2024
Nel centenario della nascita di Luigi Nono e nel decennale della scomparsa di Claudio Abbado, la stagione della Filarmonica della Scala propone Como una ola de fuerza y luz, pagina di protesta, monolitica, di non facile esecuzione, per una compagine sinfonica sovrabbondante oltre a nastro magnetico, pianoforte e soprano. A cinquantadue anni dalla sua creazione la partitura si dispiega da un lato come una tragedia universale dello spirito, dall’altro testimone infuocato di una militanza di cui avremmo ancora bisogno, ma che allo stesso tempo resta ancorata all’estetica di un’epoca già lontana, oramai come un capitolo chiuso. La rapidità con cui evolvono linguaggi, spiritualità e tendenze la relega nella storia del secolo scorso. L’esasperazione delle fasce sonore che ne articolano il procedere inesorabile in un progressivo processo d’implosione ed esplosione viene colta dall’esperienza di Metzmacher in questo campo secondo una lettura rigorosamente geometrica, icastica, che non lascia spazio a sonorità seducenti, nella quale gli interventi solistici si disperdono fra giganteschi flussi sonori.
Il contesto non è certo dei più rilassati passando alla Quarta di Shostakovich, dove Metzmacher predilige gli aspetti più ritmici e le esasperazioni sonore in un’esecuzione compatta e imponente, senza tuttavia approfondire l’indagine interiore sulla lacerazione dell’Io, ad esempio attraverso un’indagine nell’inquietante leggerezza delle lunghe frasi di certi tipici cantabili agli archi, che non possono essere lasciati ad aspetti oggettivi. Si pensi alla magia del finale fra i rintocchi della celesta. Resta il desiderio di quel senso di meraviglia, di quello struggimento desolante, antiretorico, sopraffatto invece dalla predilezione per una concitazione talora esorbitante nella sua ordinarietà e un po’ monocorde, rinunciando a una poetica di ombre e chiaroscuri. Teatro gremito fra applausi calorosissimi.
Mirko Schipilliti
Foto: Brescia e Amisano / Teatro alla Scala