Fiorilla e i cappellini: il Turco in Italia a Jesi

ROSSINI Il turco in Italia, N. Di Pierro, E. Galitskaya, F. Capitanucci, F. Brito, D. Terenzi, F. Cucuzza, A. Garés; Coro Lirico Veneto, Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”, direttore Hossein Pishkar regia Roberto Catalano scene Guido Buganza costumi Ilaria Ariemme coreografia Marco Caudera luci Oscar Frosio

Teatro Pergolesi, Jesi, 57° Stagione Lirica di Tradizione 2024, 10 novembre 2024

Sembra impossibile per un teatro come il Pergolesi, che molto spesso ha portato in scena opera di ascolto raro quando non addirittura prima riprese in epoche moderne, ma il rossiniano Turco in Italia mancava dai palcoscenici jesini addirittura dal XIX secolo. A compensare questa lacuna ci ha pensato quindi la Stagione 2024, con lo spettacolo (coprodotto con Rovigo, Ravenna, Novara, Rimini e Pisa) di Roberto Catalano e diretto da Hossein Pishkar che, almeno alla recita della domenica pomeriggio, è stato accolto dal pubblico presente (qualche posto vuoto in più rispetto a La vestale, ma nulla di preoccupante) con un pieno e divertito successo. Come spesso costuma oggi la versione scelta era ben più che integrale, presentando anche la discutibile aggiunta dell’aria di Geronio al II Atto (“Se ho da dir”), che è frizzante e ironica, sì, ma con cui però si è notevolmente appesantita la struttura del lavoro, presentando ben tre arie solistiche (Narciso, Geronio, Albazar) di fila, cosa che mai sarebbe avvenuta ai tempi di Rossini. Proprio da quest’aria e dall’elenco di “cappellini” e oggetti di moda di Fiorilla sembra essere partita la regia di Catalano, che poneva una percettibile critica al consumismo alla base dell’agile spettacolo. Idea nel complesso felice (anche se non sempre, nel Finale primo Fiorilla appare più delusa per il mancato acquisto del profumo “Amore Vero” che per la discussa supremazia amorosa su Zaida) che si è tradotta in un allestimento vivace e divertente, particolarmente riuscito nella surreale scena del ballo in maschera del II Atto. Riuscita pure la direzione di Pishkar, sempre attenta a che il suono dell’Orchestra “Cherubini” fosse pieno, rotondo e morbido, ma senza scordare di mantenere vivo il ritmo della narrazione con tempi vivacissimi, anche se a volte un po’ troppo tarantolati nelle chiuse degli assiemi. Nel complesso buono il cast radunato per l’occasione, a riprova di come la grammatica rossiniana sia stata bene assimilata anche da cantanti molto giovani, che magari non saranno mostri sacri o non si imporranno con un carisma indimenticabile, ma che affrontano le loro parti con professionalità e preparazione. L’unico, autentico, frisson della serata viene comunque dal ruolo che, per fortuna, è anche il motore teatrale dell’intera vicenda: Prosdocimo, affrontato con una voce bella, piena, sonora e squillante da Daniele Terenzi, elemento da tenere d’occhio. Nel ruolo di Selim è subentrato a una settimana dalla prima, sostituendo un collega indisposto, Nahuel Di Pierro, che si è confermato solidissimo professionista e interprete sempre a fuoco, a suo agio nei panni ironici e blasé di un turco che, in tempi di soap ambientate sulle rive del Bosforo, sembra uscito dritto dritto da una puntata televisiva. Al suo fianco Elena Galitskaya, tolta una trascurabile confusione nelle variazioni del rondò, è stata una Fiorilla spiritosa e civettuola quanto basta, dal bel fraseggio ma con un’emissione da rivedere e arrotondare in un registro acuto spesso un po’ stridente. Un po’ caricato, ma divertente, il Geronio di Fabio Capitanucci e pieno di ironia il Narciso alla Elvis di Francisco Brito, la cui voce è maturata rispetto agli esordi di qualche anno fa. Bene la Zaida di Francesca Cucuzza, voce interessante e bella dizione, mentre l’Albazar di Antonio Garés è sembrato un po’ più stanco rispetto ad altre occasioni, in cui aveva ben altrimenti mostrato le sue qualità. Del successo pieno e caldo al termine, con grandi applausi per tutti e uno particolarmente lungo per la Galitskaya dopo il rondò, si è detto.

Gabriele Cesaretti

Data di pubblicazione: 13 Novembre 2024

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