BEETHOVEN Sonata n. 9 in LA Op. 47 “a Kreutzer”; Sonata n. 10 in SOL Op. 96 violino Hilary Hahn pianoforte Andreas Haefliger
Venezia, Teatro La Fenice, 17 gennaio 2022
È stato affidato all’archetto dell’americana Hilary Hahn il compito di aprire la Stagione 2022 promossa da Musikàmera, l’associazione fondata a Venezia nel 2016 con l’intento diffondere la conoscenza della musica da camera: 35 concerti al Teatro La Fenice, articolati in 23 differenti programmi, tutti con interpreti di grande livello artistico da gennaio a dicembre.
L’inaugurazione della rassegna, nella Sala Grande del Teatro La Fenice, vedeva protagonista la Hahn, una delle più grandi virtuose del violino, vincitrice di tre Grammy Award, attivissima in campo discografico (lo scorso anno Deutsche Grammophon ha pubblicato il suo ventunesimo album, Paris, registrato con Mikko Franck e l’Orchestre Philharmonique de Radio France) e artista di non pochi meriti, tra cui aver commissionato nuovi lavori a un ampio numero di compositori contemporanei. A Venezia si è presentata in compagnia del pianista tedesco Andreas Haefliger con un programma interamente beethoveniano: una pagina iconica, forse la più celebre sonata per violino e pianoforte della storia della musica, la celebre Sonata n. 9 in la maggiore “A Kreutzer” op. 46, composizione destabilizzante e di rottura della forma quant’altre mai, cui è seguita la Sonata n. 10 in sol maggiore op. 96, caratterizzata dalla ricerca di un nuovo equilibrio e dalla perfezione formale.
L’op. 47, scritta pensando a un altro solista, George Augustus Bridgetower (la dedica a mano recita «Sonata mulattica Composta per il Mulatto Brischdauer gran pazzo e compositore mulattico»), e poi dedicata al francese Rodolphe Kreutzer, occupa un posto eccezionale nel corpus del compositore per le proporzioni inusitate, per il rapporto assolutamente paritetico tra i due strumenti e per le difficoltà tecniche richieste ai due interpreti.
L’op. 96, invece, l’ultima per pianoforte e violino scritta da Beethoven, compie una sorta di ricomposizione degli elementi dirompenti della precedente, dando spazio al lirismo, alla brillantezza e ad una sorta di riconciliazione. Tutto sempre all’insegna del massimo impegno tecnico ed espressivo.
La Hahn, ex enfant prodige dalla tecnica formidabile e dal suono terso e luminoso, ha interpretato da par suo le due pagine beethoveniane: infuocata nelle sezioni più esigenti delle due partiture e commossa nel lirismo dei movimenti lenti, alla ricerca sempre del canto e della varietà di fraseggio, risultato interessante e talvolta inedito. Peccato per l’esuberanza eccessiva del pianista, che non ha mancato di eccedere nelle dinamiche, soverchiando talvolta il violino con un tocco non sempre apprezzabile. Se da un lato la violinista statunitense puntava a fraseggiare e a liricizzare, Haefliger è sembrato voler riportare le due sonate in una temperie stürmisch e sottolineare gli “eccessi” dinamici beethoveniani senza volerli ricomporre in un quadro generale.
Nel bis (Mercy di Max Richter) si è potuto apprezzare la calda emotività della violinista e il suono immacolato del uso violino. Una bella serata cui il folto pubblico veneziano ha decretato pieno successo.
Stefano Pagliantini