STRAUSS Vier Lieder op. 27 BRAHMS Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 soprano Camilla NylundFilarmonica della Scala, direttore Christian Thielemann
Milano Teatro alla Scala, 27 novembre 2021
Gli ultimi, profondi, accordi della Sinfonia in mi minore di Johannes Brahms, intrisi di cupa e grave severità, hanno dato immediato, spontaneo seguito al tripudio festoso ed ammirato per l’interpretazione offerta da Christian Thielemann a capo della Filarmonica scaligera, per il concerto inaugurale della Stagione Sinfonica. Preannunciata alcuni giorni fa la sostituzione del previsto Salonen e modificata la seconda parte del programma, di null’altro ci si può rammaricare, se non di poter ascoltare così di rado il direttore tedesco.
Una pagina che vanta più di un secolo d’interpretazioni, vero e proprio cavallo di battaglia dei nomi più celebri della direzione d’orchestra, capace ancor oggi di scuotere gli animi pur nella sua complessità di scrittura, ha avuto in Thielemann non un mero depositario della lunga tradizione germanica, ma un lucido ed acuto analista, capace di condurre l’ascoltare in direzioni stranianti rispetto a quanto si è abituati. Il celebre incipit ha dato, da subito, il metro di quanto si sarebbe poi ascoltato. Non si sono avvertite brume nordiche, richiami al romanticismo tardo ed epico, nessuna nostalgia di un mondo ormai in dissoluzione o del tutto svanito e neppure un solido richiamo alle ampie architetture bachiane, dalle quali è pur sorretta la partitura. Con Thielemann lo sguardo si sposta al più complesso, psicanalitico, mondo novecentesco, intriso degli orrori e grigiori dei quali tanta letteratura e musica hanno ridato eco. Si avverte quel mondo quasi spietato dal quale l’artista cerca di sopravvivere con tutte le proprie forze, cercando spazi di serenità, spiragli di pace, dai quali è presto allontanato per il dilaniante scontro con la realtà. Il terzo movimento è, infatti, tutto un gioco sognante di timbri ed evanescenze, nel quale le parti soliste sono messe a dura prova dalle richieste millimetriche del direttore. A questa oasi di evasione si contrappone immediato il quarto movimento, una Passacaglia con variazioni che fa precipitare con rigorosa consapevolezza il finale al suo ineffabile destino.
Tutto concorre a creare questa sorta di Gotterdämmerung brahmsiana, una assimilazione che forse non sarebbe stata gradita ad entrambi i compositori, ma che oggi, a distanza di un secolo, può essere proposta: il timbro ferrigno, grigio degli archi, spronati ed incalzati con vigore da Thielemann lungo tutta l’esecuzione, il vago suono dei legni, sempre ovattati, lirici all’estremo, gli ottoni severi, rigorosi, e i timpani inflessibili nella loro drammaticità. Thielemann scolpisce, sorregge ed accarezza senza sosta, riuscendo ad offrire oltre all’esecuzione brahmsiana descritta, una raffinata e solare esecuzione dei Vier Lieder op. 27 di Richard Strauss.
Proposti nella sequenza Heimliche Aufforderung – Ruhe, meine Seele – Morgen ed infine Cäcilie, hanno racchiuso le due pagine di maggior meditazione tra le altre di spiccata verve e passione. Il tappeto sonoro steso da Thielemann ha permesso al soprano finlandese Camilla Nylund di esprimere appieno tutte le sfumature disseminate dal musicista bavarese. Brani dedicati alla futura moglie, Pauline de Ahna, rientrano nel mondo della Sinfonia Domestica, o del poema sinfonico Ein Heldenleben, mondo non ancora screziato dal languore Finis Austriae che di lì a poco intriderà buona parte dei suoi capolavori, sino agli estremi addii, in uscita dalla tragedia bellica, di Metamorphosen e dei Vier letzte Lieder.
Ovazioni e richieste di bis per l’eccellente interpretazione di Camilla Nylund, dotata di voce ampia e omogenea, capace, altresì, di piegarsi a tutte le richieste che la scrittura virtuosistica straussiana necessita. Bis concesso, con un brillante e appassionato Zueignung, quale regalo graditissimo dal numeroso pubblico festante.
Emanuele Amoroso