Il 2021 è l’anno dei trionfi italiani: grandi successi nello sport (calcio, atletica, nuoto e altre discipline); nelle scienze, con il Premio Nobel per la fisica a Giorgio Parisi; e anche nella musica, con le affermazioni di Leonora Armellini e Alexander Gadjiev allo Chopin di Varsavia e la vittoria di Giuseppe Gibboni al Paganini.
Nello scorso settembre inoltre, Giovanni Bertiolazzi, venticinque anni, considerato uno dei talenti emergenti del concertismo italiano, ha vinto il secondo premio al Concorso Pianistico Internazionale Franz Liszt di Budapest. Un successo, questo, che mancava all’Italia dal lontano 1961, quando il ventenne Dino Ciani si classificò anch’egli al secondo posto. Bertolazzi risiede con la sua famiglia a Verona, ma da tre anni vive a Catania, dove segue gli studi di perfezionamento pianistico sotto la guida di Epifanio Comis,
Il Concorso Liszt, che ha cadenza quinquennale, è uno dei più prestigiosi al mondo. La prima edizione si svolse nel 1933 sotto la direzione del noto compositore, pianista e didatta Ernő Dohnányi e vide vincitrice la sua allieva Annie Fischer, che svolse poi una prestigiosa carriera concertistica; il terzo premio andò ad un altro ungherese destinato alla celebrità, Lajos (poi Louis, in quanto naturalizzato inglese) Kentner. Dopo una lunga pausa, dovuta anche agli eventi bellici e poi all’incorporazione dell’Ungheria nel blocco dei paesi comunisti, il Concorso Liszt riprese vita nel 1948 con la vittoria dell’israeliano Peter Walfisch. Nel 1956 il ventiseienne sovietico Lazar Berman, non ancora noto in Occidente, si classificò al terzo posto. In tempi più recenti, il bresciano Massimiliano Motterle ha vinto il terzo premio nel 2001, ex aequo con altri due concorrenti (primo premio non assegnato).
Per l’edizione del 2021, anno in cui si celebrano i duecentodieci anni della nascita di Franz Liszt (1811-1886), è stato possibile seguire tutte le prove del concorso grazie ad ottime riprese in diretta streaming.
Il primo premio è stato assegnato al sedicenne cino-canadese Kevin Chen, dotato di un talento pianistico naturale e di una tecnica prodigiosa. Chen ha superato in scioltezza le tre prove solistiche ma, data la giovanissima età, in quella conclusiva con l’orchestra, in cui ha eseguito il Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore, ha mostrato dei limiti interpretativi.
Giovanni Bertolazzi, che si era parimenti distinto nelle prove precedenti, ha invece reso proprio nella prova finale un’ammirevole e convincente dimostrazione della propria maturità interpretativa, eseguendo in modo esemplare il Concerto n. 2 in la maggiore.
In ragione di ciò, l’esito più opportuno del concorso sarebbe stato, a parer nostro, quello di assegnare un primo premio ex aequo a Chen e a Bertolazzi. Ma la giuria, presieduta da Olli Mustonen ed in cui sedevano tra gli altri Cyprien Katsaris e Olga Kern, è stata condizionata dalle solite alchimie interne alle giurie dei concorsi; e ha deciso diversamente, assegnando peraltro il terzo premio ad uno dei concorrenti di casa, Gergely Kovács, il cui livello tecnico ed interpretativo ci è apparso ben lontano da quello di Chen e di Bertolazzi.
Al concorrente italiano sono stati comunque assegnati ben cinque Premi Speciali, tra i quali quello per la migliore esecuzione di una delle trascrizioni composte dal celebre virtuoso lisztiano György Cziffra, di cui nel 2021 ricorre il centenario della nascita, inserite quali pezzi d’obbligo a scelta nella seconda prova del concorso. Bertolazzi ha eseguito con gusto squisito la trascrizione della Valse triste di F. Vecsey.
Pochi giorni dopo il successo ottenuto al Concorso Liszt di Budapest, il 25 settembre scorso Bertolazzi ha tenuto, su invito del fu BellininFest (a proposito del quale rimando ad un altro mio articolo, qui leggibile), un recital al Teatro Massimo Bellini di Catania, proponendo – in luogo di quello annunciato in locandina – un programma interamente lisztiano (Studi Trascendentali n. 11 e n. 12, Rapsodie Ungheresi n. 2 e n. 12, Fantasia quasi sonata, Après une lecture du Dante e Rapsodia Spagnola), con in mezzo due trascrizioni belliniane di Thalberg (Quartetto da I Puritani e Casta Diva da Norma).
Il Liszt di Bertolazzi non è improntato ad una visione spettacolare, meramente atletica. Anche nei brani tecnicamente più ardui il giovane pianista veneto, pur non rinunciando, nei passi che lo richiedono, ad esibire con un’ampia gestualità tutta la potenza di suono dello strumento, lo fa sempre con una misura stilistica e con un controllo del fraseggio svolto sin nei minimi dettagli. Tutto ciò appare quale segno di un’ammirevole maturità artistica e lascia immaginare per lui un futuro sempre più ricco di affermazioni.
Dario Miozzi
Quattro domande a Giovanni Bertolazzi
Giovanni Bertolazzi è nato nel 1998 a Soave, in provincia di Verona. Dopo aver studiato privatamente tra Verona e Vicenza, ha completato gli studi del Triennio accademico di primo livello al Conservatorio di Venezia, diplomandosi a pieni voti nel marzo del 2018, sotto la guida di Massimo Somenzi. Oltre ad aver avviato da tempo un’intensa attività concertistica, Bertolazzi ha già vinto più di quaranta premi in concorsi nazionali ed internazionali, in Italia e all’estero; il più importante è il quarto premio ottenuto nel 2019 al Concorso Internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano.
Al termine del suo applaudito recital catanese, gli abbiamo posto alcune domande .
Quello di stasera è stato il tuo primo recital a Catania, che si può ormai considerare la tua città di adozione. Trasferendoti al sud da Verona, hai svolto un percorso contro tendenza, dal momento che sono moltissimi i giovani meridionali che invece emigrano al nord per motivi di studio o di lavoro. Come è maturata questa tua scelta?
Nel 2017 ho conosciuto il maestro Epifanio Comis a Catania, in occasione di una sua Master Class e sono stato subito affascinato dal suo metodo di insegnamento e dalla grande passione che dedica al suo lavoro. Ho dunque deciso di trasferirmi all’ISSM di Catania per seguire sotto la sua guida gli studi del Biennio accademico di secondo livello, che ho completato nel luglio 2020, diplomandomi con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore.
Il tuo repertorio attuale è occupato, oltre che da Liszt, anche da Beethoven e da Rachmaninov; pensi di approfondire in seguito lo studio di altri compositori classici, come Mozart, e romantici, come Mendelssohn, Chopin e Schumann, o anche del Novecento francese, come Debussy e Ravel?
Lo farò certamente, ma al momento sento una maggiore affinità per Beethoven, Liszt, e Rachmaninov; e mi pare – [ride] – che con questi tre ci sia già abbastanza da studiare.
Cosa ha significato per te la partecipazione al Concorso Liszt di Budapest e che valore ha assunto per la tua carriera questa tua importante affermazione?
È stata un’esperienza di crescita artistica esaltante: il confronto con i trentuno concorrenti provenienti da ogni parte del mondo mi ha molto stimolato; è stato inoltre emozionante poter suonare in finale con l’Orchestra Filarmonica Nazionale Ungherese nella splendida sala grande dell’Accademia di Musica Franz Liszt, che ospita il concoso; e poi suonare di nuovo lì nella serata di gala riservata ai vincitori. Sono inoltre onorato per aver ricevuto dalla giuria ben cinque Premi Speciali; uno di essi, quello istituito nel 2021 per commemorare i cento anni dalla nascita del grande pianista ungherese György Cziffra, mi consentirà di partecipare con un recital, già fissato per il 26 febbraio del 2022, all’edizione celebrativa del Festival Cziffra di Budapest. Saranno infine utili per lo sviluppo della mia carriera i concerti in Ungheria e in altre sedi europee, che vengono assegnati ai primi tre premiati del concorso.
Come occupa il suo tempo libero un giovane talento pianistico che deve trascorrere la maggior parte della sua giornata applicandosi allo studio?
In effetti, al di fuori dello studio, di tempo libero ne rimane molto poco. E tuttavia, mi piace riservarmelo per fare cose diverse, che mi aiutino a rilassarmi; faccio ad esempio lunghe passeggiate per le vie di Catania, dove mi sono ben ambientato; e mi piace anche darmi da fare in cucina, sperimentando ricette particolari per il risotto, che è il mio piatto preferito. Ascolto molta musica classica, naturalmente, ma non mi dispiace il jazz né la buona musica leggera, mentre non sopporto quella basata esclusivamente su ritmi frenetici e su sonorità assordanti, che mi sembra priva di alcun valore. Mi dedico anche a qualche buona lettura: in questo periodo sono attratto dai romanzi di Dostoevskij.
Dario Miozzi