VERDI Ernani. F. Meli, M.J. Siri, R. Frontali, V. Kowaljov; Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino, direttore James Conlon regia Leo Muscato scene Federica Parolini costumi Silvia Aymonino
Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, 15 novembre 2022
Con una scenografia scarna ed essenziale, in un contesto arido di colori e tetro come un’ambientazione del Trovatore, è andato in scena dopo sessantacinque anni al Festival d’autunno del Maggio Musicale Fiorentino Ernani, quinto lavoro di Giuseppe Verdi con la regia di Leo Muscato, la direzione di James Conlon e le magnifiche voci di María José Siri, Francesco Meli e Roberto Frontali, rispettivamente Elvira, Ernani e Don Carlo.
Pannelli monocromi a determinare lo spazio scenico, ora montagna, ora mura del castello, ora salone, ora sotterranei e galere. A riempire il palcoscenico, Muscato affida il compito alle anime dei personaggi, nella loro caratterizzazione più intima, ma anche contenuta in termini di mobilità. Si vive così, nella sala Mehta del Maggio Fiorentino, una realtà aumentata, ingrandita dalla stessa grandezza dei sentimenti e dalla nobiltà d’animo dei protagonisti, intimamente piegati su sé stessi. Permettetemi di evadere dalla solita prosaica letteratura sugli ideali: la fedeltà, il rispetto della parola data e sull’onore e di aprire l’occhio di bue sull’«orgoglio eccessivo che trasforma tutti i personaggi (almeno i maschi) in giganteschi egoisti», scrive Julian Budden. E ancora: «Hugo e Verdi ci mostrano quanto sia alto il prezzo da pagare se queste qualità (fedeltà, amore filiale e coniugale) non vengono vissute con saggezza, flessibilità e comprensione», come recita il testo di James Conlon contenuto nel libretto di sala.
Proprio James Conlon affronta il suo primo Ernani con una lettura tutta improntata all’azione, alla chiarezza di un’esecuzione raramente così centrata dai cosiddetti direttori esperti nel repertorio italiano. Il gesto è ampio quanto sono brevi e misurati i suoi accenti, le sue agogiche sempre tese alla tenuta di un ritmo drammatico e, solo in pochi casi, romantici. Ernani si svolge e si sviluppa su una interpretazione secca e ritmata, con gli strumentisti dell’Orchestra del Maggio che disegnano un bellissimo affresco alla Goya, intelligibile, fresco e colorato.
Eccezionale il protagonista Francesco Meli, che ci restituisce un fraseggio che è quasi un’esegesi del testo, una imperdibile lezione di belcanto che lo conferma ai massimi livelli del teatro d’opera contemporaneo. Accanto a lui, Maria José Siri è un’Elvira preziosa nei momenti lirici e infinitamente dotata quando la tessitura si inarca negli acuti, gestiti senza risparmio. Roberto Frontali restituisce un umanissimo Don Carlo, che dimostra nel suo canto sicuro e stentoreo l’autorità e il carattere che il suo personaggio impone. Un gradino sotto, Vitalij Kowaljow interpreta un Silva dalla voce ricca e profonda ma con qualche, parziale e occasionale, errore d’intonazione. L’altro grande protagonista, il Coro, magistralmente istruito da Lorenzo Fratini, partecipa coerentemente al successo del titolo eseguendo con fermezza e determinazione il ruolo che gli compete.
Sala Zubin Mehta non al completo, che indica un po’ di problemi di pubblico, ma se il successo si determina dall’entusiasmo e la partecipazione non v’è dubbio che il teatro s’è espresso decretandone la piena e convinta approvazione.
Davide Toschi