ROSSINI Il Barbiere di Siviglia Ouverture STRAVINSKI Apollon Musagète APERGHIS Contre-jour, le jour MOZART Sinfonia n. 41 in do maggiore K 551 “Jupiter” baritono Lionel Peintre Orchestra Mozart, direttore Daniele Gatti
Roma, Teatro Olimpico, 4 dicembre 2021
Su questa testata, il programma, vasto e ben articolato, delle celebrazioni per i duecento anni dalla fondazione dell’Accademia Filarmonica Romana, è stato riassunto a fine ottobre in occasione del concerto al Teatro Argentina con cui è stata inaugurata la stagione 2021-22. Momento centrale delle celebrazioni è il “concerto del bicentenario” tenuto il 4 dicembre, giorno in cui la Filarmonica Romana debuttò duecento anni fa nel salone di Palazzo Odescalchi a Roma.
Il concerto è stato tenuto al Teatro Olimpico, di recente restaurato per ritrovare l’architettura tardo razionalista che lo caratterizza. Tra sala e galleria il teatro ha circa 1.800 posti. Il 4 dicembre era pieno, a differenza di quanto avviene in altre sale di concerto. In breve, nonostante la pioggia ed una partita di calcio che ha indotto a programmare l’inizio del concerto alle 21, per l’occasione, gran parte del mondo romano della musica si è dato appuntamento per celebrare un’esperienza principalmente romana come quella della Filarmonica.
Il programma rispecchia momenti essenziali della Filarmonica. Nei primi decenni portò a Roma in versione da concerto diverse opere di Rossini (anche un Guillaume Tell in traduzione ritmica italiana, e molto scorciato) che non trovavano accoglienza nei tre teatri d’opera dell’epoca (Apollo, Argentina e Valle). L’ouverture del Barbiere è un ricordo di quegli anni. Nel secondo dopoguerra, è stata a lungo un riferimento importante per Stravinski che spesso diresse suoi lavori alla Filarmonica, sovente in prima assoluta per l’Italia. Il lavoro commissionato a Georges Aperghis è una prima mondiale che ricorda come, nei duecento anni, l’innovazione e la ricerca siano stati una cifra della Filarmonica. Infine, la sinfonia Jupiter rammenta come il salisburghese sia stato una costante dei concerti della Filarmonica.
Il concerto è stato affidato all’Orchestra Mozart, creata nel 2004 da un’idea di Carlo Maria Badini e Fabio Roversi Monaco e di cui è stato per diversi anni direttore artistico Claudio Abbado. È un’orchestra da camera i cui giovani strumentisti vengono rinnovati periodicamente. Nei brani che richiedono una formazione più nutrita (ed esempio quello di Aperghis) c’erano aggiunti, provenienti, in gran parte, dall’orchestra sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Un segno eloquente della collaborazione tra le due istituzioni. Sul podio Daniele Gatti, il quale, secondo le voci che circolavano in sala, dovrebbe essere il prossimo direttore musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ruolo già ricoperto nel 1992-1997. Un’ultima chicca: il 4 dicembre si sono celebrati i 200 anni della Filarmonica, il 5 i 230 dalla nascita di Mozart.
Andiamo ai singoli brani. L’ouverture del rossiniano Barbiere è stata eseguita con molto brio quasi per dare un tono festoso alla serata, L’Apollon Musagète è la partitura di un breve balletto per sola orchestra d’archi, concepito per essere seguito in un luogo piccolo (venne appositamente costruita una sala per 500 posti all’interno della Biblioteca del Congresso di Washington). È uno dei lavori che rappresenta l’apice del periodo neo-classico di Stravinski. Ero in quarta fila; potevo, quindi, gustare le accurate simmetrie e le variazioni del metro giambico della partitura. Il lavoro di Aperghis, nato in Grecia ma residente in Francia dal 1963 ed allievo di Iannis Xenakis nonché Leon d’Oro per la musica del 2015, rispecchia l’alta pressione ritmica sia nella parte strumentale che soprattutto in quella vocale (eccellente il baritono Lionel Peintre alle prese con una prova difficile caratterizzata da furore enunciativo). Notissima la sinfonia Jupiter di Mozart, che ha chiuso con efficacia il programma.
Grande successo.
Giuseppe Pennisi
Crediti: Max Pucciariello