CILEA Adriana Lecouvreur A. Antonenko, V. Morozov, M. Secci, I. Proferisce, N. Ebau, M. Puggioni, F. Tornincasa, R. Stanisci, C. Mogini, A. Snyatovskaya, A. Colaianni; Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari, direttore Fabrizio Maria Carminati regia Mario Pontiggia scene Antonella Conte costumi Marco Nateri
Teatro Lirico di Cagliari, 2 novembre 2024
È il cast alternativo ad andare in scena il 2 novembre al Teatro Lirico di Cagliari per la penultima recita di Adriana Lecouvreur, dramma in quattro atti di Francesco Cilea su libretto di Arturo Colautti tratto dalla commedia dramma Adrienne Lecouvreur di Eugène Scribe e Ernest Wilfrid Legouvé. L’opera inaugura la stagione 2024/25 a 43 anni dalla sua ultima rappresentazione nel capoluogo sardo, in un nuovo allestimento curato dal regista Mario Pontiggia, con scene di Antonella Conte, costumi di Marco Nateri, luci di Andrea Ledda e coreografie di Luigia Frattaroli. Una mise en scène piuttosto classica che, nella rappresentazione degli ambienti, sempre funzionali all’azione scenica – che sia il foyer della Comédie-Française nel I Atto, o il salotto dell’attrice nel finale – si impronta su un’essenzialità arcaica, tipicamente fin de siècle, con un tendone disegnato su un pannello fisso a fondo scena che toglie profondità e ci inquadra nella fissità di un immaginario simbolico, incorniciato da un’imponente struttura ad archi. Ruba letteralmente la scena il soprano Rachele Stanisci nei panni di Adriana, con la responsabilità di alternarsi alla Cedolins, trionfante alla prima del 25 ottobre. La Stanisci incarna con altrettanta prestanza il ruolo della “diva” decadente, pienamente calata nell’aura creata attorno al personaggio dal ricordo secolare, impresso nell’immaginario collettivo dall’attrice francese Sarah Bernhardt, celebre e iconica interprete del personaggio agli albori del ‘900. Portamento regale e ugola affilata, il soprano brindisino si cala nel ruolo principale con vocalità nitida e cristallina, sfoderando nel contempo precisione tecnica e sensibilità espressiva nel dosare la molteplicità di sfumature dinamiche e drammatiche richieste al personaggio, dal pathos più straziante alla palpitazione più flebile. In generale, tutto il cast convince per una presenza scenica e una potenza vocale che riempie di risonanze il teatro cagliaritano. Coinvolgente la prova di Aleksandrs Antonenko nel ruolo di Maurizio, conte di Sassonia, sempre accurato nel tratteggio melodico. Dotato di un timbro morbido e pastoso, il tenore lettone sa farsi avvolgente nei duetti e intenso nell’aria “L’anima ho stanca”, e baldanzoso quanto basta nella sua veste militare. Buona anche la prova del baritono Italo Proferisce, non nuovo al ruolo di Michonnet, che dota il personaggio del capocomico di un fraseggio raffinato e di un’umanità che nulla ha a che vedere con la figura caricaturale della Comédie–Française. Di grande efficacia l’interpretazione della Principessa di Bouillon da parte di Chiara Mogini, che col suo carisma e un’imponente presenza scenica rischia di oscurare la rivale in arte e in amore. Convincenti anche le performance degli altri cantanti del cast, tra cui si menzionano, per particolare vigore, quelle del basso Volodymyr Morozov nella parte del Principe di Bouillon, del mezzosoprano Antonella Colaianni come Madamigella Dangeville e del tenore sardo Mauro Secci nel ruolo dell’Abate di Chazeuil: cast molto compatto che mai indulge agli eccessi di pathos verista. Altrettanto coesa l’orchestra del Teatro Lirico, diretta con gran finezza e meticolosità da Fabrizio Maria Carminati che, memore degli insegnamenti di Gavazzeni nel far risuonare nel profondo l’Adriana, riesce a ricreare una perfetta sintesi tra dimensione musicale e drammaturgica, rifinendo di cesello ogni singola frase di una partitura complessa e quanto mai stratificata, conferendole allo stesso tempo grandiosità nell’impatto sonoro. Rappresentazione riuscita, che avrebbe sicuramente meritato un teatro maggiormente popolato.
Maggie S. Lorelli
Foto di Arianna Giuntini – © Teatro Lirico di Cagliari