Durante il Concorso Chopin, di cui ho riferito in altro articolo (vedi qui) ho avuto modo di poter parlare con il dott. Luca Fazioli, ed ho potuto farmi raccontare le impressioni e l’esperienza di Fazioli all’interno del Concorso.
Com’è stato il percorso di Fazioli all’interno della Chopin Competition?
Noi come Fazioli ci siamo preparati in anticipo scegliendo gli strumenti ed effettuando prove. Una volta scelto, abbiamo preparato lo strumento appositamente per la sala e ricevuto l’approvazione della giuria. Il pianoforte è arrivato a Varsavia già pronto nel settembre 2021. Chiaramente la preparazione comprende anche quella degli strumenti da studio, che abbiamo cercato di selezionare in modo che fossero il più possibile simili allo strumento da palcoscenico, ritrovando sensazioni simili sia della meccanica e sia della tastiera. Abbiamo portato un nostro tecnico ed un tecnico di supporto del nostro rivenditore, che ci ha affiancato. Ci tengo a precisare che abbiamo sempre lasciato completa libertà di scelta ai pianisti, perché è contro ogni nostra logica fare pressioni nei confronti degli artisti e chiedere loro di scegliere un nostro pianoforte. Alla fine, otto ragazzi hanno scelto il nostro pianoforte ed alcuni di loro sono arrivati fino alla finale. Sono stati utilizzati un pianoforte gran coda 278 per il palcoscenico ed altri quattro strumenti per le aule studio.
Che possibilità offre questo pianoforte ai concorrenti?
Quello che diciamo sempre, è che il suono del nostro pianoforte è un “suono Fazioli”, quindi la nostra volontà è sempre stata quella di ricercare nei nostri pianoforti un suono molto chiaro, molto lungo e molto potente, cercando di ispirarci il più possibile al Belcantoitaliano, perché secondo noi il suono del pianoforte deve essere un po’ come il suono della voce. Sicuramente, il nostro pianoforte offre anche un suono che può correre in maniera chiara e distinta nella sala, questo aiuta anche gli ascoltatori perché la giuria, non soltanto allo Chopin ma anche in altri concorsi, spesso richiede dei pianoforti con un suono molto limpido, in modo da riuscire a distinguere ogni particolare. Abbiamo tantissimi livelli di colori tra il pianissimo e il fortissimo, quindi, i nostri pianoforti vengono apprezzati soprattutto da pianisti che pretendono molto dallo strumento. Da 10/15 anni abbiamo iniziato ad approcciarci a questi concorsi di carattere internazionale e con grande visibilità. I pianisti che scoprono il nostro pianoforte si ricordano dell’esperienza e quindi, quando ritornano su altri palcoscenici, si ricordano del nostro pianoforte e ci sono buone probabilità che lo scelgano di nuovo, come successe con Daniil Trifonov nel 2010, in cui scelse un nostro pianoforte dopo averlo provato e suonato al Teatro La Fenice di Venezia e al Teatro Verdi di Trieste.
Che emozioni ha provato nel vedere il Fazioli come pianoforte vincitore?
È stata un’emozione unica, perché dietro una vittoria c’è un grande lavoro di squadra, che inizia dalla fabbrica. Ogni pianoforte viene preparato dai nostri collaboratori, adattato alla sala dal nostro tecnico Ortwin Moreau, che è uno dei nostri migliori tecnici, nonché uno dei migliori in Europa. Quindi, grande merito va dato a loro, perché spesso non vengono menzionati. Se i pianisti riescono a fare quello che fanno in sala, credo sia anche grazie ad una preparazione di alta qualità del pianoforte, non solo lavorando direttamente sullo strumento, ma anche ascoltando gli artisti, chiedendo a coloro che l’hanno scelto perché l’hanno scelto e a coloro che non l’hanno scelto perché non l’hanno scelto. Ascoltare i pareri dei pianisti per preparare il pianoforte per le varie prove del concorso, è stato per noi importantissimo.
Qual è la vostra visione del Fazioli del futuro?
Cercheremo giornalmente di migliorarci, con un continuo ascolto delle indicazioni dei pianisti, sia giovani che in carriera. Un altro aspetto, è quello di continuare a migliorare le performance del nostro strumento, seguendo sempre il nostro “DNA Fazioli”. Questo è un lavoro sistematico che noi facciamo su tutti gli strumenti, dal più piccolo al più grande e cerchiamo anche, soprattutto a partire dagli ultimi anni, di registrare e campionare le performance acustiche dei nostri pianoforti. Prima lo facevamo solo sui gran coda, ora anche sui modelli più piccoli, tenendo un archivio di fabbrica che ci permette di, non soltanto vedere come il suono di uno strumento si evolve con gli anni, ma soprattutto confrontare gli ultimi strumenti prodotti con specifiche matricole del passato che ci sono piaciute particolarmente. Quello che sentiamo oggi è un po’ il risultato finale, che comprende uno studio importante sulla tavola armonica e su tutte le componenti del pianoforte, sia meccaniche che della cassa armonica. È un lavoro continuo che facciamo per migliorarci, utilizzando software molto importanti, facendo molte prove e sperimentando continuamente. In questa maniera, si riesce ad avere un riscontro immediato per migliorare lo strumento volta per volta. Questo è un po’ il nostro obiettivo come produttori di pianoforti. Credo e spero che i nostri pianoforti, dopo questa esperienza del concorso Chopin, come il concorso Rubinstein nel 2017, lo Chopin nel 2010 e tanti altri, possano anche arricchire l’istruzione musicale, offrendo grandi possibilità ai giovani pianisti alle giovani pianiste dei conservatori e delle istituzioni musicali di tutto il mondo.
Federico Foglizzo